di LUIGI SCARDIGLI
Presentato alla libreria Lo Spazio un nuovo libro di Walter
Tripi
PISTOIA. È un ragazzo serio, Walter Tripi, che si sta seriamente
asfaltando il futuro: è studente universitario di Medicina all’ateneo
fiorentino e anche in politica, seppur senza schieramenti netti, è uno dei più
affidabili giovani rampolli del centro-sinistra. Quando scrive, però, diventa
un’altra persona: né migliore, né peggiore, ma non lo si riconosce più, perché
sfrutta, con aulica leggerezza, tutto il cosmo sintattico, finendo per
ingannare, fino all’eccesso, il lettore che prova ad anticipare un epilogo, un
fine, più o meno lieto.
È questa la sensazione ricevuta dopo
aver terminato la lettura di Residui
solidi (Edizioni della Meridiana, 10 euro), che l’autore, Walter Tripi, ha
presentato ieri pomeriggio presso la libreria Lo Spazio, in via dell’Ospizio, a Pistoia. Il volume, maneggevole e
facilmente trasportabile, ma terribilmente impegnativo, seppur fantastico, si
sviluppa attorno a tredici racconti brevi, anzi, brevissimi, che non hanno
apparentemente alcun legame morale, emotivo e storico l’un con l’altro; tredici
sogni, altrettanti ricordi, o forse progetti, che certe volte sembrano chimere,
altre incubi, sui quali è praticamente e soprattutto consigliabile evitare di
trarre conclusioni, se non quelle suggerite da una scrittura pittorica, un barocco-ermetico che pare voglia
smontare e dissacrare tutte le correnti di scrittura con le quali si rilegano
libri e in virtù di queste si posizionano negli scaffali.
Un sognatore attento, un apolide con
diritto di residenza, non qui, ma ovunque, un padre, un figlio, ma anche una
moglie, una monade asessuata, con un punto di osservazione privilegiato non
perché abbia una prospettiva ideale, ma perché nessuno riesce a scorgerne la
presenza. Walter Tipi invece è lì, con un audio registratore di quelli che non
si usano più, con la cassetta sulla quale vengono incisi rumori e parole,
inavvolgibile, a patto che non si voglia correre il rischio di intrecciare il
nastro e rendere inutilizzabile tutto il lavoro di memoria.
Ci sono più sogni che ricordi, in
questo cofanetto che pare avere tutte le caratteristiche di una delicata
strenna natalizia, ma solo perché le primavere vissute sono decisamente meno di
quelle che dovrà ancora attraversare, cambiando abito e calzature,
naturalmente, e non per moda, ma per non farsi trovare impreparato, guadando un
fiumiciattolo apparentemente innocuo, da una pozza di fango nella quale,
parecchi, prima di lui, han terminato il viaggio.
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[Venerdì 13 dicembre 2013 | 16:15 - © Quarrata/news]
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