di LUIGI SCARDIGLI
Al Montand ‘Gran Varietà’ della canzone d’amore napoletana
MONSUMMANO. Conosce la canzone melodica napoletana come le sue tasche;
con quella erotica di inizio secolo (scorso) ci ha costruito la sua fortuna
scenica e ieri sera, al Montand di
Monsummano, anche se onere ed onore di rappresentazione inaugurale della
stagione, non poteva certo correre il rischio di sbagliarsi.
Gennaro Cannavacciuolo fa chimicamente
parte del teatro: gli riesce più difficile vivere e sopravvivere in platea che
sul palcoscenico, siamo pronti a scommettere: i riflettori accesi sulla sua
invidiabile sagoma sono la sua vita; i lustrini e le piume di volatili da
copricapo gli oggetti quotidiani; la voce, che tende amabilmente a perdere
piccoli impercettibili decibel, la colonna sonora della sua esistenza; il
pubblico che sorride maliziosamente alle sue battute a doppio morigerato senso
e che gli tributa sonori e convinti applausi al termine delle sue interpretazioni
sonore, il pane, l’acqua e la linfa dei suoi desideri.
Certo, è sufficiente che il repertorio
gli suggerisca di rispolverare uno dei brani più famosi di Nino Taranto che i
ricordi gli imbronciano la sagoma e i lineamenti adombrano la leggerezza del suo
repertorio. Ma è davvero un alito di vento, un battito di ciglia: lo spettacolo
è divertimento, spensieratezza, allegria, scacciapensieri; c’è solo il tempo di
ridere e sognare, ai problemi ci penseremo dopo e siamo perfettamente
consapevoli di averci pensato fino ad un attimo prima di andare in scena.
Alla destra del palco, in semicerchio,
i suoi tre strumentisti, professionisti delle note che conoscono a menadito il
repertorio del menestrello trasformista napoletano e che non temono parentesi
timbriche e pause interpretative di alcuna sorta. Sono il Trio Bugatti, sì, come la mitica vettura dei sogni perduti, ma non
dimenticati, almeno da Cannavacciuolo: una deliziosa Claudia Della Gatta al
violoncello, un pianista impeccabile che risponde al nome di Marco Bucci e un
rigoroso esponente dei fiati, Andrea Tardioli, che deve cimentarsi anche con un
pedale alle percussioni.
Il resto sono due ore scarse di
assoluto relax, di peccaminosi ma mai volgari ammiccamenti e di un’incessante e
mai offensiva prise del pubblico, che si autosacrifica sull’altare dello
spettacolo prestando il fianco a tutte le gag dell’onemanshow, un Gennaro Cannavacciuolo che sembra saperle tutte e
non averne dimenticate ancora una.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 24 novembre 2013 | 07:59 - © Quarrata/news]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.