sabato 23 novembre 2013

21 OTTOBRE 2013, UNA DATA TRA TANTE


di Maurizio Giorgi [*]

Alluvioni come tragedie annunciate per il maltrattamento del territorio

PISTOIA. Il territorio pistoiese per la sua morfologia pedemontana si presta a situazioni di criticità naturali e per questo dovrebbe essere posto un monitoraggio continuo su queste ultime per poi potere intervenire anche ed almeno, sulle influenze umane.
Per influenze umane intendo tutte quelle situazioni dove si è vista la mano dell’uomo andare a modificare per i propri bisogni l’assetto del territorio, partendo dalla cementificazione urbanistica e proseguendo fino alle attività produttive locate sul territorio, quali le attività agricolo/vivaistiche.

Circa la cementificazione, penso che l’attenzione maggiore dovrebbe essere volta al recupero di quella già esistente senza cosi, andare ad appesantire il già grave depauperamento del territorio.
Prima di inaugurare, ad esempio, una nuova espansione urbanistica è doveroso quindi, che essa sia progettata su una attenta valutazione di quello che oggi ed in futuro può riservarci il clima attore sempre più spessi di episodi violenti. I parametri delle tabelle di calcolo, basati sulla periodicità dei 200 anni, dei 30 e delle precipitazioni annuali a se stanti, non danno più garanzie di veridicità in quanto la società risulta cambiata e la stessa ha cambiato radicalmente l’ambiente con lo sviluppo industriale e civile. Quello che è la periodicità degli eventi naturali risulta quindi mancante nel calcolo di una variabile importante, noi stessi e il nostro inquinamento e modificazioni urbane/lavorative.         
Dall’aspetto urbanistico, già molto influente di per sé, la mia attenzione è andata a quello che riteniamo sia il più pesante fardello per le criticità idrologiche e cioè le attività svolte in pieno territorio tra le quali, la più preponderante è quella agricolo/vivaistica.
Premetto, non è una guerra al volano occupazionale di eccellenza che dimostra di essere il settore vivaistico per Pistoia, ma una valutazione laica di ciò che è il suo impatto sul territorio in materia di igiene territoriale e trovarne base per una convivenza più sostenibile.
L’attività agricolo-vivaistica negli ultimi decenni si è espansa ormai per oltre il 70% del territorio e la sua attività è andata in molti casi ad influenzare pesantemente le capacità di ricezione delle acque meteoriche vedendo i proprietari di grandi estensioni di terreno, modificarne l’aspetto per assoggettare al proprio bisogno produttivo, la morfologia dei propri terreni.
Il mancato costante controllo sul territorio da parte delle istituzioni, con la quasi totale mancanza di applicazione ed osservanza del Regolamento di Igiene delle acque superficiali e sotterranee nel suo capitolo IV dall’art. 52 all’art. 58 da parte dei frontisti, la mancanza di uno studio capillare delle reti fossarie di deflusso, la mancata classificazione del 75% dei corsi d’acqua sul territorio comunale da parte della Regione, il disboscamento che ha visto una nuova impennata negli ultimi anni da parte delle attività lavorative montane, rendono chiara la responsabilità nel quadro di instabilità che si è venuto a creare, ha portato a risultati di calamità naturali frequenti. Possiamo ritenere che una buona parte delle infrazioni sia dovuta a mancanza di informazione, ma altrettanto possiamo dire che la Legge non ammette ignoranza e che in alcuni casi, se pur conosciuta, è stata elusa ugualmente per mancanza di buon senso civico.
Per questo riteniamo che l’Amministrazione pubblica con i propri strumenti, quali anche la Protezione Civile, si debba vestire di questa situazione, snellendo la propria burocrazia e attivandosi in buona misura da subito sullo studio del contingentamento delle criticità territoriali, attivandosi nei controlli a tappeto su ciò che potrebbe avere primo ruolo impattante sul territorio pistoiese, da prima informando e ripristinando le situazioni di modifica a spese degli autori e in successiva, in recidiva, di intervenire con sanzioni e ingiunzioni come dettato dagli art. 192 e 255 del D.lgs. 3-04-2006 n° 52.
Anche in prima persona ho potuto nell’ultimo anno e mezzo, constatare situazioni di infrazione al Regolamento d’Igiene, appurando che molti proprietari di attività agricolo/vivaistiche hanno agito sul reticolo delle fosse, chiudendo o modificandone il tracciato rendendolo di fatto non più congruo al deflusso naturale delle acque o rendendolo addirittura inutile non ricollegandolo a corsi d’acqua di deflusso maggiore. In aggiunta a questo l’attività vivaistica più diffusa, la vasetteria, vede ettari ed ettari di terreno resi quasi del tutto impermeabili dal posizionamento a terra di copertura a telo del terreno e questa prassi va ad aumentare notevolmente il flusso di acqua recepita da fosse e corsi d’acqua esistenti, in quella percentuale che non viene più assorbita dal terreno, aggravando ulteriormente l’instabilità dell’assetto idrologico del territorio.
Oltre a queste dovute puntualizzazioni voglio entrare anche nel merito di ciò che non ha funzionato in città rispetto agli allagamenti subiti dai cittadini e attività commerciali all’interno dell’urbe:
le fogne non sono in grado di riceve flussi d’acqua meteorica come nel caso del 21 settembre c.a. perché risultano sottodimensionate rispetto all’eccezionalità degli eventi passati e questo è dovuto ad errori umani di calcolo basati su tabelle standard di periodicità che non hanno tenuto conto delle variabili dello sviluppo socio/urbanistico/economico/industriale e le variabili di influenza climatica che da tali attività sono derivate e tuttora derivano. Secondo punto confutato è la mancanza di manutenzione circa la pulizia della rete fognaria da parte del gestore del servizio, il quale fa uno squallido scarica barile su chi è e come dovrebbero essere effettuate tali opere da capitolato di concessione.
Concludendo, auspico che la Commissione Ambiente all’alba del suo iter conoscitivo iniziato in data 21 novembre c.m., si dia nuovi appuntamenti di audizione di tutte quelle parti che intervengono sul territorio, per comprendere al meglio le necessità e i limiti d’operatività e di sostegno al territorio e alla cittadinanza, per poi sviluppare un percorso unico che veda la volontà di tutti i Commissari ad addivenire a soluzione concreta in tempi consoni per una società che si ritiene protesa al futuro e attenta all’ambiente e la sua sostenibilità.
Ulteriore proposta che in Commissione a nome e per conto del MoVimento 5 stelle è stata presentata è quella di favorire e costituire corsi di formazione alla cittadinanza per aprire ad un volontariato consapevole di azione in momenti di criticità come quelli appena vissuti, questo perché è giusto che ognuno assolva le proprie responsabilità.
La sottovalutazione/incompetenza delle Istituzioni e degli enti è stata chiara ma comparabile al mancato senso di civiltà mostrato da parte di alcuni cittadini che deficitano in informazioni di comportamento collettivo e che per le quali l’Amministrazione, auspichiamo, prenda di buona lena iniziative atte all’informazione/formazione, sia degli operatori di settore che della normale cittadinanza.
Per il prevedibile non ci sono scuse, per l’eccezionalità dobbiamo tutti far fronte. Ognuno con ciò che può fare, ognuno con il proprio ruolo. Una società civile dovrebbe funzionare cosi.
[*] – Capogruppo consiliare M5S
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Foto di Maurizio Giorgi.
[Sabato 23 novembre 2013 | 18:37 - © Quarrata/news]

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