venerdì 22 novembre 2013

IL MURO DI BERLINO, PISTOIA E L’AREA PALLAVICINI


di EDOARDO BIANCHINI

Partito Democratico o ‘neosovietismo decisionista’? Finora è sembrato che Bertinelli più che di partecipazione sia esperto di decisioni già prese

QUANDO il 9 novembre 1989 la Repubblica Democratica Tedesca decise di far cadere il Muro, non nascondo che mi grattai in testa e pensai che, più che abbattere quel coso, sarebbe stato meglio costruirne altri due, di muri – uno a monte e uno a valle –, per rendere il mondo futuro, quello che stiamo vivendo oggi, più sicuro e tranquillo.
Il pericolo – come poi abbiamo visto – si è puntualmente presentato alla porta di casa nostra regalandoci, da una parte una Merkel che ci sta asfissiando e, dall’altra, quelle idee sovietiche che tanto hanno ispirato il nostro augusto “Uomo di Budapest” (quello dei quattro Senatori a vita ad abundantiam…) e che si sono travasate, pari pari, nelle zucche di molti dei nostri giovanissimi “politici decisionisti”.

E I RENZIANI ANNUNCIANO
UNA CONFERENZA STAMPA

In relazione a quanto emerso nelle ultime settimane in merito alla questione relativa alla realizzazione del cantiere operativo e del centro di raccolta di rifiuti urbani presso l’area ex Pallavicini, l’Associazione Adesso!Pistoia indice una conferenza stampa per presentare le proprie valutazioni in merito al tema sopra indicato con particolare riferimento a: modalità di gestione della raccolta differenziata, collocazione del cantiere operativo e del centro di raccolta, riflessioni sulle modalità con cui è stata interessata la cittadinanza da parte dell’Amministrazione Comunale.
La conferenza stampa avverrà domani, sabato 23 novembre alle ore 11, presso la libreria “Lo Spazio”, in Via dell’Ospizio a Pistoia.
Il bello che aveva ancora da venire, è, come ho detto, arrivato e lo stiamo vivendo.
E un esempio di questo bello, impregnato di idee sovietico-decisioniste, lo ritroviamo perfettamente nel paradigma della questione ex-area Pallavicini.
Non solo per il comportamento di Samuele Bertinelli, che ancora non si è reso conto del fatto che tra Liceo Classico e vita vera il distacco, più che un semplice gap, è un vero e proprio abisso; ma anche perché, intorno a lui, ruotano, tutti infervorati dalla professione del loro impegno in funzione del bene comune (ma in realtà, forse, per loro unilaterali decisione e interesse a sé riferiti), rampolli che, raggiunta una posizione (un capogruppato o un altro qualsiasi caporalato, a esposizione), credono di poter da lì dirigere e guidare il carro della storia, senza che si rendano conto del fatto che, in quella posizione (ma anche per Letta poco cambia, mutatis mutandis), hanno la veste e fanno la figura delle “mosche cocchiere”, quelle poggiate sopra la chiappona del cavallo che tira il baroccio in salita: quanto sarà la loro forza e il loro reale contributo nel portare il carro al passo dell’Abetone? Men che una paglia che [gli] va tra i pièi, direbbe, in maniera lussuriosamente sarcastica, il povero Cecco Angiolieri.
Intorno ad essi giovini, poi, ruotano, come pianeti (la metafora non è mia, è manzoniana dall’introduzione in secentesco ai Promessi Sposi), consiglieri, come dire?, più adulti: dei quali alcuni – né voglio fare nomi, ma ben si intuiscono – hanno una maturità e una capacità di muoversi, che sa bene come affettare, senza tirar fuori il rasoio, tanta carne fresca; altri, al contrario, si confondono facilmente, e perciò rischiano a ogni passo, d’inciampare e/o, dunque, di dover tornare sui loro passi – quando poi partono gli… “ordini di gabinetto” (toto sensu)…
Il risultato è che la politica fa schifo, non c’è dubbio: fatto di cui tutti parlano – Santoro compreso, insospettabile in confronto a me –, ma a cui nessuno vuole trovare rimedio perché troppi sono i mandarini acerbi in circolazione.
In questo caso, l’emblematica questione ex-area Pallavicini è, come ho scritto nei giorni scorsi, davvero uno scoglio delle Sirene: con Bertinelli che ci batte la zucca e finisce ai pesci e con i suoi piccoli famuli e compagni di partito che, più realisti del re, se ne escono a sorreggere a spalla la chiesa che traballa, come San Francesco nel famoso affresco di Giotto ad Assisi – da Sarteschi a Ruganti alla segreteria comunale del Pd.
Errori su errori quando non si intende capire che, se si vuole la gente dalla nostra parte, non si può bastonarla ben bene come uno stoccafisso con le decisioni prese, per poi invitarla, sorridendo, a “partecipare” all’iter di provvedimenti che – parliamoci chiaro, eh – collidono con le affermazioni della campagna elettorale (niente ulteriore spreco del territorio) e niente hanno a che vedere coi proclami del sogno del porta a porta.
Questa è una politica del disprezzo dei cittadini.
E se lo vedo io, lo vede bene anche un cieco.

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Venerdì 22 novembre 2013 | 11:21 - © Quarrata/news]

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