di Maurizio Giorgi [*]
Alluvioni come tragedie annunciate per
il maltrattamento del territorio
PISTOIA. Il territorio pistoiese per la sua morfologia pedemontana
si presta a situazioni di criticità naturali e per questo dovrebbe essere posto
un monitoraggio continuo su queste ultime per poi potere intervenire anche ed
almeno, sulle influenze umane.
Per influenze umane intendo tutte
quelle situazioni dove si è vista la mano dell’uomo andare a modificare per i
propri bisogni l’assetto del territorio, partendo dalla cementificazione
urbanistica e proseguendo fino alle attività produttive locate sul territorio,
quali le attività agricolo/vivaistiche.
Circa la cementificazione, penso che l’attenzione
maggiore dovrebbe essere volta al recupero di quella già esistente senza cosi,
andare ad appesantire il già grave depauperamento del territorio.
Prima di inaugurare, ad esempio, una
nuova espansione urbanistica è doveroso quindi, che essa sia progettata su una
attenta valutazione di quello che oggi ed in futuro può riservarci il clima
attore sempre più spessi di episodi violenti. I parametri delle tabelle di
calcolo, basati sulla periodicità dei 200 anni, dei 30 e delle precipitazioni
annuali a se stanti, non danno più garanzie di veridicità in quanto la società
risulta cambiata e la stessa ha cambiato radicalmente l’ambiente con lo
sviluppo industriale e civile. Quello che è la periodicità degli eventi
naturali risulta quindi mancante nel calcolo di una variabile importante, noi
stessi e il nostro inquinamento e modificazioni urbane/lavorative.
Dall’aspetto urbanistico, già molto
influente di per sé, la mia attenzione è andata a quello che riteniamo sia il
più pesante fardello per le criticità idrologiche e cioè le attività svolte in
pieno territorio tra le quali, la più preponderante è quella
agricolo/vivaistica.
Premetto, non è una guerra al volano
occupazionale di eccellenza che dimostra di essere il settore vivaistico per
Pistoia, ma una valutazione laica di ciò che è il suo impatto sul territorio in
materia di igiene territoriale e trovarne base per una convivenza più
sostenibile.
L’attività agricolo-vivaistica negli
ultimi decenni si è espansa ormai per oltre il 70% del territorio e la sua
attività è andata in molti casi ad influenzare pesantemente le capacità di
ricezione delle acque meteoriche vedendo i proprietari di grandi estensioni di
terreno, modificarne l’aspetto per assoggettare al proprio bisogno produttivo,
la morfologia dei propri terreni.
Il mancato costante controllo sul
territorio da parte delle istituzioni, con la quasi totale mancanza di
applicazione ed osservanza del Regolamento di Igiene delle acque superficiali e
sotterranee nel suo capitolo IV dall’art. 52 all’art. 58 da parte dei
frontisti, la mancanza di uno studio capillare delle reti fossarie di deflusso,
la mancata classificazione del 75% dei corsi d’acqua sul territorio comunale da
parte della Regione, il disboscamento che ha visto una nuova impennata negli
ultimi anni da parte delle attività lavorative montane, rendono chiara la responsabilità
nel quadro di instabilità che si è venuto a creare, ha portato a risultati di
calamità naturali frequenti. Possiamo ritenere che una buona parte delle
infrazioni sia dovuta a mancanza di informazione, ma altrettanto possiamo dire
che la Legge non ammette ignoranza e che in alcuni casi, se pur conosciuta, è
stata elusa ugualmente per mancanza di buon senso civico.
Per questo riteniamo che l’Amministrazione
pubblica con i propri strumenti, quali anche la Protezione Civile, si debba
vestire di questa situazione, snellendo la propria burocrazia e attivandosi in
buona misura da subito sullo studio del contingentamento delle criticità
territoriali, attivandosi nei controlli a tappeto su ciò che potrebbe avere
primo ruolo impattante sul territorio pistoiese, da prima informando e
ripristinando le situazioni di modifica a spese degli autori e in successiva,
in recidiva, di intervenire con sanzioni e ingiunzioni come dettato dagli art.
192 e 255 del D.lgs. 3-04-2006 n° 52.
Anche in prima persona ho potuto nell’ultimo
anno e mezzo, constatare situazioni di infrazione al Regolamento d’Igiene,
appurando che molti proprietari di attività agricolo/vivaistiche hanno agito
sul reticolo delle fosse, chiudendo o modificandone il tracciato rendendolo di
fatto non più congruo al deflusso naturale delle acque o rendendolo addirittura
inutile non ricollegandolo a corsi d’acqua di deflusso maggiore. In aggiunta a
questo l’attività vivaistica più diffusa, la vasetteria, vede ettari ed ettari
di terreno resi quasi del tutto impermeabili dal posizionamento a terra di
copertura a telo del terreno e questa prassi va ad aumentare notevolmente il
flusso di acqua recepita da fosse e corsi d’acqua esistenti, in quella
percentuale che non viene più assorbita dal terreno, aggravando ulteriormente l’instabilità
dell’assetto idrologico del territorio.
Oltre a queste dovute puntualizzazioni
voglio entrare anche nel merito di ciò che non ha funzionato in città rispetto
agli allagamenti subiti dai cittadini e attività commerciali all’interno dell’urbe:
le fogne non sono in grado di riceve
flussi d’acqua meteorica come nel caso del 21 settembre c.a. perché risultano
sottodimensionate rispetto all’eccezionalità degli eventi passati e questo è
dovuto ad errori umani di calcolo basati su tabelle standard di periodicità che
non hanno tenuto conto delle variabili dello sviluppo
socio/urbanistico/economico/industriale e le variabili di influenza climatica
che da tali attività sono derivate e tuttora derivano. Secondo punto confutato
è la mancanza di manutenzione circa la pulizia della rete fognaria da parte del
gestore del servizio, il quale fa uno squallido scarica barile su chi è e come
dovrebbero essere effettuate tali opere da capitolato di concessione.
Concludendo, auspico che la Commissione
Ambiente all’alba del suo iter conoscitivo iniziato in data 21 novembre c.m.,
si dia nuovi appuntamenti di audizione di tutte quelle parti che intervengono
sul territorio, per comprendere al meglio le necessità e i limiti d’operatività
e di sostegno al territorio e alla cittadinanza, per poi sviluppare un percorso
unico che veda la volontà di tutti i Commissari ad addivenire a soluzione
concreta in tempi consoni per una società che si ritiene protesa al futuro e
attenta all’ambiente e la sua sostenibilità.
Ulteriore proposta che in Commissione a
nome e per conto del MoVimento 5 stelle è stata presentata è quella di favorire
e costituire corsi di formazione alla cittadinanza per aprire ad un
volontariato consapevole di azione in momenti di criticità come quelli appena
vissuti, questo perché è giusto che ognuno assolva le proprie responsabilità.
La sottovalutazione/incompetenza delle
Istituzioni e degli enti è stata chiara ma comparabile al mancato senso di
civiltà mostrato da parte di alcuni cittadini che deficitano in informazioni di
comportamento collettivo e che per le quali l’Amministrazione, auspichiamo,
prenda di buona lena iniziative atte all’informazione/formazione, sia degli
operatori di settore che della normale cittadinanza.
Per il prevedibile non ci sono scuse,
per l’eccezionalità dobbiamo tutti far fronte. Ognuno con ciò che può fare,
ognuno con il proprio ruolo. Una società civile dovrebbe funzionare cosi.
[*]
– Capogruppo consiliare M5S
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Foto di Maurizio Giorgi.
[Sabato 23 novembre 2013 | 18:37 - © Quarrata/news]
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