di FELICE DE MATTEIS
Una sconsolata analisi della situazione
attraverso alcune riflessioni della dottoressa Carla Breschi, medico e
Consigliere comunale – Sprechi e politica alla base della dissoluzione dei servizi
PISTOIA. Noi possiamo solo sottolineare ciò che non va al San Jacopo
di Pistoia perché tutte le eccellenze, i ringraziamenti di pazienti e “roba
varia” sono, secondo noi, oggetto delle veline dell’Azienda attraverso il suo
ufficio preposto e la più o meno compiacente stampa locale.
Partiamo dall’incontro
tenuto dai consiglieri Pd Breschi e Braccesi, durante il quale si è
ampiamente parlato delle criticità che questo ospedale palesa. Soprattutto
l’intervento della Consigliera Pd, dott.ssa Breschi, che nel San Jacopo svolge
la sua attività, ci induce a poter dire che l’appartenenza politica della
Signora è vissuta seriamente e soprattutto liberamente. Tipo, si può avere le
proprie idee politiche ma in primis viene la coscienza personale e la
personale professionalità.
La dott.ssa Breschi – se male riportiamo,
siamo a disposizione per approfondimenti e/o correzioni – ha detto, in buona sostanza, che :
• gli apparati sono costosi: 12 Asl, 3 Estav,
118 a gogò, Società della Salute, tutte strutture elefantiache con una miriade
di responsabili e dirigenti finalizzati solo alla ricerca del consenso
• si risponde solo a capi politici e
non del settore
• ci sono più controllori che
controllati
• sono ed erano possibili risparmi che
avrebbero permesso di non chiudere l’Ospedale di San Marcello;
• in dieci anni i dirigenti
dell’apparato amministrativo e di controllo sono aumentati del 300% con un
decremento, nello stesso periodo, di medici e operatori ospedalieri e in prima
linea del 30/35%.
La dott.ssa Breschi ha dato un ottimo
contributo di conoscenza e, dicendo anche che ci sono unità operative costruite
ad personam, ha detto ciò che tutti sanno, ma che nessuno ha il coraggio
di dire (lo sanno anche a Panorama, reparto giocattoli da bambini).
A questa Signora, che personalmente non
conosciamo, dobbiamo tutti dei sentiti ringraziamenti.
Come se non bastasse, leggendo una nota
ufficiale del Consigliere Regionale Gian Luca Lazzeri, apprendiamo che i
pistoiesi si fanno ricoverare per un buon 33% fuori dai confini dell’Asl 3.
Non solo, ma i posti letto che nel 2011
erano 619, nel 2012 si riducono a 611, con un calo notevole di ricoveri
provenienti dall’ASL fiorentina, empolese e pratese che da 1.333 unità nel
2011, sono scese a 1.268 nel 2012. E tanto per gradire, l’Asl 3, nel 2012,
presenta un saldo negativo di €. 26.676.000, cioè di quote, da rimborsare alle Asl
consorelle della regione, per prestazioni offerte ai pazienti dell’area
pistoiese che hanno ben pensato di “smammare” altrove.
Probabilmente 12 o 13 sale operatorie
non bastano, anche se ne vengono usate 3 o 4 solamente! E anche questo è un
vero successo dell’Asl 3, no?
Il Consigliere Regionale Lazzeri fa
giustamente notare le ripercussioni economiche che queste emorragie provocano
sul bilancio dell’Azienda, che però, magnifica quasi €. 10.000 di utile.
Abbiamo proposto numeri certificati e
riscontrabili, ma una domandina all’Ufficio Veline dell’Asl 3 vogliamo farla.
Vorremmo conoscere gli interventi di routine effettuati nei mesi di novembre-dicembre
2011, 2012 e quelli previsti per lo stesso periodo nel 2013.
Ci assale, infatti, un dubbio. Poiché
la Sanità è diventata un carrozzone commerciale e segue le logiche dell’utile,
della spending review e del project financing (un guadagno certo
e assicurato, ma solo al privato e attraverso soldi pubblici…), non vorremmo
che per non sfondare il budget di bilancio si procedesse solo agli interventi
improcrastinabili e – ovviamente – quelli urgenti, lasciando la plebaglia in
lista di attesa ad aspettare il 2014 per poter ricominciare il “giochino”
ossequioso dei numeri e non delle necessità. Sì, un po’ come le signore banche
che spalmano i disavanzi e le perdite non sul bilancio in corso, ma su quelli
degli anni successivi… Ma la finanza (anche quella della sinistra Pd) non è
forse questa e con queste sue regole di sghignazzate sul muso del popolo
lavoratore?
La domanda è insidiosa ma pertinente e,
trattandosi di nostri soldi, vorremmo un chiarimento ufficiale. È possibile?
La sanità è un settore che dovrebbe
sinteticamente rappresentare in ordine crescente: personale ausiliario,
infermieri, medici, pazienti; il tutto finalizzato al buon andamento del
comparto. È importante anche chi svolge le pulizie dei locali (servizio
privatizzato?) e chi gestisce le macchinette da caffè e bibite posizionate nei
vari piani e gestite da una società bergamasca per i quattro mega-capannoni del
Sig. rosso/Rossi, che sposta personale dal Nord alla Toscana (perché da noi non
esiste il problema occupazione e i giovani sono tutti affaccendati….) e se ne
frega del resto.
Tutto business! A tutto fuoco.
Un tempo lontano, quando i “disinvolti”
della sanità erano ancora bambini, il Ceppo aveva 800 posti letto: comandavano
anche allora i comunisti, ma quando le monache (che dirigevano operativamente i
reparti, e gratis) vennero trasferite alla Casa Madre di Brescia, un
galantuomo/comunista che si chiamava Banfi ed era il Presidente degli Spedali
Riuniti di Pistoia, fece fuoco e fiamme perché questa presenza fosse garantita.
Essendo un galantuomo, aveva visto e…. previsto?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 25 novembre 2013 | 08:49 - © Quarrata/news]
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