martedì 21 gennaio 2014

SEL. LA DEMOCRAZIA PARTECIPATA E LA QUESTIONE AREA EX-PALLAVICINI


La gestione del problema da parte della Giunta  ha solo determinato la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni

PISTOIA. Esiste un tema dirimente, è quello di come accorciamo la distanza tra gli eletti nelle istituzioni e le persone, si pone oggi nella nostra società un problema di democrazia, di un suo possibile sviluppo, che aveva visto in passato come risposta al periodo fascista la nascita della Costituzione repubblicana e la sua applicazione attraverso la democrazia rappresentativa.
Sempre più l’Italia assume i connotati presenti in altri paesi: alle ultime elezioni nella regione Basilicata ha votato il 47% di aventi diritto. Una possibile risposta a questa diserzione, la possiamo trovare attraverso lo strumento della democrazia partecipativa, nella partecipazione dei cittadini alle scelte.
Democrazia partecipativa come modello per la città, che valorizzi il saper fare sociale, indirizzando il produrre, l’abitare, il consumare verso forme relazionali, solidali e comunitarie, sviluppando reti civiche e forme di autogoverno responsabile delle comunità locali. Forme di re-identificazione collettiva che agevolino il cambiamento politico-culturale attraverso processi di democrazia partecipata.
Per attuare una vera modalità partecipativa però occorre una modo di operare in cui la partecipazione è assunta come metodo di governo della cosa pubblica, in base a criteri d’inclusione, collaborazione e stabilità di confronto fra istituzioni e cittadinanza, ma attenzione, essa deve partire da subito alla pari!, in confronti, ipotesi alternative, dove si dia ugual risalto alle proposte istituzionali, che a quelle proposte dai cittadini.
Dopo anni di sperimentazione in tante zone d’Italia, sono oramai maturi i tempi perché questa evoluzione democratica si costruisca nel Comune di Pistoia, sono richiamati questi percorsi in alcune scelte promosse dall’amministrazione pistoiese: la sistemazione di alcune piazze cittadine, la regolamentazione di attività nelle zone montane e collinari con le Proloco e associazioni di varia natura, il recupero dell’ex-ospedale del Ceppo e per ultimo in ordine di tempo la delibera quadro di giunta n° 264 del 23 dicembre 2013. Sono pertanto sempre più necessarie, non rinviabili, modalità d’inclusione alle scelte da parte della società civile, rispetto quelli confinati nelle sole istituzioni.
Non sostitutivi, ma integrativi, in una feconda sinergia.
Come in altre occasioni abbiamo avuto modo di scrivere, sono urgenti l’introduzione di meccanismi che rendano partecipi i cittadini alle scelte che modificano il contesto urbano della città, dei quartieri, di insediamenti infrastrutturali, anche per il supporto della raccolta differenziata dei rifiuti.
Emblematica nel suo svolgersi ad esempio è la vicenda ExPallavicini, per come non si dovrebbe procedere da parte di un amministrazione locale. Come possiamo definire “partecipazione attiva” le quattro assemblee dei cittadini convocate dall’amministrazione comunale sostanzialmente per comunicare come già elaborata e valutata, l’ipotesi di collocazione del centro di raccolta differenziata, costruzione di palazzina servizi e movimentazione mezzi nell’area in oggetto? Se pur conforme alla legge regionale sul garante della comunicazione?
Vista la contrarietà espressa da tanti residenti, poi costituitisi in comitato cittadino, l’amministrazione comunale ha cercato di “recuperare” il contributo dei residenti, invitandoli ad affiancare i tecnici comunali nelle valutazioni comparate tra ipotesi alternative.
Ma questo invito perché non è stato accolto? La sensazione dichiarata anche attraverso comunicati stampa, da parte dello stesso comitato, era quella di una decisione già presa dal Comune, e quindi quell’invito poteva legittimare una scelta che portava comunque verso l’individuazione di quell’area, è mancata la fiducia reciproca (che rimane nei processi partecipativi il punto più delicato) essa si costruisce soprattutto da parte del decisore politico, chi detiene la scelta istituzionale, quell’assenza di regole, di garanzie adeguate, minava in partenza il confronto, si deve recuperarne il senso, la partecipazione è obbiettivo di una politica pubblica innovativa, oltre che fase accessoria delle politiche di settore.
Esprimiamo tutta la nostra contrarietà nel definire “fase partecipativa” le quattro assemblee pubbliche convocate dall’amministrazione, sostanzialmente per comunicare che l’area in oggetto rivestiva le caratteristiche urbanistiche e strutturali migliori per la sua realizzazione, se pur conforme alla norma sul garante della comunicazione.
Non condividiamo il non approntare un percorso partecipativo strutturato per individuare l’area di raccolta differenziata, quando per redigere il protocollo sulla qualità dei servizi educativi privati si è giustamente scelta la strada di un percorso condiviso tra tutti gli attori di quei servizi (genitori, gestori, educatori) nel convegno di presentazione per la firma di quel protocollo, il Sindaco ha usato parole importanti ed impegnative: “il metodo scelto ha consentito di offrire esperienze partecipative su scala cittadina, che hanno coinvolto tutti…”.
Aggiungeva ancora “sono state modalità di partecipazione organizzata, escludendo forme di assemblearismo” se il Sindaco valorizza così quella modalità, e terminava (ancora parole del primo cittadino) “un processo partecipato che si fonda sui cittadini” parlando appunto della stesura e del percorso di quel protocollo.
Se questi sono i suoi convincimenti, non si comprende come mai non si debba seguire tale modalità anche per l’individuazione delle aree per l’ubicazione dei centri di raccolta per il servizio dei rifiuti differenziati.
Alla fine è questa la domanda, terminata la fase dell’approfondimento tecnico degli uffici comunali, sarà possibile recuperare una sorta di dibattito pubblico? Dove alla presenza di esperti, magari anche nominati dalla popolazione, e di semplici cittadini, sia possibile formulare obiezioni, scenari alternativi, controproposte e soluzioni tecniche?
Oppure la “partecipazione” come ha scritto anche qualche consigliere comunale è terminata, e si arresterà con l’esito della scelta individuata dai tecnici comunali e dal voto finale del Consiglio Comunale?
Una proposta: Sel è disponibile al confronto con tutti, sui temi della democrazia partecipativa, chiediamo che si apra un dibattito su questi strumenti in consiglio comunale e con la città, chiediamo che si regolamenti la materia della democrazia partecipativa, non limitandosi alla sostituzione delle circoscrizioni con le forme di prossimità, che sia coinvolgente di tutta la città, per parte nostra daremo il contributo necessario.
Alberto Zoppi Sel Pistoia
Massimiliano Sforzi
Consigliere comunale Pistoia
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[Martedì 21 gennaio 2014 | 18:42 - © Quarrata/news]

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