di Salvatore Petrone [*]
La mala politica e l’imposizione delle decisioni ai
cittadini – La piaga
dell’oggi e l’origine della disaffezione della gente e della nascita dei
comitati
PISTOIA. L’anno scorso, quando eravamo impegnati come comitato di Gello,
contro la costruzione della diga che Comune e Provincia volevano e vogliono
costruire nel torrente Vincio di Brandeglio, un commentatore disse, più o meno,
che non si può pensare che tutto si possa fare basta che si faccia nell’orto
del vicino.
Le parole forse non sono proprio le
stesse, ma il senso era questo ed è chiaro. Avrà ragione? Ebbene, questo
concetto mi è rimasto impresso e ogni tanto mi si presenta davanti e devo
confessare che mi dà un certo fastidio.
Oggi, dopo che abbiamo visto altri
comitati nati e cresciuti all’ombra del disappunto, è necessario tentare una
riflessione.
Per poter continuare facciamo un passo
indietro e torniamo alla diga nel Vincio di Brandeglio, sopra Gello e sotto
Statigliana.
Appena approvato il Regolamento
Urbanistico, quindi aprile 2013, la diga poteva già essere appaltata, senza aver
mai detto una parola su questa diga, alla popolazione di Gello.
Il Regolamento Urbanistico adottato,
già nel 2010, riportava nella zona dove viene ubicata, la variazione da zona
verde sportivo a zona per bacini idrici e nella discussione dello
stesso regolamento, in consiglio comunale, non è stata spesa una parola su
questa variante. Alcuni consiglieri interpellati hanno affermato che non erano
a conoscenza di questa modifica. L’unica discussione risale ad aprile 2006
quando in consiglio provinciale è stato presentata l’idea progetto.
Per renderci conto come dovrebbero
andare le cose diamo una sguardo alla normativa.
La legge che regola il governo del
territorio è la legge regionale n, 1 del 2005. Che cosa dice? Dice che le
scelte fatte con il Regolamento Urbanistico hanno una rilevante incidenza sia sul
territorio che sui cittadini che lo abitano, pertanto prescrive, sulle
soluzioni adottate, una approfondita disamina preventiva per verificare gli
effetti ambientali, gli effetti sociali, gli effetti economici e gli effetti
sulla salute umana. La cosiddetta valutazione integrata. Per fare questa valutazione la Legge prevede
che i cittadini siano informati e
consultati. Questa
informazione/consultazione deve avvenire nella fase che precede il progetto di
Regolamento e la sua adozione, cioè nella fase di costruzione del regolamento. Sarà così anche per le varianti?
Successivamente i cittadini possono
intervenire in via formale e istituzionalmente riconosciuta formulando
specifiche osservazioni, che potranno essere accolte o motivatamente
respinte dal Consiglio Comunale nella fase di approvazione definitiva del
Regolamento Urbanistico.
Questa Legge garantisce la
partecipazione dei cittadini in ogni fase del procedimento di formazione e di
approvazione degli strumenti di pianificazione e del governo del territorio
attraverso la figura del Garante della Comunicazione.
Il Garante deve assicurare la
conoscenza effettiva e tempestiva delle scelte alla base del percorso di
definizione del Regolamento Urbanistico, promuovendo l’informazione in materia
nelle forme e con le modalità più idonee ai cittadini singoli o associati. Il Garante
dovrà provvedere a stendere un dettagliato rapporto sull’attività svolta.
Appurato ciò possiamo tornare all’orto
del vicino facendoci un po’ di domande.
Come si fa a capire cosa si deve fare e
cosa non si deve fare?
Forse si obbedisce alle lobby? Forse si
fa testa o croce con la monetina? Forse si fa e poi si vede come va a finire?
Forse si deve favorire qualcuno? Forse si deve favorire qualche ente? Da dove
si incomincia e perché? Forse si segue un programma? Ma come è stato fatto? A
quanti interessi deve rispondere? Quanti hanno fatto pressione? È stato
concordato e approvato dai cittadini elettori? È stato solo comunicato ai
cittadini elettori? Non è stato mai comunicato ai cittadini perché non fa parte
del programma elettorale? Fa parte del programma elettorale ma non è mai stato comunicato
ai cittadini elettori perché fa perdere consensi?
In ciascuna di queste domande ci
potrebbe essere un pezzo di verità – la buona
politica, la vecchia politica, la cattiva politica si incontrano, si
intrecciano e si scontrano. Con quale risultato?
Avete mai visto tre cani che si
azzannano? Il primo che scappa zoppicando è la buona politica.
Se mettessimo al centro di ogni
decisione la qualità della vita, il bene comune, i costi e i
relativi benefici, quattro punti semplici ma irrinunciabili per i
cittadini/contribuenti/elettori, non sarebbe semplice comunicare? Le persone di
buon senso potrebbero perfino capire! Invece no, tutto viene propinato.
La propinazione è la via giusta
per il fare?
Quali sono o quali potrebbero essere le
vie del fare?
1) Tutto si può fare, anche nel proprio
orto, se infondo si vedono chiaro il bene comune, i costi, i relativi benefici
e la qualità della vita. Questa è una prima via.
2) Tutto si può fare, basta che si
faccia nell’orto del vicino. Questa è una seconda via.
3) Tutto si può fare, basta che si
faccia nell’orto del vicino e, se il bene comune non si intravede, il vicino
deve essere così lontano che neanche il vento, magari portando cattivi odori o
aria inquinata, potrebbe raggiungerlo e danneggiarlo. Questa è una terza via.
Come ci mettiamo di fronte a queste vie
del fare?
La prima via non è di questo mondo,
perché nel mondo in cui viviamo oggi, il bene comune è stato affossato insieme
all’etica e alla moralità nella palude dei privilegi.
La seconda via del fare era valida fino
ad ieri. Quello ieri in cui si vedeva in ogni luogo abbondanza di vacche grasse
e si spendeva e si spandeva senza nessun ritegno e tutti, a torto, ci si girava
dall’altra parte, forse non consapevoli, o forse consapevoli ma incoscienti, che
i soldi spesi sono soldi nostri e pertanto ciascuno di noi deve essere
moralmente impegnato affinché costi e relativi benefici, qualità della vita e
bene comune siano principi sempre perseguiti e rispettati.
Rimane la terza via o via “alla Razzi”,
ma ci deve stare strettissima anche questa perché per poterla sposare ci si
dovrebbe iscrivere al registro nazionale dei menefreghisti professionali.
Ma la via maestra è e rimane la prima via e ripeterla non guasta: tutto si può fare anche nel proprio orto se
in fondo si vedono chiaro il bene comune, la qualità della vita, i costi e i
relativi benefici. Ma su questa via è indispensabile spargere il collante tra
questi principi e la politica, collante maltrattato e calpestato, che ormai è
diventato volatile e si disperde invece nell’aria, collante che si chiama fiducia.
E fin quando la fiducia non sarà onorata
e rimessa al suo posto, per svolgere il suo ruolo naturale della pacificazione
e del consenso, ci sarà sempre un comitato agguerrito pronto a dar battaglia
per difendere il proprio orto.
Bisogna essere consapevoli che la
difesa del proprio orto è una reazione che parte dal basso, reazione che non
difende l’orto in sé ma la sua essenza, l’ esistenza –la vita, in un tempo in cui l’etica e la moralità sono merce
rara e ogni tipo di fiducia nella politica è uguale a zero.
Reazione ancora
pacata ma solo fino a quando “l’ultimo
elettore” non scollina.
Un giovane politico, tempo fa disse più
o meno: “Tu non ti occupi di politica? Bada che prima o poi la politica si
occuperà di te e non è detto che lo faccia a tuo favore”. Perciò nessuno deve
pensare di starsene da parte tranquillo, magari nel vecchio mondo, perché prima
o poi si sveglierà una mattina e si accorgerà che la cattiva politica ha
bussato alla sua porta.
Come si fa a difendersi dalla cattiva
politica?
Perciò i comitati nascono come funghi .
Trovatene anche uno solo che difende il proprio orto per partito preso. Questi
comitati sono pieni di rabbia, ma anche di buon senso – vorrebbero fare il
diavolo a quattro ma sono ancora pacifici e pronti al dialogo. Vorrebbero
cambiare il mondo, ma non ne hanno la forza. E se si mettessero tutti insieme?
Aspettano con impazienza la nuova politica,
la buona politica.
Ma dov’è? Eppur si muove!
[*]
– Comitato difesa idrogeologica di Gello
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[Lunedì 25 novembre 2013 | 17:08 - © Quarrata/news]
Bravo sig. Petrone!
RispondiEliminaVeramente poco o niente da aggiungere al Suo intervento, di fine intuito sociologico e psicologico, prima ancora che politico.
Sarebbe già lodevole che qualche amministratore, consigliere, ecc, di qualsivoglia tendenza, leggesse, meditasse, si interrogasse, abbozzasse una risposta; potrebbe essere almeno il pallido inizio di un cambiamento di tendenza.
Piero Giovannelli
Una piccola risposta alla domanda finale di Petrone - e di quanti altri comitati, gruppi, movimenti si pongono lo stesso interrogativo - può venire dalla riunione che si è tenuta al circolo Arci di Bonelle sabato 23 u.s.
RispondiEliminaL'incontro ha visto la presenza di un buon numero di realtà pistoiesi ( del comune e della provincia ) che hanno discusso il seguente O.d.G. :
In continuità con gli incontri precedenti, convochiamo per il giorno 23 novembre 2013 alle ore 15,30 presso Il circolo ARCI di Bonelle ., una assemblea al fine di riprendere il percorso già iniziato per un'Alleanza sui Beni Comuni,
con il seguente ordine del giorno:
1.. Resoconto sullo stato della delibera di iniziativa popolare sui beni comuni (come concordato in una precedente assemblea) promossa sulla base del regolamento del Comune di Pistoia e iniziative connesse;
2.. Resoconto sullo stato delle singole vertenze territoriali in corso, promosse dai comitati e/o dalle associazioni, sulle varie emergenze ambientali e/o sociali (acqua, casa, rifiuti, trasporto locale, area Pallavicini, vivaismo e pesticidi, Tares ecc.);
3.. Discussione e proposte sulla necessità di dotarsi di spazi fisici e virtuali mediante i quali mettere in rete i vari comitati, a partire dalla condivisione della documentazione necessaria per progettare il nostro territorio, con l'obbiettivo di costruire un agire comune e di dare forma stabile all'Alleanza per i Beni Comuni.
Comitato Acquabenecomune-Pistoia
Al momento il Comitato Acquabenecomune-Pistoia funge da catalizzatore e punto comune di riferimento. E-mail : rosannacrocini@gmail.com.
E' un tavolo aperto e c'è posto per quanti credono che unirsi sia più proficuo che agire da soli.
Dario Guastini