mercoledì 22 gennaio 2014

MONTALE. QUEL GROSSO PROBLEMA CHE CONTINUA A SCARICARE VELENI IN ARIA


di ALESSANDRO ROMITI

Intervista all’avvocato Lisa Taiti, Assessore all’ambiente ella Giunta Scatragli

MONTALE. Al Comune di Montale l’avvocato Lisa Taiti dedica in modo esclusivo la sua attenzione all’inceneritore, ovvero al guazzabuglio di problemi che esso genera da anni.

• Nel febbraio del 2012, ci fu una riunione presso il Comune e gli organi di controllo Arpat e Usl uscirono con un documento congiunto, nel quale si impegnarono a prendere dei provvedimento per il problema delle “polveri fini” che ancora imperversano. Qual è lo “stato dell’arte” sul problema?

Arpat promise misurazioni del particolato in zona (Pm 2,5 se non sbaglio) soprattutto in zona inceneritore, mentre la Regione Toscana che, mi pare era presente attraverso un proprio funzionario, si disse d’accordo nel dare il via all’operazione. Sui dettagli delle analisi, per dire qualcosa di più, dovrei riguardare gli appunti che vennero presi, ma uscirono articoli sulla stampa proprio all’indomani della riunione, da noi voluta e richiesta.
A inizio 2013 abbiamo chiesto lumi, perché non avevamo risaputo nulla, e ho avuto successivamente mi pare ad aprile, un incontro con Arpat, che mi spiegò che sì, c’erano stati dei ritardi, ma che stavano cominciando le operazioni di misurazione e di confronto qui in zona, e soprattutto a Stazione. Non ho novità in questo momento. Credo che dovrò nuovamente mettermi in contatto con Arpat per sapere a che punto sono.

• L’inceneritore di Montale è sempre più al centro delle denunce di comitati e cittadini: polveri fini, discariche e ceneri tossiche, omissione di una comunicazione svolta in trasparenza (vedi comitato dei cittadini). Il Comune ritiene di prendere dei provvedimenti utili a chiarire le persistenti criticità?

La domanda è molto ampia. L’amministrazione si è sempre mossa consultando gli organi di controllo e tutti gli organi istituzionali coinvolti nella delicata questione delle polveri fini e dell’inceneritore. Fummo noi a chiedere la relazione ad Arpat Toscana per quanto riguardava l’incidenza dell’impianto sulle polveri, e fummo noi a sollecitare l’adozione di misure comuni per tutti gli enti: il Sindaco ha richiesto in ogni sede – e a ogni comune limitrofo – che l’ordinanza cosiddetta “abbruciamento” (la cui importanza ci venne sottolineata dal compianto Dott. Bolognini proprio nel corso di una riunione del 15/12/11) venisse estesa anche ai comuni privi di centralina. Avete visto com’è andata a finire.
La Provincia ha convocato il Tavolo, si è fatto un protocollo, ma quel tipo di ordinanze sono state emesse, a oggi, solo da Montale e Agliana. Questo solo per fare un esempio, ma vorrei ricordare che su questi temi semplificare è sempre sbagliato, il Sindaco ha la responsabilità sanitaria, ma non può muoversi su semplici valutazioni personali: deve necessariamente essere supportato dagli enti di controllo. Allo stato attuale, per quanto riguarda il rapporto tra polveri fini e inceneritore, non abbiamo elementi per ritenere che l’impianto sia la causa preponderante del problema, anzi, gli enti di controllo ci dicono il contrario.
Ma è proprio per questo che abbiamo chiesto la riunione di cui ho accennato alla prima domanda, poi l’intervento del ministero e poi ancora (ma non sotto il profilo delle polveri fini), il Comune di Montale si è impegnato a un approfondimento degli studi sulla nostra comunità, appoggiando con propria delibera una iniziativa del Comitato (con il beneplacito, peraltro, della Fondazione Caript e la partecipazione dell’Istituto superiore di Sanità). Di questo non si legge mai nulla sui giornali. Sono delibere che chissà come mai non attirano l’attenzione.
Per quanto mi riguarda, e posso parlare anche per il Sindaco, il comune si è adoperato e si sta adoperando molto con gli strumenti a sua disposizione, per migliorare la situazione ambientale con azioni mai fatte prima, con una trasparenza nel suo operato che, solo chi ha la memoria corta non può riconoscere come una assoluta novità.
Vorrei ricordare, e vorrei che una volta tanto qualcuno ne parlasse, che mentre il PD aglianese rivendica il merito del mancato ampliamento dell’impianto, è stata propria la nostra amministrazione a scrivere sulle osservazioni al PIR che l’impianto andava chiuso (mi pare che le osservazioni di Agliana comprendessero certamente l’ampliamento, ma subordinato all’esito dei rilievi epidemiologici, quindi non so perché adesso affermino che è stata opera di una loro richiesta).
Questa amministrazione ha affermato in ogni sede opportuna la necessità della dismissione o riconversione entro pochi anni e questa Amministrazione l’ha addirittura portata un consiglio comunale e decisa con un testo che gli altri comuni soci non se la sono sentita di condividere e che nemmeno le opposizioni hanno votato. Mi piacerebbe che ogni tanto i comitati ricordassero questo, o semplicemente che se ne accorgessero, ma vedo che non è così. Pazienza, il risultato per noi è comunque ottenuto, abbiamo già dato mandato a Cis di reperire un progetto di riconversione da svilupparsi prima possibile, per poter procedere alla chiusura dei forni entro il 2021.

• Lo scorso 23 dicembre è stata introdotta una riunione del tavolo Istituzionale in Provincia sul problema della discarica di ceneri. Qual è stato l’esito dell’incontro?

Lo scopo della riunione era quello di realizzare uno studio idrogeologico, sotto la supervisione della Provincia, per esaminare la falda acquifera e fare dei carotaggi nella zona dell’impianto. Il Cis era presente, perché aveva dato la propria adesione, così come era presente Usl 3. Ho chiesto se avevamo dati recenti sulla zona, se qualche analisi era stata richiesta in sede di Via (Valutazione Impatto Ambientale) per l’ampliamento, ma i funzionari (che all’epoca non erano investiti del procedimento) mi hanno riferito di non aver “trovato nulla” e che, quindi, risulta che nel 2007-2008 non vennero fatti carotaggi, forse perché l’autorizzazione aveva a oggetto un termovalorizzatore e non riguardava la discarica.
Insomma, pare non ci siano ricerche o analisi nel perimetro dell’impianto, condotte all’epoca dell’ampliamento, per esaminare la situazione della vecchia discarica. Quest’ultima, è stata in funzione per anni, nel rispetto dei parametri ambientali dell’epoca (quanto meno leggeri). In ogni caso, abbiamo chiesto ad Arpat era disponibile a collaborare nell’esecuzione delle analisi, ma l’ente ha affermato di non poterlo fare, in quanto il procedimento di analisi nulla sarebbe se non il procedimento di indagine previsto dal codice ambiente ai fini della bonifica, nel quale Arpat possiede la veste di “controllore” e non può quindi rivestire la qualità anche del laboratorio applicato nelle analisi.
In sostanza la questione ora dipende da noi, non più dalla Provincia. Il Comune ha convocato Cis e gli altri soci per chiedere l’avvio della procedura di indagine concordemente (in caso di mancato accordo, dovrà procedere il Comune). Va fatto adesso, quello che non venne fatto all’epoca dell’ampliamento.

• Nel tavolo istituzionale, sono da sempre designati anche i rappresentanti dell’Ordine dei Medici che sembrano avere già definito una serie di documenti critici sull’impianto. Il Comune ha dei rapporti di corrispondenza con l’Ordine, in relazione alle minacce sanitarie paventate dalle due determinazioni del Consiglio?

Non ricordo comunicazioni dirette con il Comune, solo incontri con il Tavolo Istituzionale, ma ci farebbe piacere conoscere, non solo attraverso i giornali, il loro lavoro o parere sull’impianto, anche per poter collaborare direttamente. Perché non inviarci le determinazioni del Consiglio?

• Il sindaco del Comune di Castegnaro (Br) ha preso impegno con la cittadinanza di procedere alla ricerca e individuazione dei responsabili che hanno costituito la discarica rinvenuta in questi giorni, sotto l’A4 e apparsa come una autentica “bomba ecologica” per i valori di cromo esavalente. Il Comune di Montale, diversamente, non ha fatto indagini e carotaggi utili alla comprensione della discarica denunciata sotto l’impianto? Intende prendere qualche provvedimento per la tutela della salute dei cittadini? Vedi il link:

Noi vogliamo procedere con la ricerca di eventuali inquinanti e con l’indagine al cui esito si deciderà se dobbiamo o meno procedere con una bonifica, questo è ciò che intendiamo fare. Ricordo che per quanto consta questa amministrazione, soltanto in questi giorni si è saputo della possibilità di fare questa indagine, che casomai andava fatta quando l’impianto venne ristrutturato.
Credevamo ci fossero state analisi precedenti. Ebbene, allora dobbiamo farle noi. La ricerca di responsabili dell’eventuale inquinamento non compete certo il Comune, compete alla magistratura, noi cercheremo di fare l’indagine nel modo migliore.

• Lo scorso anno, la popolazione ha salutato con curiosità la notizia che il Comune di Montale avrebbe condotto un referendum sull’ipotesi di un potenziamento dell’impianto di incenerimento, che sembra essere stato superato dagli eventi. Possiamo dunque dire con certezza che il raddoppio è definitivamente escluso?

Nel piano attuativo ATO non c’è (non potevano sovradimensionare l’impiantistica, i numeri dovevano “tornare”), ma nel piano interprovinciale è ancora presente. E perciò per legge è ancora previsto. Per quanto ci riguarda è pienamente superato, la domanda dovrebbe essere però girata alla Provincia. Non so, forse s’aspettano una grande ripresa economica entro il 2014. In ogni caso il piano vale fino al 2021 (come rimarcato dalla Regione Toscana con lettera inviataci di recente) quindi, non vedo come si possa cambiare il piano attuativo in tempo.

• Il Comitati di Controllo Gestione, instaurato sotto l’egida della sua amministrazione ha denunciato la mancanza di partecipazione e collaborazione dei dirigenti del Cis alle sessioni di incontro. Ciò è contraddetto con le predicazioni sulla trasparenza predicate dal presidente Franceschi nelle sessioni consiliari. Sembra proprio il caso di dire “predica bene e razzola male”. Il Comune intende dunque sollecitare il Cis a garantire la necessaria trasparenza richiesta dalla cittadinanza?

Non è un comitato di controllo di gestione, si chiama Comitato di Controllo. Non so che potere abbia il CdA di convocare i dipendenti e dirigenti a riferire ad un organo che non è (perché non poteva esserlo) ispettivo. Confidavo comunque in una maggior partecipazione e invito chi è stato invitato a rispondere, perché si tratta comunque di una azienda di proprietà pubblica, la trasparenza è importante.

È vero che il SMCE (Sistema di monitoraggio Continuo delle Emissioni) dell’impianto è fallace e non è affidabile per come stabilito da Arpat?

Ho chiesto all’Arpat di delucidarmi su un documento del 2010 che circola in linea da tempo (vedi). Comunque non mi risulta che sia fallace.


• I cittadini si chiedono come mai l’impianto è in piena funzione nonostante gli sforzi per l’avvio e la crescita della “raccolta differenziata” dei rifiuti. Cosa può dire loro?

L’impianto deve essere in piena funzione, perché è stato progettato per questo. Mi spiego, quando venne ampliato Razzoli lo disse chiaramente che avrebbe dovuto servire molti comuni della piana. Sono stati investiti 30 milioni per questo. Fate però caso che l’impianto ha sempre funzionato quasi soltanto per i tre comuni soci. È assurdo. Si sarebbe potuto fare la raccolta differenziata subito e bruciare i rifiuti degli altri in maggior misura, di modo da avere introiti che per noi sarebbero serviti per chiudere prima: non si fa un investimento da 30 milioni per 10 anni soltanto.
In realtà poi, gli altri comuni della piana hanno sempre smaltito a bassissimo costo presso l’impianto di Montale (abbiamo chiesto noi al Cis, e con forza, di alzare le tariffe ai comuni terzi) perché i costi di discarica sono ancora molto bassi e spesso conviene andare in discarica invece di bruciare. Con queste premesse chi avrebbe fatto il “porta a porta”?
Dunque – e queste sono considerazioni personali – il perché si sia optato per l’ampliamento non lo so, né so perché il piano dei rifiuti del 2007 alla voce “ristoro ambientale” per Montale prevede una somma pari a zero (il ristoro lo avremo con il gestore unico, lo abbiamo chiesto più volte e poi votato in seno all’Ato nel 2010). Non so nemmeno perché la raccolta Pap fosse così malvista e considerata impossibile, antieconomica, mentre noi siamo già in procinto di abbassare la Tia per la prima volta in 20 anni, dopo un anno di Pap integrale. Perché non le fate voi queste domande?

• Presto saremo alla tornata amministrativa: la giunta ha già stabilito delle linee di programma da spendere nella prossima campagna elettorale, specificamente dedicate alla vicenda dell’inceneritore del Cis?

L’unico programma possibile è la prosecuzione di quanto iniziato con la nostra giunta, dismissione o riconversione impianto e approfondimento delle analisi sul territorio, come abbiamo fatto sino ad oggi, cercando, naturalmente, di migliorare i controlli e di avere sempre più informazioni.
A questo proposito ricordo l’importanza dei rilievi epidemiologici in corso.
I risultati sono fondamentali per ogni tipo di decisione in materia ambientale, non solo per l’inceneritore…

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[Mercoledì 22 gennaio 2014 | 10:07 - © Quarrata/news]

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