di FELICE DE MATTEIS
IL PROBLEMA deve essere affrontato. Non lo fanno i politici, quelli odierni,
per atavica vigliaccheria e perché, non si sa mai, “dovesse capitarmi qualcosa”;
non lo affronta quella vile intellighenzia nostrana che tutto è fuori
che intelligenza ed è, oggi sì e domani pure, prona e supina sia all’onorevolino
di turno che al padrone dei soldi altrui, leggi Fondazione Caripit di Papa/Papà
e succedanei vari.
Affrontiamo civilmente, con pacatezza, ma
senza timori riverenziali, il “problema magistratura” nella nostra Provincia.
Una provincia che è poi “lo spaccato” di una Italia che giustamente viene chiamata
Paese e non Nazione.
In un paese ci sono le Famiglie che
contano – vedi il Sud e la “Questione Meridionale” ad oggi irrisolta –, in una Nazione ci sono gli organi statuali liberi e
soprattutto indipendenti, terzi e non sussidiari al potere di qualsiasi marca,
neutri nei comportamenti personali e nel ponderato esercizio del potere loro
assegnato non tanto dalla vincita di un concorso, quanto dalla consapevolezza
della delicatezza delle funzioni da assolvere.
Se mai avete tempo da perdere, andatevi
a vedere qualche udienza dove gli avvocati si “offrono” pazienti alla
saccenteria del primo togato che magari ha dismesso i pantaloncini corti da poco
ma che, vestendo “quel manto” e rappresentando lo Stato e il principio che “la
legge è uguale per tutti”, molte volte, immeritatamente, siede in posizione
sopraelevata rispetto agli attori (avvocati, testimoni e giudicandi) come un
tempo i maestri e i professori sedevano in cattedra, in posizione preminente
rispetto al loro uditorio (gli alunni) per giustamente stabilire una fisica
demarcazione di merito fra docente e discente.
Poniamo solo alcuni interrogativi a noi
stessi, cittadini in nome dei quali la Giustizia (questa sì maiuscola )
dovrebbe essere esercitata:
- ci fidiamo della magistratura, dei suoi giudici, della sua imparzialità e della sua “terzietà”?
- avvertiamo la sensazione di essere in mano agli umori personali del giudice-individuo (se stamani si è svegliato storto…, dicono alcuni avvocati)?
- avvertiamo la fregatura del concetto di “certezza del diritto”?
- percepiamo una magistratura che si presenta come una torre di avorio, intoccabile, “apparentemente” inavvicinabile, monda e incorruttibile? O, al contrario…?
Cominciamo a darci risposte a queste
domande senza volere toccare il paradosso di un giudice talmente ingenuo da
essersi castrato da solo: quell’Ingroia che si nominava “partigiano della
Costituzione” e che, forse, credendoci pure, pensava che magistratura e
politica fossero fra loro indissolubilmente connesse. Era ingenuo o aveva
ragione? Forse, essendo ingenuo, aveva ragione. Ha solo avuto lo sciocco ardire
di esprimerlo apertamente e, fra consorterie, certe cose si pagano.
Se queste considerazioni meritano un
rinvio a giudizio per vilipendio della magistratura (che scrivo minuscola
perché tale la ritengo), non mi meraviglierei.
Però non ho ancora detto tutto, per
esempio che la notizia criminis può essere recepita anche dalla lettura
di quotidiani e stampa in genere senza necessità di informativa doverosa da
parte del pubblico ufficiale.
Ma i magistrati, la stampa la leggono?
[Questo intervento è pubblicato come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 5 agosto 2013 | 10:42 - © Quarrata/news]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.