di LUIGI SCARDIGLI
Presentato al Funaro “Parlare Civile” scritto da Federica
Dolente e Giorgia Serughetti
PISTOIA. Le parole hanno un peso, spesso enorme. Al Cesvot lo sanno
così bene che stamani, il primo appuntamento di una serie di incontri che si
concluderà domani pomeriggio, è stato affidato alla presentazione del volume Parlare Civile, scritto a quattro mani
da Federica Dolente e Giorgia Serughetti. Con le autrici, ad impreziosire il
tavolo dei relatori, Marcello Magrini, Presidente del Cesvot di Pistoia,
Barbara Beneforti, del Centro Antidiscriminazione e Daniela Belliti,
vicesindaca.
E del peso, spesso discriminatorio,
delle parole ci dobbiamo sentire tutti, anche se in misura diversa,
responsabili. A cominciare da noi giornalisti, che spesso, per letali e macabre
associazioni di idee, finiamo per sbrigare questioni ed avvenimenti che
andrebbero invece trattate con i guanti e osservate sotto la lente di
ingrandimento. È un vecchio vizio che ci trasciniamo dietro da tempi poco
sospettabili e che nemmeno la carta di Roma e le sue legislazioni deontologiche
ha ancora del tutto sopito.
Di questo – e di molto altro – si è
parlato in mattinata nella sala principale del Funaro, che ospita la
manifestazione promossa dal Centro Servizi Volontariato della Toscana, una due
giorni ricchissima di appuntamenti a 360 gradi, a testimonianza, qualora ce ne
fosse ancora bisogno, come solo attraverso una destrutturazione morale, civica
e storica si possono davvero abbattere le barriere della discriminazione.
Che contempla una serie di informazioni
che sottostanno, a loro volta, a varie tipologie semantiche: i disabili e i
diversamente abili, gli extracomunitari, che spesso diventano confidenzialmente
vu cumprà e i migranti, il mondo
variopinto dei gay e le continue ghettizzazioni alle quali vengono sottoposti,
fino ad arrivare all’argomento delittuosamente principe, il femminicidio.
Strutture sintattico-semantiche che non sembrano avere apparentemente
responsabilità collaterali, ma che invece, quasi sempre, sono la spinta
impulsiva, folle e letale che tenderebbe a giustificare atti giuridicamente da
perseguire con estrema durezza.
Non basta certo riformulare il
vocabolario del secolare sessismo maschista che condiziona i rapporti:
basterebbe forse una legislazione irremovibile e spietata ad inoculare ai
soggetti incapaci di vivere e accettare le diversità le condizioni umane della
convivenza; sarebbe forse sufficiente che i forti
non si sentissero autorizzati a maltrattare i deboli e che al cospetto di incomprensioni non si sentissero
autorizzati a scatenare la belva che si annida in ognuno di loro, pena un
immediato contrappasso giuridico lungo e duro; basterebbe forse rimodulare i
rapporti tra esseri umani, che sono quelli che comprendono le interrelazioni
tra uomini e donne, genitori e figli, persone e persone: per questo occorre un
duro e faticosissimo lavoro di civilizzazione prima e prevenzione durante, un
cammino che si prevede ancora lungo e irto di difficoltà.
Intanto però, è il caso di iniziare,
perché se si vuole davvero fare qualcosa, partire è indispensabile. Al Cesvot
non si pensa ad altro.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 23 novembre 2013 | 18:50 - © Quarrata/news]
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