domenica 24 novembre 2013

INTRAMONTABILE CANNAVACCIUOLO


di LUIGI SCARDIGLI

Al Montand ‘Gran Varietà’ della canzone d’amore napoletana

MONSUMMANO. Conosce la canzone melodica napoletana come le sue tasche; con quella erotica di inizio secolo (scorso) ci ha costruito la sua fortuna scenica e ieri sera, al Montand di Monsummano, anche se onere ed onore di rappresentazione inaugurale della stagione, non poteva certo correre il rischio di sbagliarsi.

Gennaro Cannavacciuolo fa chimicamente parte del teatro: gli riesce più difficile vivere e sopravvivere in platea che sul palcoscenico, siamo pronti a scommettere: i riflettori accesi sulla sua invidiabile sagoma sono la sua vita; i lustrini e le piume di volatili da copricapo gli oggetti quotidiani; la voce, che tende amabilmente a perdere piccoli impercettibili decibel, la colonna sonora della sua esistenza; il pubblico che sorride maliziosamente alle sue battute a doppio morigerato senso e che gli tributa sonori e convinti applausi al termine delle sue interpretazioni sonore, il pane, l’acqua e la linfa dei suoi desideri.
Certo, è sufficiente che il repertorio gli suggerisca di rispolverare uno dei brani più famosi di Nino Taranto che i ricordi gli imbronciano la sagoma e i lineamenti adombrano la leggerezza del suo repertorio. Ma è davvero un alito di vento, un battito di ciglia: lo spettacolo è divertimento, spensieratezza, allegria, scacciapensieri; c’è solo il tempo di ridere e sognare, ai problemi ci penseremo dopo e siamo perfettamente consapevoli di averci pensato fino ad un attimo prima di andare in scena.
Alla destra del palco, in semicerchio, i suoi tre strumentisti, professionisti delle note che conoscono a menadito il repertorio del menestrello trasformista napoletano e che non temono parentesi timbriche e pause interpretative di alcuna sorta. Sono il Trio Bugatti, sì, come la mitica vettura dei sogni perduti, ma non dimenticati, almeno da Cannavacciuolo: una deliziosa Claudia Della Gatta al violoncello, un pianista impeccabile che risponde al nome di Marco Bucci e un rigoroso esponente dei fiati, Andrea Tardioli, che deve cimentarsi anche con un pedale alle percussioni.
Il resto sono due ore scarse di assoluto relax, di peccaminosi ma mai volgari ammiccamenti e di un’incessante e mai offensiva prise del pubblico, che si autosacrifica sull’altare dello spettacolo prestando il fianco a tutte le gag dell’onemanshow, un Gennaro Cannavacciuolo che sembra saperle tutte e non averne dimenticate ancora una.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 24 novembre 2013 | 07:59 - © Quarrata/news]

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