di EDOARDO BIANCHINI
Sull’onda delle ultime rivelazioni di
uno stoccaggio anomalo delle ceneri, l’On. Roberta Angelilli ha presentato un’interrogazione
scritta per conoscere e per accertare alcuni lati oscuri della vita dell’impianto
– Perché l’area non è mai stata bonificata?
MONTALE-PIANA. Tira tira la corda si è infine spezzata e tutta la storia
dell’inceneritore – una storia che da decenni sta inquietando, e non solo, la
Piana Est di Pistoia – finirà inevitabilmente in commissione dinanzi al Parlamento
Europeo.
L’europarlamentare Roberta Angelilli
(Pdl), Vicepresidente del
Parlamento Europeo, ha infatti presentato – proprio ieri, 11 aprile –
una breve quanto succosa interrogazione di per sé destinata a provocare di
certo un grande subbuglio.
Come abbiamo scritto ieri nel post E
l’inceneritore brucia su una discarica di ceneri, se è vero che l’impianto
è posizionato e funziona sopra cumuli interrati di ceneri risultanti da
combustioni dei decenni precedenti, ivi comprese le ceneri dei pericolossissimi
sforamenti del 2007 – quelli, per intendersi, che si verificarono allorquando c’era,
a Quarrata, il ballottaggio Sabrina Sergio Gori-Mario Niccolai – e se è vero
(come del resto mostrano anche le foto) che l’area non è mai stata bonificata,
allora si aprono due ordini di considerazioni:
– la prima, preminente per la salute della gente della Piana,
è che ogni volta che piove, il dilavamento delle acque superficiali
inevitabilmente non può che trascinare nelle falde acquifere sottostanti una
parte degli inquinanti presenti nelle ceneri sepolte sotto i piazzali dell’inceneritore;
– la seconda è una domanda – che del resto si è posta anche l’On.
Angelilli – se siano stati chiesti contributi comunitari per la
bonifica del sito e, se il sito non è mai stato bonificato, in che modo sono
stati utilizzati e dove sono finiti i contributi europei destinati alla
purificazione dell’area.
Le due domande non sembrano già poco di
per sé, quanto a pesantezza.
Ma se ad esse si aggiungono altri
particolari come, ad esempio, un esposto-denuncia alla Forestale (2008), poi
finito in un niente di fatto (e perché?); e se davvero le polveri, ‘fatte
sparire’ con un semplice interramento, sono state ristoccate e poi trasferite
nella discarica di Monsummano Terme dopo averle fatte passare per “ceneri
fresche di fabbrica”, siamo certi che occorrerà rivedere da capo tutta la
questione dell’inceneritore di Montale, ma siamo convinti che anche la Procura
della Repubblica di Pistoia dovrebbe – infine – aprire una serie di indagini a
largo raggio (e non mantenendo un “basso
profilo” come ha sempre sostenuto il dottor Renzo Dell’Anno) sul sistema
di gestione e di smaltimento dei rifiuti nell’area pistoiese e presso le
discariche che – a questo punto – non possono non generare il sospetto di
essere delle vere e proprie bombe a orologeria, con riflessi incalcolati e
incalcolabili per tutti nei prossimi decenni.
E tutto questo lo dice uno che,
purtroppo, per decenni, ha mangiato frutta e verdura prodotta all’interno dell’area
di ricaduta delle ceneri del ‘bell’acquisto’ di via Tobagi.
Ecco il testo dell’interrogazione
Angelilli
A Montale (Pistoia) da oltre 30 anni
è in funzione un inceneritore con quotidiane emissioni di sostanze tossiche. È
stato ristrutturato varie volte, ma solo dal 2005 è vincolato al rispetto dei
limiti emissivi previsti dal DM 19/11/97 n. 503.
Nel 2008, durante lavori di
ampliamento, sotto i piazzali dell’inceneritore sono stati trovati depositi
di ceneri non smaltite, ma semplicemente sepolte e ivi stoccate.
Tali ceneri derivavano da lavorazioni
precedenti, anche da periodi in cui l’impianto era andato soggetto a
gravissimi e pesantissimi superamenti dei limiti per diossine, furani
(PCDD-PCDF), peraltro tenuti nascosti e per le quali, alcuni dirigenti dell’impianto
sono stati condannati in sede penale.
Tali ceneri furono ricoperte con del
gesso per nasconderle ai sopralluoghi dell’Agenzia regionale per la
protezione ambientale della Toscana e di altre autorità di controllo.
Peraltro tali ceneri furono
trasportate sui cumuli delle ceneri smaltibili in quel momento e, fatte
passare come ceneri di risulta del momento, furono trasportate, con falsa
documentazione, nella discarica di Monsummano ed ivi sepolte.
Di tali accadimenti la ditta
appaltatrice fece debita relazione-denuncia al Corpo forestale dello Stato di
Pistoia nel 2008: una denuncia che è stata lasciata cadere e prescrivere.
Ciò premesso può la Commissione dire:
– se intende stabilire una commissione di inchiesta sulla
situazione attuale e su quanto sia accaduto fino a questo momento;
– se sono
state rispettate le disposizioni degli articoli 168 del TFUE e dell’articolo
35 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE;
– se è stata correttamente esperita la procedura di
valutazione d’impatto ambientale preventiva e se esistono o meno le
condizioni previste dalla Direttiva 2011/92/CE;
– se è stato previsto un piano di bonifica e
riqualificazione dell’intera area interessata, come prevede la Direttiva
2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e
riparazione del danno ambientale,
– se per la bonifica dell’area la società di gestione dell’inceneritore
o altri soggetti coinvolti abbiano ricevuto o richiesto fondi comunitari
diretti o indiretti.
Roberta Angelilli
11.04.2013
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[Venerdì 12 aprile 2013 | 09:27 - © Quarrata/news]
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