di FELICE DE MATTEIS
Analisi del ‘fervore fusionistico’ che
rischia di disorientare la gente della Montagna Pistoiese
MONTAGNA. La Comunità Montana sia di monito. La hanno fatta fallire
per nemmeno €. 250.000, salvo poi scoprire che, fra crediti e beni immobiliari,
questo ente poteva fare leva su svariati milioni di euro.
È la verità, come tutti sanno. Ciononostante
i valenti amministratori della Montagna hanno permesso questo scempio ed hanno
consentito che un ente, che poteva tranquillamente rappresentare istanze e
necessità comuni di un territorio, andasse a farsi benedire.
Certamente per
negligenza ma soprattutto perché l’inadeguatezza del compito negli anni, soprattutto
ed essenzialmente a sinistra, ha dovuto mostrare il suo volto.
Al Sig. “G.S.”, economo infedele della
Comunità Montana, si dovrebbe attribuire una medaglia al valore civile con la
seguente motivazione: “Seppure inconsapevolmente, con il suo comportamento
truffaldino, consentiva alla popolazione della Montagna Pistoiese di
comprendere l’infima qualità dei suoi amministratori e la loro inadeguatezza: monito
alle generazioni future per scelte migliori e qualificate”. Firmato, il
Presidente della Repubblica delle banane (magari).
Non contenti di questo incesto
politico – che negli ultimi anni ha accumunato centrosinistra e
centrodestra (notare che il centro c’è sempre!), “qualcuno” ha scoperto il
Comunone/Dynamone per creare quel fumogeno che distraesse l’attenzione dal
malfatto e ricominciare a introgolare nella mala politica.
Il Pd non aveva la faccia per farlo
(almeno questo!) e dunque ci voleva un buon rappresentante delle istituzioni, come
Gambetta Vianna, che sicuramente in buona fede ha propugnato l’idea in Regione
Toscana attraverso una proposta di legge che prevede un referendum per attivare
la fusione, in un unico Comune, di ben quattro Municipi.
Questa proposta che andremo ad
analizzare, ha in sé i connotati della solita presa in giro, ma ha però un
fondamento che si rifà al Testo Unico Enti Locali (decreto legislativo
18/8/200, n. 267) che prevede il referendum consultivo ma non per Comune, solamente
per aventi diritto al voto: ne consegue che San Marcello (6.581 abitanti ), pur
non rientrando nei Comuni interessati alla fusione, si “mangia” Cutigliano
(1.547 abitanti), Piteglio (1.753 abitanti) e Abetone (668 abitanti). Diverso
sarebbe stato il discorso se si volesse valutare i desiderata dei
quattro Comuni scomposti nelle loro comunità e non nel loro complesso numerico.
Qui sta la truffa che il Comitato si guarda bene dal fare conoscere.
Politicamente parlando, la sinistra
ufficiale (Pd) della Montagna, sgangherata, inefficiente, connivente e da
quaranta anni e più “ammanigliata” con il potere, in un solo colpo potrebbe
fare “suo” un territorio che potrebbe tornare ad essere appetibile per quell’insondabile
meccanismo storico che si chiama corsi e ricorsi, atteso che meno di
questo la Montagna non può offrire. Neppure ricevere, visto le attenzioni delle
quali è stata fatta oggetto, sanità, poste, viabilità, etc. Un buon
investimento per il futuro, insomma.
C’è chi invece ritiene, e chi scrive
condivide, che in un momento di crisi paurosa quale stiamo vivendo, la chimera
dei milioni di euro, promessi solo sulla carta in caso di fusione, dei Comuni in
un solo Comunone/Dynamone non compensi i “robusti” contributi di legge previsti
per l’Unione dei Comuni che i Sindaci sono tenuti a fare entro il 2013, pena il
Commissariamento dei loro amministrati.
A dirla francamente, si ha l’impressione
di un cupio dissolvi perpetrato da gente impreparata (i Sindaci) che nel
favorire il vuoto futuro cerca una scappatoia alla propria inconsistenza politica
e amministrativa.
Si sta verificando a livello nazionale
la pantomima usuale sulla legge finanziaria: pensate che questi “pensino” ai
problemi della Montagna? O forse non sarebbe meglio che i Sindaci di San
Marcello, Cutigliano, Piteglio e Abetone si impegnassero a definire
operativamente l’Unione dei Comuni che la legge loro impone?
Si ha notizia che giovani “nuovi” di
entrambe le parti politiche si stiano preparando a proporsi al vaglio dei
cittadini a Cutigliano, Piteglio ed Abetone per le prossime elezioni: su questo
“patrimonio” locale si deve investire, cari Sindaci. Lasciate almeno in
bellezza e favorite il ricambio affiancando le forze nuove che possono emergere,
spiegando loro, a quattr’occhi, quali sono state le vostre deficienze e quali
possono essere le nuove prospettive.
È pure vero che i Sindaci di Comuni
quali i nostri, sono l’ultima ruota di un carro che ha il suo malefico incipit
in quella Regione Toscana che “appasta” la sua dirigenza, di derivazione
partitica, con stipendi annuali che battono tranquillamente i 130.000 euro l’anno
e che riguardano circa 150 persone, senza contare i 2.139 impiegati di vario
livello e di pur sempre sostanziosi stipendi.
Questi sono gli sprechi, altro che i
piccoli Comuni o Comuni piccoli!
Non sarebbe l’ora di valutare la
soppressione delle Regioni, invece che quella delle Province?
Alla base di questi numeri e di questi
sperperi, la brillante idea del Comune Unico, sponsorizzata da un Comitato di
privati e dal compiacente consigliere regionale di turno, non appare per quello
che è: solo un “bidone”?
Al lettore l’ardua sentenza.
[Questo intervento è pubblicato come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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[Lunedì 25 novembre 2013 | 11:05 - © Quarrata/news]
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