sabato 19 novembre 2011

BERTI E LA BUONA POLITICA


PISTOIA. Qualche giorno fa Renzo Berti, il Sindaco, dopo essere intervenuto alla Conferenza provinciale del Pd di Pistoia, ha pubblicato il suo intervento sul suo sito ufficiale (vedi), con il titolo La buona politica? Orientare la bussola sull’interesse dei cittadini e non sulla convenienza elettorale, un tracciato e un tono che richiamano da vicino, il mirabile spottino, di quel rosso San Crispino, in cui il vispo contadino, sorridendo un pochinino, dice come un angiolino: «Coltiviamo buona terra, che ci dà buone uve, che portiamo a San Crispino, che ne fa un vino buono» e compare anche il bambino, ammirato e assai carino, che al nonnino sta vicino… e potremmo continuare all’infinito.
Ma al di là della fin troppo facile ironia sulla buona politica, specie se si pensa a tutte le polemiche che hanno segnato marcatamente la seconda Giunta Berti, fermiamoci a rileggere le parole del primo cittadino uscente.

Vedo, anche sotto questo profilo, anche al nostro interno, idee tra loro distanti.
E si tratta di un altro problema serissimo vista la crisi economica e i suoi effetti travolgenti, che richiederebbero un surplus di lucidità, di capacità’ e di coraggio anziché l’abituale incertezza, demotivazione, distrazione.
Il surfeggiare continuo sulla cresta dell’onda mediatica.
La gara a chi la spara più grossa per trovare spazio nell’affollamento comunicativo.
E ciò rischia di renderci inermi di fronte allo sfaldamento della società, allo smantellamento dello stato sociale, alla già iniziata retromarcia sui diritti delle persone, sull’obiettivo di un mondo meno squilibrato di quello attuale.
E guardate non sto parlando delle differenze, ancora enormi peraltro, tra il Nord e il Sud del mondo.
Sto parlando di noi, di Pistoia, della crescita delle diseguaglianze che sta accompagnando una profonda trasformazione demografica e sociale.
Negli ultimi tempi sento riproporre la ricetta datata della deregulation quando la grave crisi economica in cui siamo sprofondati è stata casomai espressione della debolezza del governo politico rispetto al potere economico e finanziario, in Europa ma non solo.
Ecco perché questa nostra conferenza, ed il lavoro che l’ha preceduta, può essere importante per fare chiarezza, visto anche che fa da preludio agli appuntamenti elettorali della prossima primavera, al rinnovo di 5 comuni della nostra provincia.
C’è un quadro di linee programmatiche tracciato su cui si lavorerà per costruire le alleanze.
Io voglio limitarmi ad enucleare un punto soltanto, che ritengo però fondamentale.
La stretta finanziaria sugli ee.ll. [enti locali, ndr], il paradosso di un federalismo declamato e realizzato alla rovescia, la crescita pressoché esponenziale delle richieste di aiuto che ha investito per prime le nostre amministrazioni, mettono alle strette la sostenibilità dello stato sociale.
Certo, mi auguro l’avvento di nuove politiche valorizzanti le autonomie locali, il varo di norme efficaci sulla qualità della spesa, sui costi standard e sui servizi essenziali, la restituzione di un’autonomia effettiva a partire da quella impositiva, ma almeno per il breve-medio periodo non mi faccio illusioni.
E comunque oggi ci è richiesto uno sforzo determinato e delicatissimo. Lo sforzo che dobbiamo compiere per non arretrare.
Ma non arretrare, dal mio punto di vista, non vuole dire conservare l’esistente ma anzi provare ad evolvere, sotto il profilo organizzativo e nelle traiettorie che ci prefiggiamo.
Ecco allora poche ma fondamentali parole d’ordine:
- qualità di offerta
- equità di accesso
- iniziativa e non attesa
- stimolo al recupero dell’autonomia
Nel bilancio che le forze sociali e la nostra comunità vanno facendo sul lavoro svolto dal comune di Pistoia di questi anni vengono spesso poste in evidenza le grandi opere pubbliche:
- l’autostrada dell’acqua
- il nuovo ospedale
- la riqualificazione delle vecchie Breda
- la nuova porta di accesso alla città
- il consistente miglioramento della viabilità periferica e di circonvallazione
risultati reali ottenuti grazie a una mole inedita di investimenti diretti e all’attrazione di risorse nazionali e regionali (nell’ultimo anno Pistoia con 124 € a residente è il comune capoluogo quello che ha ottenuto più risorse dalla regione), mantenendo una bassa pressione tributaria ed extratributaria (con 519 € a cittadino siamo penultimi in toscana, dove la media è pari a 734/cittadino, 208 € più di noi).
Ma forte è stato anche l’investimento nel campo dei servizi alla persona (educazione, cultura, sociale) che ci ha visto accrescere l’offerta già tradizionalmente importante, accrescendo le forme di collaborazione con il privato qualificato.
Lo abbiamo fatto perché siamo assolutamente convinti che uno stato sociale evoluto dia consistenza al binomio “diritti e competitività”, un’evoluzione che sarà possibile soltanto se sapremo innovare le modalità di erogazione dei servizi, accrescendo progressivamente la collaborazione pubblico/privato con formule che consentano alla mano pubblica di avere salde in mano le redini della qualità dell’offerta e di equità di accesso.
Uno scenario non semplice in sé e per il surriscaldamento che può provocare nelle relazioni sindacali e nei fusibili di un’alleanza di centro sinistra.
Raccomando perciò patti chiari preelettorali.
Perché altrimenti, se non saremo in grado di evolvere, le conseguenze non potranno essere che quelle di un progressivo arretramento e di un’ulteriore perdita di competitività e di credibilità.
Accanto a questo dovremo mettere a valore la volontà di un sostegno alle imprese non più antitesi ma premessa per l’affermazione dei diritti dei lavoratori.
Certo dovremo, come accenniamo nel nostro documento, reclamare una svolta vera per Ansaldobreda, che ritrovi finalmente la capacità di stare sul mercato e respinga ogni ipotesi di ridimensionamento del ruolo industriale valorizzandosi viceversa nel contesto del distretto regionale toscano.
Dovremo sviluppare un’ancora più matura capacità di relazione con le attività imprenditoriali a partire dal vivaismo che deve essere considerato risorsa preziosa.
Ma insieme a tutto ciò occorre anche un altro sforzo: superare le logiche del campanile, del frazionamento territoriale che rischiano di rappresentare un paradosso in una provincia già piccola come la nostra.
Orientare insomma la bussola sulla stella polare dell’interesse dei cittadini e non della convenienza elettorale.
Certo il consenso è in democrazia il presupposto di un governo.
Ma stiamo attenti a non trasformarlo in obiettivo fine a se stesso.
Vorrebbe dire rinunciare all’azione di governo, trasformare la politica nell’arte dell’imbonimento popolare e di questo e dei danni relativi in Italia ne sappiamo qualcosa.

Fin qui il messaggio del Sindaco, su cui siamo intervenuti con qualche ritocco di punti, virgole e capoversi, perché il testo era tutto in maiuscolo – il che, forse, richiederebbe un’appropriata e approfondita analisi di tipo freudiano.
La domanda che ci poniamo è quale novità mai ci abbia fornito Berti con queste sue iperbanali riflessioni sul mondo e sulla politica oggi e di oggi.
«La buona politica? Orientare la bussola sull’interesse dei cittadini e non sulla convenienza elettorale», scrive il primo cittadino di Pistoia. E ha ragione.
Ma ora dìteci francamente: lui, il Sindaco Berti, lo ha fatto tutto questo nei suoi 10 anni di regno?

E se vi pare di sì, votate pure il delfino che indicherà per la successione dopo averlo fatto passare attraverso le primarie di gennaio.
e.b. blogger
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[Sabato 19 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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