domenica 12 gennaio 2014

LUMINARIE DEL TRIBUNALE, SOLO UN MUCCHIO DI CHIACCHIERE SENZA FONDAMENTO


di Paolo Nesti [*]

Luminarie indifendibili e prive di significato Per far diventare Pistoia un polo turistico e commerciale serve una programmazione lungo tutto l’arco dell’anno È l’ora di aprire un serio dibattito

PISTOIA. Leggo sulla rivista della Banca di Credito Cooperativo di San Pietro in Vincio un articolo che osanna le luminarie natalizie e coloro che le hanno ideate. Dissento totalmente dal punto di vista dell’autore e ne spiego le ragioni.

CULTURA ITALIANA
CULTURA PISTOIESE


L’INTERVENTO di Paolo Nesti mi costringe a intervenire.
Me lo impone perché, da buon bastian contrario, non solo non posso stare zitto, ma devo non stare zitto.
È singolare che sia proprio Lorenzo Cipriani a scrivere il pezzo sulla rivista della ViBanca: meno singolare che la ViBanca lo reputi degno di pubblicazione (il peccatore che si assolve?).
È singolare perché, se non sbagliamo (e se sbagliamo chiediamo súbito scusa), il Cipriani dovrebbe fare parte (a quanto ci dicono) di quella realtà chiamata Utopias!, responsabile della scelta stessa delle luminarie, essendo stata investita dell’esame dell’arredo.
Ordunque: se le cose stanno così (e se così non stanno, venga la rettifica in nome della legge sulla stampa, prima ancora di qualsiasi ricorso a querela, ormai sport nazionale di un Paese che ha perso il senso del rispetto delle leggi, della democrazia e della libertà di informazione e di espressione), con che coraggio la ViBanca ha pubblicato il pezzo del Cipriani e il Tirreno, oggi, ha fatto da sponda all’opinione di chi parlerebbe solo perché direttamente coinvolto in quella scelta? O che Scajola ammetterebbe mai di avere sbagliato…?
Inutile menare il can per l’aia: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul «conflitto d’interesse»; degna terra di SuperSilvio, ma anche di tutti gli altri partiti politici messi in fila come tanti piccoli bambini dell’asilo con grembiulino bianco e fiocchino rosa e blu (per pari opportunità, ovvio).
Per il resto, dissento in toto da Paolo Nesti.
Perché la luminaria ha avuto una sua fondamentale civica importanza: ha portato tutti in piazza e ha fatto sì che i pistoiesi, presenti a far bisboccia il 31 dicembre, abbiano potuto dedicarsi anche ai botti di fine anno – pur se vietati da apposita ordinanza sindacale. E (mi dicono) proprio sotto il naso del primo cittadino.
Il Quale (maiuscolo: che cosa non sono le male lingue pistoiesi, diamine! Accidenti ai salaioli!) sembra si sia incazzato perché il comandante dei vigili, dott.ssa Annalisa Giunti, non è intervenuta: tanto incazzato che avrebbe perfino pensato di irrogarle una sanzione disciplinare per non aver fatto rispettare le sue antibòttiche disposizioni…
Viva Verdi e viva l’Italia!
e.b.
È vero che ogni città del mondo cerca di “vestirsi coi colori della festa” ma è altrettanto vero che si cerchi anche di intonare la qualità delle luminarie e la loro collocazione con riguardo particolare alla città che deve riceverle, alla sua architettura, alla sua storia, alle sue opere d’arte. Una sorta di “trucco” che non dovrebbe coprire o adulterare bensì esaltare le bellezze cittadine.
Questo concetto, secondo me, dovrebbe animare in partenza qualunque tipo di progettazione. Le luci pomposamente definite “diamanti” hanno avuto l’effetto di insignificanti patacche incapaci di testimoniare il clima di una festa tanto importante e sentita. Nessun esito evidente è stato manifestato dalla loro applicazione, sia perché non tutti gli esercizi hanno aderito alla opinabile iniziativa, determinando tristi intervalli vuoti alle pareti, sia perché disposte com’erano in senso parallelo all’asse stradale riducevano assai la loro visibilità già di per sé relativa, divenuta, per questa somma di ragioni, a dir poco modesta.
Leggere in questi “diamanti” il gaudio del Natale è stato davvero roba per pochi. Se ho capito bene sembra che anche il rapporto qualità prezzo ed effetti non sia stato quel che si dice vantaggioso ma naturalmente chi si accontenta gode.
Cercare di dare qualche significato sociale profondo a questo genere di luci è un equilibrismo filosofico molto precario, attribuirgli anche proprietà taumaturgiche in fatto di sviluppo commerciale è roba da temerari. Ancora peggio è il risultato ottenuto coprendo le bellezze del Tribunale, rappresentative di Pistoia, in maniera a dir poco indecorosa.
Meraviglia che, almeno per quanto ne so, nessuno dell’amministrazione, Belle Arti comprese, abbia sollevato qualche obiezione su quanto veniva proposto.
Già, la Sovrintendenza ai Beni Architettonici attenta talvolta con eccessivo puntiglio a particolari insignificanti, sembra essere stata o colpevolmente latitante oppure complice di un tanto evidente contrasto.
Anche qui sembra che le spese per una tale realizzazione non siano state quel che si dice contenute. Lo stesso articolo si sforza di mettere in relazione, senza argomenti convincenti, progetti di questo tipo all’arredo urbano ed al commercio. Non mi pare che simili iniziative, “eventi”, come si definisce oggi ogni genere di manifestazione, abbia attirato in città più visitatori di quanti ne attragga abitualmente la storia e l’arte pistoiese.
Sono persuaso che affinché Pistoia diventi un “polo di attrazione turistica e commerciale” ci sia bisogno di ben altre programmazioni che investano non solo il Natale ma tutto l’arco dell’anno. Perché si sviluppi il commercio occorre accrescere il portafoglio clienti cioè la gente che compra e che spende, altrimenti è del tutto inutile tenere aperto i negozi la domenica o la sera.
Chi, per ipotesi vende 10 libri in una settimana, che li venda in una mattinata o in una settimana sempre 10 libri venderà perché i suoi clienti sono numericamente sempre gli stessi. Non è il fattore tempo a decidere, ma quello umano inteso come numero di presenze turistiche attive ossia disposte ad acquistare.
Ho visto diversi autobus turistici venuti da lontano, tra Natale e Befana, ed ho ascoltato molti commenti insieme anche a tante lamentele. Chi non se la era portato al seguito, la guida non l’ha trovata in città. La mattina di Natale in centro c’erano solo tre bar aperti, Carmine, il Caffè San Giovanni e Armando. Immaginate quindi due o trecento persone, che non conoscono il centro, alla ricerca di una colazione e di un bagno visto che quelli di via Bracciolini erano rigorosamente chiusi.
Credo che quei turisti non torneranno qui a breve, né solleciteranno gli amici per una escursione da noi e non mi pare che coloro che sono giunti in città da fuori siano stati attratti particolarmente dalle luminarie che abbiamo offerto loro.
Occorre seminare con acume durante il corso dell’anno realizzando spettacoli, mostre, rievocazioni ecc. di interesse perlomeno nazionale e per questo organizzate da professionisti riconosciuti in grado di tenere fede al blasone storico della città e uscire così dagli schemi consolidati di festicciola popolare.
Sinora non mi pare di aver mai sentito parlare di Pistoia su qualche canale televisivo nazionale se si eccettuano fatti tragici come alluvioni, asilo Cip e Ciop e cronache simili.
Abbiamo uno spazio da dedicare a mostre ed esposizioni, “La Cattedrale”, ma questa è priva di riscaldamento e di un buffet. Vi sembra possibile in tali condizioni avviare qualche progetto espositivo di valenza tale da uscire dai canoni monotoni e abituali di una grossolana fierucola di paese?
I denari profusi in luminarie di dubbio gusto oltre che inefficaci dal punto vista attrattivo, se si eccettua la pura curiosità, potevano essere investiti in modo più lungimirante nella Cattedrale il cui uso intelligente potrebbe davvero solleticare visitatori da fuori? Per tornare alle luminarie, molti palazzi storici del centro sono stati programmati dall’epoca della loro costruzione per una collocazione, sulle loro facciate, di torce e drappi di damasco e broccato, perché non assecondare tale primitiva prerogativa? Tutti gli esperti che scrivono di arte e di storia potrebbero pronunciarsi su tale argomento se amano davvero la loro città.
Non è corretto sollevare una critica senza suggerire anche qualche proposta a sua volta criticabile. Pistoia ha bisogno di essere vista dal mondo non solo attraverso dépliant, cartoline o siti internet. Le iniziative che si svolgono durante l’intero arco dell’anno non hanno questa capacità che piaccia o non piaccia, inutile nasconderselo. Non si va oltre il confine provinciale con programmi insufficienti per un capoluogo come questo.
Chi concentrasse i soldi spesi per l’intero mese di luglio in programmi densi e fitti ma che non riescono a darci rilievo internazionale in una sola serata e realizzare nella piazza del Duomo un’opera lirica supportata dalla Filarmonica di Berlino per esempio con la regia di un personaggio adeguato alla circostanza?
Perché non coinvolgere e chiedere aiuto ad un illustre pistoiese doc come Ugo Pagliai esperto di questo settore e per di più con abitazione sulla Sala? Eviteremmo approssimazioni e figuracce e probabilmente più di una televisione nazionale e non si collegherebbe con piazza del Duomo.
Alcuni anni fa ho sperimentato direttamente a Mantova qualcosa del genere. Venne rappresentata la Carmen in piazza con orchestra e regia di grido che riuscì a collegare con la città ben 150 televisioni di vari paesi come detto dal notiziario Rai.
Ricordate la prima volta della riscoperta corsa ciclistica più antica del mondo, la Firenze-Pistoia? Ci furono riprese in diretta dall’elicottero in una giornata di sole splendida che mise in mostra, dall’alto, le bellezze della città. Poi anche questa opportunità è lentamente sfumata nell’inedia generale sino a scomparire del tutto e pensare che Franco Ballerini, CT della nazionale, ha abitato a lungo a Casalguidi ma nessuno lo ha cercato per chiedere aiuto o consigli e dare a questa gara i connotati di un vero evento.
Da un lato mancanza di umiltà, dall’altro una inammissibile approssimazione molto vicina all’ignoranza. Ammesso poi che si riesca a mostrare al mondo il nostro centro storico nella forma adeguata, sorge un ulteriore problema. Se davvero arrivassero i turisti, attratti da questa ipotizzata e rinnovata visibilità la domanda che mi pongo e che vi pongo è un’altra: dove potremmo alloggiarli? Secondo me la vocazione turistica è qualcosa di ben diverso oppure le luminarie d’artista tra i vari segreti svelati celano anche qualche soluzione in merito?
[*] – Lettore
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[Domenica 12 gennaio 2014 | 12:38 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Noi del caffe le blanc siamo sempre aperti la sua osservazione è inesatta

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