Le incongruenze del Sindaco di Agliana
che oggi si professa salutista a oltranza
MONTALE-PIANA. Il Comitato per la Chiusura
dell’Inceneritore di Montale, registra con parziale soddisfazione la
notizia della rinuncia al raddoppio della
potenzialità di incenerimento, ma espone l’indignazione per il silenzio e l’indifferenza
degli organi di controllo e istituzioni alle denunce svolte dal Comitato di
cittadini sul Controllo della Gestione (CCG), già nominato dall’amministrazione
comunale di Montale nel 2012 e guidato dal presidente Giandonati.
Gravi e inquietanti le probabili
anomalie gestionali “incontrollate” dal “Sistema di monitoraggio continuo delle
emissioni” (Smce) – per come statuito dalla stessa Arpat già tre anni or sono!
Le dichiarazioni del presidente Franceschi al Comitato di Controllo sono apparse faziose, utili solo al raggiungimento
di un’attenuazione degli effetti, per le criticità dovute alle dannose
conseguenze dell’incenerimento. Stupisce sapere come le ceneri prodotte dopo la
combustione, vadano immesse in riciclo di cementifici senza nessuna inertizzazione fisica, riferita dallo
stesso Franceschi come un processo di mera formalità.
Il 30 % del peso dei rifiuti, diventa
cenere tossico-nociva, dimostrando così la pericolosità intrinseca di ogni
inceneritore che abbisogna di una discarica per le ceneri di risulta continuamente
prodotte. La gestione del Cis è stata aggravata inoltre da costose
sperimentazioni per l’avvio di inutili tecniche di riciclo (c.d. isole ecologiche), superate dalle più
efficienti tecniche di raccolta “porta a porta”, con un paradossale
mantenimento dei volumi di rifiuti inceneriti.
Intanto, dietro a questa illogica
scenografia, la politica resta inerte agli schemi imposti dall’alto dell’incenerimento
coatto: l’assessore regionale Bramerini, rilancia
fino al 2021 – infischiandosene degli effetti sanitari ancora in via di
elaborazione mentre – non meno gravemente – l’assessore di Montale Taiti s’appoggia
speranzosa all’apertura promessa dell’impianto di Case Passerini spostando così la minaccia sanitaria di 15
chilometri sulla piana. Cis ha riaffidato, con sbalorditiva disinvoltura e
spreco di risorse, la gestione dell’impianto alla soc. Ladurner-Hafner,
nonostante le clamorose violazioni di sicurezza candidamente ammesse dai
dirigenti, con rilevanti costi, posti sempre e comunque a carico dell’utenza e ignoti
all’informazione del Comitato di Controllo. L’impianto è condotto in modo
antieconomico e antidemocratico, negando la consapevole partecipazione ai veri
azionisti, i cittadini;
questi sono rinnegati alla trasparenza
e vessati nella tariffazione economica con un crescente aumento delle tariffe
sui rifiuti: ancorché essere serviti
sono costretti e sfruttati al mantenimento forzato
di un impianto inquinante e sempre più costoso per le esigenze di una difficile
gestione, onerosa nella manutenzione.
In questo sconfortante teatrino, appare
ora anche la sindaca Ciampolini che dopo aver perseguito per tre lustri le
vesti della più convinta “inceneritorista” a fianco di Magnanensi, cambia oggi
finalmente la casacca ridipingendosi – sotto la brezza delle elezioni
amministrative – di una virginea vocazione ambientalista dichiarando: “Sì alla
dismissione dell’impianto tra dieci anni e sperando che l’indagine sanitaria
sia indulgente, altrimenti, la chiusura dovrà essere immediata! (Aveva
sempre detto che l’impianto era indispensabile e che non si poteva chiudere,
per una responsabile esigenza di servizio pubblico… e allora?).
[comitato anticeneritorista]
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[Giovedì 28 novembre 2013 | 19:15 - © Quarrata/news]
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