di LUIGI SCARDIGLI
Terminata la rassegna promossa dal Cesvot al Funaro
PISTOIA. Il volontariato non è un lavoro, un’occupazione, un
passatempo: il volontariato è un morbo, una malattia, dalla quale è impossibile
guarire. Per fortuna, per fortuna soprattutto per i beneficiari, perché
altrimenti, con istituzioni spesso assenti, una politica quasi sempre illegale
e un mondo che si rivolge solo e soltanto ai cittadini-clienti, i bisognosi,
che non sono la minoranza, ma un esercito che si ingrossa di ora in ora, non
saprebbero cosa fare.
È quello che è stato detto, ridetto e
ribadito in questi due giorni al Funaro, dove il Cesvot ha organizzato una due
giorni ricca di avvenimenti con i quali ha cercato di perforare il muro di gomma
dell’umanità degli abili, degli occupati, dei sani e soprattutto quella dei distratti.
Ieri, a conclusione di presentazioni di
libri, dibattiti, spettacoli teatrali e intrattenimento ludico è stata la volta
della proiezione dei cortometraggi vincitori della passata edizione di RacCorti, con i due promotori finalmente
al centro della scena: Cosma Ognissanti, Direttore artistico della rassegna e
Cristiana Guccinelli, responsabile ufficio stampa e comunicazione del Cesvot.
«Il mezzo audiovisivo – ha detto Cosma Ognissanti – è uno di
quei sistemi che vanno saputi usare, con cautela, parsimonia, coraggio e
intelligenza, altrimenti è soltanto una scatola vuota nella quale ci finiscono
gli scarti delle cose importanti che sono poi quelli che servono a tenere sotto
controllo un’umanità videodipendente e videota. RacCorti è nato a Pisa e si
concentrava sul rapporto con il territorio; poi però, l’esigenza di voler in
qualche modo dare un contributo ad una causa chimicamente perdente ha fatto sì che il fronte dei videomaker si sia allargato
a macchia d’olio. Il concorso è diventato, già alla sua terza edizione, un
concorso nazionale e siamo purtroppo costretti, proprio per questo, a gustare,
ma non mettere in lista di concorso, parecchi e bellissimi lavori che arrivano
dalla Francia, dall’Inghilterra e dalla Spagna e da altre zone dell’Europa».
«Sì, ci crediamo molto a questa ennesima inesplorata
frontiera – aggiunge Cristiana Guccinelli –. Nessuna porta può essere ignorata
affinché il volontariato si sovrapponga a tutte quelle strutture che ne hanno
decretato l’indispensabilità di esistere».
Vero, verissimo, ma occorre aggirare l’ostacolo
ufficiale e fare in modo che di volontariato, come mano tesa agli ultimi, ma
anche ai penultimi, se ne parli con indispensabile naturalezza ovunque ci sia
la possibilità di certificare l’aggregazione: nelle scuole, ad esempio, al
posto dell’ora di educazione civica, in un Paese altamente incivile, sarebbe
forse ideale raccontare ai cittadini di domani e dopodomani come fare per far
sentire fortunati come loro quelli che sfortunati lo sono per censo,
condizioni, fatalità, coincidenze.
Il pomeriggio, che è scivolato via tra
proiezioni e interventi, è stato ulteriormente impreziosito dalla chitarra e la
voce di Giulio D’Agnello, che ha eseguito alcuni brani tra i più famosi del
nutrito repertorio della musica cantautoriale italiana, un’altra pietra miliare
di questo Paese che non riesce nemmeno a conservare il poco di meraviglioso che
ha prodotto. Forse suo malgrado.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 24 novembre 2013 | 18:45 - © Quarrata/news]
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