PISTOIA. 400 studenti tra oggi e domani incontrano Gianfranco
Pedullà, regista teatrale, al Piccolo Teatro “Mauro Bolognini” di Pistoia, via
del Presto 5, in un confronto dal titolo “Shakespeare, i giovani e il futuro”
sul tema del conflitto generazionale nel teatro shakespeariano.
Un’iniziativa del progetto di
orientamento “A Scuola di Teatro 2013/2014: Pianeta Giovani”, che coinvolge i
ragazzi delle scuole medie superiori della provincia pistoiese. L’evento è il
secondo appuntamento, dopo l’incontro con Daniel Pennac, del ciclo di confronti
promosso dall’assessorato all’Istruzione e Formazione della Provincia di
Pistoia, in collaborazione con l’Associazione Teatrale Pistoiese. Pedullà è il
regista dello spettacolo teatrale “Re
Lear o il passaggio delle
generazioni”, in programma al Teatro Manzoni di Pistoia dal 6 all’8
dicembre prossimo nell’ambito della stagione di prosa.
Previste ulteriori sei recite in orario
scolastico: lunedì 2 e martedì 3 dicembre al Teatro Pacini di Pescia, mercoledì
4 al Montand di Monsummano Terme, al Teatro Manzoni il 5, 6 e 9 dicembre. Nel
confronto con gli studenti, oggi e domani, oltre al testo di “Re Lear” verranno analizzati quelli de “La tempesta”, “Amleto”, “Giulietta e Romeo”.
Gianfranco Pedullà vive da anni in
Toscana, dove dirige la Compagnia Teatro Popolare d’Arte ed i Teatri di Bucine
e Lastra a Signa. Cura inoltre da anni il Laboratorio teatrale all’interno
della Casa Circondariale “Santa Caterina in Brana” di Pistoia. «In “Re Lear” Shakespeare affronta il tema
del passaggio di poteri fra le generazioni di un’arcaica e mitica Inghilterra –
dichiara Pedullà –. Qualcosa di simile sembra accadere nella nostra epoca,
dove la comunicazione fra padri e figli appare sbilanciata a favore di adulti
sempre giovanili, giovani che per molti motivi (culturali, lavorativi, sociali)
faticano a imporre la loro funzione sociale e non riescono a diventare adulti.
Le rivalità, la competizione sfrenata, riportano gli uomini e le donne allo
stato bestiale, alla violenza, alla guerra sterminatrice. È allora che si
rompono i legami di solidarietà fra giovani e vecchi, fra padri e figli, tra
fratelli e sorelle; e la vita umana si chiude nell’individualismo cieco, nella
solitudine aggressiva, nella sofferenza e nell’insofferenza. Resta solo spazio
per tamburi e rituali di guerra, alla fine della quale la terra appare
devastata e desolata; un deserto che solo una nuova generazione di giovani
onesti ed eticamente motivati può sperare di seminare e fecondare con pazienza,
tenacia e nuovo respiro….».
[Leonardo
Soldati]
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[Martedì 26 novembre 2013 | 18:09 - © Quarrata/news]
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