Ma c’è qualcosa che funziona? – Una preoccupante analisi messa bianco su nero dall’Intersindacale
Medica Asl 3 – A soli
dieci giorni dall’apertura i pazienti e il personale si stanno confrontando con
problemi di ogni tipo – Previste segnalazioni alle autorità competenti
PISTOIA. Archiviato il trasferimento nel nuovo “Ospedale San Jacopo”,
evento notevolmente enfatizzato anche sul piano mediatico, ancora una volta lo
spirito di sacrificio, la dedizione ed il senso di responsabilità degli operatori
impegnati nell’attività di assistenza si stanno confermando essere la più
preziosa delle risorse a garanzia della tutela della salute dei cittadini
pistoiesi; anche nell’affrontare passaggi pieni di ostacoli ed imprevisti sia
sul piano strutturale che organizzativo.
A soli dieci giorni dal celebratissimo
avvenimento i pazienti ed il personale si stanno confrontando con problemi di
ogni tipo, in parte legati alla progettazione ed in parte legati alla
realizzazione (impiantistica, materiali impiegati, approvvigionamenti).
- – Da una insufficiente copertura della rete telefonica che ostacola la reperibilità anche per le emergenze, ai campanelli che suonano animati da vita propria.
- – Dalle sale operatorie (al momento attivate solo 6!) piccole, rumorose, alla pre-sala per la preparazione quasi inesistente con tanto di scarsa o assente garanzia di “privacy” per i pazienti, alla necessità di forzare la porta di una sala che non si apriva per far passare il letto con la paziente.
- – Dal sistema di regolazione dei flussi di aria non ancora a regime in alcune aree di degenza, alla posta pneumatica che si blocca interferendo con il flusso di richiesta delle consulenze.
- – Dalla mancanza di spazi adeguati per i medici di guardia (reperiti all’ultimo momento e neppure arredati), agli spogliatoi del personale ubicati nel sottosuolo, isolati dal complesso dell’ospedale ed agevolmente accessibili dall’esterno e, quindi, considerati insicuri soprattutto dal personale femminile, alle infiltrazioni di acqua sporca dal soffitto durante i 2 giorni di pioggia che hanno macchiato soffitto e pavimenti di uno spogliatoio allagando armadietti già in uso.
- – Dal sistema di accesso alle prestazioni ambulatoriali che costringe le persone ad affollarsi davanti alle porte per sapere dove e quando verrà effettuata la visita, agli orologi marca-tempo per la registrazione dell’orario del personale che si spengono.
- – La distribuzione del vitto e dell’acqua ai pazienti inclusa la difficoltà di procurare qualcosa da mangiare o da bere per i ricoverati in orari “difficili”.
Tutto questo insieme al continuo
traffico di operai, idraulici ecc., rende ragione della definizione corrente
del San Jacopo come “ospedale aperto all’interno di un cantiere, con annesso
centro commerciale”.
Avviata l’attività nel nuovo nosocomio
si sono anche maggiormente evidenziate le problematiche relative a spazi e
misure che l’Intersindacale ha già avuto modo di osservare: le dimensioni
complessive della struttura anche in termini di posti-letto, i posti auto e
moto nel parcheggio per i dipendenti, le superfici ed i volumi degli ambulatori
in alcuni dei quali risulta estremamente difficoltoso trovare il posto utile
per gli strumenti o per riporre oggetti d’uso.
Inoltre, il passaggio di
riorganizzazione in una struttura progettata per l’implementazione della
cosiddetta “intensità di cure” – argomento che
nonostante i fiumi di parole spese e le numerosissime ore di riunione resta
vago e confuso per la gran parte del personale – sta generando disorientamento,
frustrazione e rabbia. Le carenze organizzativo/strutturali del San Jacopo si
ripercuotono poi pesantemente anche sull’organizzazione del lavoro anche del
presidio di Pescia.
Alla luce di quanto è stato fin qui
riportato risultano sicuramente errate e poco oculate le dichiarazioni
rilasciate in occasione della inaugurazione del San Jacopo da alcuni (pochi!)
nostri colleghi particolarmente vicini in senso gerarchico alla direzione
aziendale che hanno paventato disfattismo nonché il dubbio reiteratamente
avanzato dal direttore generale, dott. Abati, che le osservazioni avanzate dall’Intersindacale
avessero fini non ben chiari.
In conclusione, coerentemente con il
senso di responsabilità che contraddistingue da sempre i medici della Asl 3 e
del quale è stata data prova anche recentemente con la sospensione della
partecipazione allo sciopero nazionale del 22 luglio, con il solo scopo di
garantire al massimo la sicurezza per operatori e pazienti, l’Intersindacale si
riserva di inoltrare alle autorità competenti una segnalazione circostanziata
sulle problematiche emerse anche per tentare di definire meglio alcuni profili
di responsabilità.
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[Giovedì 1° agosto 2013 | 17:35 - © Quarrata/news]
Dott. Bianchini:
RispondiEliminaa differenza di tanti vorrei rivolgere auguri di buon lavoro ai professionisti che operano nel nuovo ospedale. L'intersindacale medica ha dimostrato, nell'articolo che Lei pubblica, di avere a cuore la professione e i pazienti senza vie mediane. La ringrazio perchè attraverso il suo libero mezzo, ci offre ancora la palpabile sensazione che l'Ospedale nuovo non sia solo un mostro della politica ma anche un futuro cuore pulsante di Pistoia attraverso i suoi Medici e infermieri.
Grazie per la sua libera informazione.
UN OSPEDALE CHE VIENE FATTO IN UNA ZONA DI ESONDO DEL FIUME OMBRONE IN VARIANTE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE, SE NON E' UNA COSA MOSTRUOSA, COME SI PUO'DEFINIRE?
RispondiEliminaDA QUI A POCO NON C'E' TANTO E VEDREMO .......................!