di EDOARDO BIANCHINI
Conferenza stampa del quintetto
pistoiese destinato alla “festa dell’Immacolata” l’8 di dicembre a Roma
PISTOIA. Chiara Innocenti, 36 anni, di Pistoia, progettista Uncem,
capolista; Marco Catola, 23 anni, di Pescia, studente; Agnese Pippolini, 20
anni, di Montale, studentessa; Stefano Franceschi, 56 anni, di Pistoia, operaio
Breda; Alice Giampaoli, 35 anni, di Pistoia, impiegata: ecco i cinque nomi di
coloro che qualcuno definirebbe ‘nostalgici’ perché fortemente motivati a stare
con Cuperlo, l’ultimo storico Segretario Nazionale della Fgci, di quando cioè quel
partito era il partito comunista, e incarnava la sinistra.
Lasciatecelo dire: la sinistra che non
c’è più, perché, a forza di passare di cosa in cosa e di tutto
in dipiù, è arrivata a sfarinarsi illudendosi e illudendo la gente col
dire che ormai “quel coso lì” era riuscito ad essere l’essenza della
rappresentanza italiana nel socialdemocratismo europeo.
Errore. E grosso come un palazzo.
Credo, in tutta onestà, che i
cuperliani – così giovani e così entusiasti – intendano attaccarsi a questa
idea e siano intenzionati a voler ripartire da lì per il rilancio di un partito
che sia davvero rappresentanza e forza della sinistra: anche se la mia cara
allieva Chiara Innocenti dovrà leggere parole che forse non le piaceranno,
perché sono convinto che verso questi orizzonti di rilancio le altre anime del
Pd non lasceranno troppi spazi aperti. Troppo comodo che si miri a far restare
più o meno le cose come stanno, senza dover durare troppa fatica; e troppo
frammentate le anime del Pd, come nel corso del pomeriggio (la conferenza
stampa dei cuperliani c’è stata a mezzogiorno sula piazzale-bar della
biblioteca San Giorgio) è poi venuto fuori: e, a tal proposito, leggete con
attenzione e in sequenza i due post che vi segnalo, Con
Renzi senza derive e Con
Renzi e con la sua lista, con coraggio e convinzione.
Sono senz’altro due prove neppure di
sgranamento all’interno del Pd, ma di vera e propria frattura. Il segmento
Civati, almeno qui, a Pistoia, mi parrebbe – con tutto il rispetto che ho per
lui e per le sue idee – più o meno irrilevante.
Ecco. Mi tornano in mente le parole di
Catola quando, in conferenza stampa, ha detto, con trasporto e fervore, che il
9 dicembre non ci saranno più correnti nel Pd e che il Pd sarà un monoblocco,
più o meno come una sorta di Hanging Rock: un tutt’uno, tanto che tutti i Pd
dovranno iniziare a dire noi, senza fare distinguo.
Ma nell’entusiasmo una cosa gli è
sfuggita: che l’epoca del monolitismo e dell’unità del sentire, è tramontata
nello stesso istante in cui il partito ha soffocato e estinto in sé
l’ultima scintilla della lotta di classe, dove stava quel seme duro e
orgoglioso che faceva germogliare le idee e gli impegni di uguaglianza e di unanimismo.
È stato il borghesismo a oltranza (e anche
Cuperlo è, in qualche modo, una gemma di esso) che ha sfarinato quel tipo di
sinistra lì: e per riaverla, dovranno passare necessariamente i corsi e i
ricorsi storici.
A sentir parlare il quintetto
cuperliano dei progetti di ripartenza del partito con tanto fervore –
indistintamente, tutti – ho provato un grano di tenerezza per le aspettative
che i cinque definiscono speranze: uguali nei giovani (Pippolini e Catola), nei
medi (Innocenti e Giampaoli) e nei grandi (Franceschi, con i suoi 56 anni e il
suo lavoro in fabbrica e l’attesa che il Governo la salvi).
Ma una consapevolezza ha sfiorato tutti:
è stato detto che il Pd pistoiese è la risultanza di una frattura.
Questo, però, non è vero solo a
Pistoia: peserà anche a livello nazionale.
Traétene le conseguenze…
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[Venerdì 29 novembre 2013 | 20:05 - © Quarrata/news]
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