sabato 18 gennaio 2014

QUEI 4 DEVOTI A COLTRANE


di LUIGI SCARDIGLI

Gradito omaggio, anche se un po’ timido, ieri al Nazionale di Quarrata, di Cocco, Tavolazzi, Borri e Maccianti

QUARRATA. Quando si è così bravi, sarebbe forse il caso di rischiare qualcosa, fino a correre l’alea di non piacere. Stefano Cantini (sax), Ares Tavolazzi (contrabbasso), Piero Borri (batteria) e Francesco Maccianti (pianoforte) invece, quattro docenti di lungo corso, ieri sera, al teatro Nazionale di Quarrata, in occasione del Living Coltrane, hanno preferito ripassare, con dovizia sintattica, la lezione, che mettere altra carne a cuocere.

Ascoltarli è un piacere: totale. Lo scriviamo onde evitare inutili e fastidiosi contrattempi morali e umorali, ma proprio per questo, sull’onda di decenni di sontuose performances di questi quattro professori di musica, ieri sera avrebbero anche potuto sbizzarrirsi un po’ e tentare di asfaltare, in una serata grigia e particolarmente umida, un’altra strada. John Coltrane, nonostante sia vissuto davvero poco, ha comunque lasciato in dote, a tutta la musica e a tutti i musicisti postumi, un bagaglio sonoro ed intellettuale impressionante: saperlo maneggiare con tanta disinvoltura è, congenitamente, una dote già particolarmente premiante e selettiva. Un motivo in più per scatenare l’inferno e mettersi all’anima, su uno spartito nutrito, composto e difficile, qualcosa che riesca a traghettarlo nel terzo millennio con la grazia e la sapienza di chi ne ha la possibilità e loro, Cantini/Tavolazzi/Borri/Maccianti, se lo possono permettere. Eccome.
Altrimenti, con Petrucciani, Becker e Holland, ad esempio, Stefano Cocco Cantini non si sarebbe potuto fregiare di aver suonato, così come Ares Tavolazzi non sarà certo stato per caso il contrabbassista di uno dei gruppi più rivoluzionari della storia musicale di questo Paese, gli Area; e nemmeno Pietro Borri, così come Francesco Maccianti, non si saranno attestati tra i più floridi strumentisti jazz italiani per pure coincidenze o mancanza di degni e attendibili rivali del settore.
La serata, promossa dal Comune di Quarrata e resa possibile dal contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, è iniziata con un brano, senza titolo, che appartiene all’ultima registrazione, anch’essa senza titolo, effettuata, recentemente, dal quartetto. Una intro molto coltraniana che è stata il prologo, piacevolmente inevitabile, ai brani successivi in scaletta, tutti nati e vissuti sotto il segno di John Coltrane, fino a India, un brano universale, un’anticipazione della worldmusic che tanto affascinò i Weather Report e che allontanò lo stesso Coltrane, per un periodo, addirittura da se stesso.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 18 gennaio 2014 | 09:38 - © Quarrata/news]

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