Tagli alla Sanità...? |
di FELICE DE MATTEIS
SAN MARCELLO-MONTAGNA. Il post Superdirigenti
o supersucchioni? in risposta ad una lettrice, Paola, che pone non
semplici interrogativi, ci induce ad ulteriori valutazioni che giriamo
volentieri alla Associazione Zeno Colò, riferimento statutario principale nella
vicenda “potenziamento” dell’ospedale Pacini di San Marcello.
La storia è oramai nota: in omaggio
alla razionalizzazione della spesa sanitaria, l’Ospedale viene privato di
alcuni riferimenti essenziali, chirurgia in primis. Pensa a tutto il
nuovo San Jacopo con le magagne già affioranti e “galleggiante” in questo
periodo di assestamento, con sei sale operatorie funzionanti su tredici, furti,
macchinette ticket non funzionanti e via di questo passo.
Il problema è che sul territorio di riferimento
dell’ex ospedale Pacini, vasto e complesso per la sua dislocazione e la sua
frammentazione di insediamenti, con una viabilità alla quale nemmeno accenniamo,
una popolazione anziana e fisiologicamente, lasciando perdere il termine
moralmente, da accudire, si pensa di risolvere tutto con la Casa della Salute
da posizionarsi nei locali dell’ex ospedale, privilegiando il concetto di spesa
a quello di servizio.
Sociale, oltretutto, e quindi primario.
Per brevità ci “frulla” in testa una domanda alla quale la Magistratura
Pistoiese che tutti sanno essere sollecita, potrebbe essere interessata, e non
a denuncia di parte ma con procedendo d’ufficio.
Lascio ai legulei la ricerca degli
articoli del codice, ma ove certi accadimenti, che avverranno, siatene certi,
avverranno e non saranno risolvibili in loco, i Sindaci dei quattro Comuni
Montani, che per legge rappresentano la massima autorità sanitaria sul
territorio di loro competenza, che fine faranno? Insomma se tutto non funziona
come previsto dalle carte firmate, dai discorsi profusi in quantità aziendale
dal corrispondente Ufficio Stampa Asl 3, e quanto meno si verificheranno eventi
colposi e conseguenti danni e richieste di risarcimento causati da servizi che prima c’erano e adesso non ci sono
più, chi si prende la responsabilità e l’eventuale conseguente colpa? Il
benefattore privato che ha costruito il San Jacopo alla modica speda di oltre
20 milioni di euro l’anno per 19 anni? O il nostro raffinato Granduca Enrico
Rossi?
Verrebbe voglia di azzardare che già
siamo in presenza di ipotesi di interruzione di pubblico servizio, tanto per
restare a minimi riferimenti di legge; azzardo anche che il lettore – paziente
del Pacini, salvato dal Pegaso e dai bravi professionisti dell’ex pronto
soccorso, come ci ha testimoniato in un
precedente post, ha avuto una fortuna sfacciata: se ciò che gli è
accaduto si fosse verificato in inverno con neve, ghiaccio e nebbia, col… Pegaso
che si sarebbe salvato!
Siamo in Italia. Prima ci vuole il
morto, meglio se qualcuno in più. Poi ci vuole che il Granduca Rossi cada in
disgrazia e i suoi successori “scarichino” su di lui le colpe di certe scelte.
Poi ci vuole che Vannino Chiti venga ad impartire il “contrordine compagni” ad
un gruppo di mosci che, seguendo alla lettera la disposizione scritta, non
avevano compreso che la frase giusta era “scaglionatevi (e non scoglionatevi)
sul fiume”.
Soprattutto ci vorrebbero degli
organismi dello Stato che leggendo di tutto questo marasma, potendo e dovendo,
si attivassero subito e preventivamente.
Mi ero dimenticato e chiedo scusa :
siamo in Italia, “questa” Italia!
[Questo intervento è pubblicato come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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[Martedì 6 agosto 2013 | 17:32 - © Quarrata/news]
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