martedì 22 novembre 2011

MARI E MONTI. NESSUNA SALVEZZA


Nessuna salvezza senza lacrime

Siamo pragmatici. Dite e fate quel che vi pare. Sbracciatevi pure sventolando bandierine tricolori e spellandovi le mani dinanzi ai decreti di Roma Capitale. Fate profondi inchini e salamelecchi a Supermario che passa, nella sua modestia dantesca – sembra Beatrice di Tanto gentile –, mentre la domenica mattina, fatta una francescana colazione in albergo, esce con la sua gentile Signora e se ne va a messa (ecco perché tutta la Santa Chiesa è in fibrillazione): ma la sostanza non cambia.

Non vedo sostanziali cambiamenti dalle tremende settimane del Cavaliere.
La finanza è all’arrembaggio, le borse crollano, le nostre cose vanno male. E sembra che questo scenario sia ancor più enfatizzato e disegnato ad arte per fare ingozzare – anche controvoglia – a tutti gli italiani le terribili, invasive operazioni chirurgiche e amputazioni che questi serafici professori aureolati imporranno al popolo.
E non a tutto il popolo: ma solo a quello che ha sempre pagato e che continuerà a pagare senza soluzione di continuità. A quel popolo di ceto medio, che possiede qualche casa, che è più o meno dipendente e che più o meno non può muoversi perché, a lui, popolo inviso ma maggioritario, le mani in tasca gli vengono direttamente messe dai sostituti d’imposta ancor prima che riscuota a fine-mese. Ed è un popolo che paga decine di migliaia di euro ogni anno, mentre Supermario, solo con il compenso del suo senatorato a vita (25mila euro ogni mese), ci strapagherà, senza problemi, quanto dovrà dare per le sue terre e castella, le sue prebende e ricche consulenze disseminate in mille luoghi del globo – ovviamente trilateral.
Obama ha fiducia in Supermario. Hanno tutti fiducia in lui, Bersani compreso: che non è mai stato buono, calmo e silente come in questo momento.
Ma le cose vanno male, peggio, peggio ancora: e quindi bisogna allungare il passo, ancora di più; trottare e, infine, galoppare per rimettere in piedi questo Paese… mettendolo definitivamente in ginocchio.
Quando nel 2013 Bersani salirà al Colle, l’operazione di macelleria sarà già stata compiuta dai chirurghi e lui, il popolare, affiancato dalla Rosy e dal suscettibile Franceschini, sarà candido come un agnellino pasquale, dopo che gli altri gli avranno fatto intorno il silenzio degli innocenti.
Fallimento della politica, Supermario. E trionfo, molto ben congegnato, dei banchieri e della finanza.

Che con lui finalmente sono arrivati non solo a mettere in ginocchio l’Italia, ma a sfilarle di tasca anche le ultime palanche, altro che euro!

e.b. blogger
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[Martedì 22 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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