di Alberto Malvolti [*]
FUCECCHIO-VALDINIEVOLE. Da secoli molti medici si affollano intorno al capezzale
del grande malato: il Padule di Fucecchio. Sono medici che spesso hanno
somministrato pessimi rimedi aggravandone la malattia, ma sarebbe sbagliato
pensare di assicurare la salute del paziente ponendo fine alle cure e – come si
dice – lasciando fare alla natura. In realtà , come è stato affermato più
volte, il Padule ha bisogno dell’uomo, perché senza interventi umani l’area
palustre sarebbe scomparsa da tempo, colmata dai sedimenti dei fiumi che
scendono dalle alture della Valdinievole. Perciò bisogna rassegnarsi: senza le
opere dell’uomo il Padule muore, ma, nello stesso tempo, gli interventi umani
possono uccidere il Padule.
Questa filosofia spicciola ci impegna a
tenere sempre desta l’attenzione e richiederebbe un soggetto capace di
governare l’area senza riguardi per gli interessi dei “particulari”, che da
tempi immemorabili hanno causato guasti devastanti (forse, in questo senso, il
Padule è la metafora dell’intera Italia). Perciò anche Italia Nostra ha
guardato con interesse al convegno organizzato da Sel e svoltosi a Fucecchio il
25 maggio scorso presso La Tinaia di Palazzo Corsini.
Sono intervenuti, tra gli altri,
esponenti della politica e dell’ambientalismo come Grazia Francescato, Serena
Pellegrino e Mauro Romanelli, ma nel dibattito sono intervenuti esperti come
Alessio Bartolini, autore di numerose pubblicazioni sul Padule e amministratori
locali, come Massimo Talini, assessore all’ambiente del comune di Fucecchio.
Tutti d’accordo, ovviamente, sulla
necessità di preservare il Padule per molteplici motivi: in quanto cassa di
espansione per le acque della Valdinievole e del Valdarno nei momenti critici,
ma soprattutto, per la ricchezza di un ecosistema unico in Italia (si tratta
della più grande palude interna italiana), e perché, proprio per questo,
rappresenta anche una potenziale risorsa economica, oltre che un’area di
pregio, un vero e proprio “parco” per gli stessi abitanti dei centri
circostanti.
L’economia “verde”, il turismo (basta pensare ai numerosi
monumenti di età medicea che sorgono intorno al Padule), il birdwatching, l’escursionismo
lungo i sentieri di gronda presenti nell’area, possono offrire alternative
valide alle attività che implicano l’inquinamento e il consumo degli spazi
palustri (in particolare quelle florovivaistiche che spesso hanno costituito
negli ultimi anni una vera e propria bonifica silenziosa). Si tratta di
prospettive che hanno bisogno di tempi medio lunghi, ma che possono maturare
solo se sostenute da chi detiene il governo del bacino. E qui emerge una prima
criticità: il Padule è infatti un’area vasta (oltre 2000 ettari della palude
vera e propria sono stati complessivamente dichiarati “Sito di interesse
Comunitario”, mentre altri 418 ettari formano un secondo SIC per il bosco di
Chiusi e la Paduletta di Ramone), ma caratterizzata da un’estrema
frammentazione della proprietà e delle competenze amministrative: numerosi
Comuni del Valdarno e della Valdinievole condividono le responsabilità di
governo, insieme alla due province di Firenze e di Pistoia. È allora evidente
che occorre un soggetto coordinatore che orienti gli interventi in una
prospettiva unitaria, un soggetto che – secondo quanto emerso nel corso del
convegno – non può che essere la Regione, ovviamente senza niente togliere alle
competenze degli enti locali.
Altro tema emerso durante il dibattito
è stato quello della gestione e dell’ampliamento delle riserve naturali. La
provincia di Pistoia ne ha istituita una formata da due aree: quella della “Monaca
– Righetti” e quella delle Morette, per complessivi 205 ettari, mentre la
provincia di Firenze ne ha istituita una di dimensioni modeste (appena 25
ettari). Allargare l’area protetta saldando le due zone già istituite dovrebbe
essere l’obiettivo da perseguire insieme alla soluzione di una seconda
criticità: la sopravvivenza del Centro di ricerca, documentazione e promozione
del Padule di Fucecchio. Questo ente da parecchi anni si è impegnato nelle
attività di ricerca e di promozione del Padule organizzando escursioni che
hanno coinvolto migliaia di alunni delle scuole e turisti, producendo
pubblicazioni di alto livello scientifico, contribuendo in modo decisivo alla
manutenzione dell’ambiente (sfalcio delle erbe, regolazione delle acque allo
scopo di conservarne un sufficiente livello anche durante l’estate, controllo
delle specie aliene, come la nutria e il gambero killer che hanno prodotto
gravi alterazioni nell’ecosistema).
Recentemente le risorse messe a
disposizione del Centro da parte degli enti associati, in particolare da parte
della Provincia di Pistoia che in passato aveva contribuito in modo decisivo
alla sopravvivenza dell’ente, hanno subito una notevole contrazione che ne
mette in discussione l’esistenza. Basta pensare a che cosa sarebbe oggi il
Padule senza l’opera del Centro per immaginare che cosa potrebbe accadere nel
futuro. E qui emerge la terza criticità, legata al progetto noto con il termine
“Tubone”: la forzata convergenza delle acque provenienti dagli scarichi
industriali e civili della Valdinievole verso un unico luogo di trattamento nel
Valdarno, a Santa Croce sull’Arno, a servizio dell’industria conciaria. Non ci
soffermiamo qui su questo progetto che ha sollevato in passato non poche
obiezioni e proteste. Dobbiamo però tenere presente che proprio in seguito alla
sua approvazione sono state decise importanti opere di mitigazione che
dovrebbero essere volte a conservare una quantità sufficiente di acque nel
bacino palustre, opere che sono state finanziate con cinque milioni di euro e
affidate al Consorzio di bonifica del Padule di Fucecchio. A parte la
costatazione che tali risorse avrebbero potuto essere destinate almeno in parte
al Centro, che ha sempre dimostrato di possedere le competenze e le capacità di
produrre interventi appropriati alla conservazione dell’area palustre (mentre
un Consorzio di bonifica porta iscritto nel nome una finalità che non è
esattamente quella che vorremmo vedere realizzata), resta il fatto che anche il
futuro del Consorzio è assai incerto nel quadro del riassetto complessivo di
questi enti.
Così – e siamo alla quarta criticità che potenzia tutte le altre –
il Padule vive oggi una stagione di grande incertezza proprio mentre avrebbe
bisogno di quel soggetto in grado di esprimere un governo sicuro e unitario
dell’area: crisi delle province che non sappiamo se e fino a quando
esisteranno; crisi del Consorzio, che non sappiamo se e fino a quando esisterà
nel profilo attuale; crisi del Centro, le cui sorti sono state tanto incerte da
tenere sospeso il bilancio ben oltre la naturale scadenza; incertezze relative
alla realizzazione di quelle opere di mitigazione senza le quali l’attuazione
del progetto “Tubone” segnerebbe probabilmente la morte definitiva del
lungodegente Padule. Tutte criticità a cui si aggiungono progetti locali assai
discutibili, come quello di istituire, proprio all’interno del bosco di Chiusi
(in un’area designata come riserva naturale!) una sorta di poligono con
appostamenti per la caccia ai cinghiali.
Per questo è nata l’idea di costituire
un comitato per la difesa del Padule che dovrebbe essere il portavoce di
istanze popolari e collettive al di là delle appartenenze politiche. Già in
fase di costituzione il comitato, nelle persone di alcuni promotori, ha avuto
incontri presso la Regione e la Provincia di Firenze per far presente la
congiuntura critica che stiamo vivendo. Ne sono emerse rassicurazioni e la
dichiarata volontà di governare la transizione in attesa che maturino le
riforme degli enti interessati. Certo qualcuno (compreso lo scrivente, almeno
in un primo momento) potrebbe commentare: facciamo davvero un nuovo comitato?
Non ce ne sono già stati abbastanza? Eppure se è vero che da secoli si sono
sparsi fiumi di parole e di inchiostro sulle sorti del Padule, è altrettanto
vero che tutte le volte che su quest’area è caduto il silenzio la situazione è
drammaticamente peggiorata. Perciò, come dicevamo all’inizio, dobbiamo
rassegnarci: continuare a parlare del Padule è indispensabile per cercare di
garantirne la sopravvivenza.
[*]
– Presidente della Fondazione Montanelli Bassi
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Nelle foto alcune immagini del Padule.
[Domenica 24 novembre 2013 | 08:16 - © Quarrata/news]
[Domenica 24 novembre 2013 | 08:16 - © Quarrata/news]
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