di LUIGI SCARDIGLI
Quattro chiacchiere con Simone Vaccaro, giovane cantautore
pistoiese, all’indomani del suo secondo posto al Festival di Petriano
PISTOIA. Il secondo gradino del podio ottenuto al Festival di
Petriano (Pesaro-Urbino) con la canzone Corri
corri gli è valso la naturale ammissione a quello che si consumerà sulle
rive del Garda.
Simone Vaccaro, 33 anni, pistoiese,
affermato web marketing, alla sua musica, o meglio, alle sue parole, ci crede.
Da sempre. E moltissimo.
«Suono e canto dai tempi del Liceo – mi ha raccontato nella
tarda mattinata Simone, pistoiese, classe 1980 –.
Ero la chitarra e la voce del gruppo String
Beans. Ma non ho mai smesso, anche se ho contemporaneamente curato gli
aspetti della vita dai quali, ahimè, non ci si può esentare: lavoro, soldi,
progetti per la vecchiaia. Alla mia età credo di avere ancora tutto il diritto
e il tempo per vedere di riuscire a sopravvivere facendo quello che mi piace:
scrivere testi da affidare alle voci di altri. Sì, vorrei diventare un autore e
fino ad ora, gli incoraggiamenti ricevuti da fonti più che autorevoli mi
autorizzano a sognare: a svegliarsi e a sciacquarsi il viso, c’è sempre tempo,
no?».
La canzone con la quale Simone Vaccaro
si è presentato al Festival di Petriano in realtà è una composizione a quattro
mani.
«L’ho scritta con Matteo Gaggioli – aggiunge –. Anzi, in verità il testo, impegnato e gradevole (è la
storia di un cecchino in tempo di guerra), è soprattutto farina del sacco di
Matteo, una collaborazione, questa, che al momento sta dando i suoi frutti. Al
Festival di Riva del Garda, al quale parteciperò prossimamente, la mia
esibizione non si avvarrà di una base musicale registrata, ma avrò alle spalle
un gruppo, una band vera e propria ed è la cosa che preferisco».
A Pistoia, in qualità di allievo di
Nick Becattini, Simone Vaccaro ha già avuto modo di esibirsi: spesso in duetto
con Sergio Montaleni, altre volte come membro di formazioni composte da
sessionisti disparati del circondario.
«Sono nato sotto il segno della musica di autore degli anni
’60 e ’70: Mogol su tutti. Poi, oltre alla stuolo di tutti gli altri che hanno
caratterizzato la mia infanzia, è arrivato il rock and roll, battezzato dai
Beatles».
È un ragazzo serio, Simone Vaccaro;
posato, con la testa sulle spalle. Non so se il mondo della musica e dell’arte
si accorgerà di lui e del suo vocabolario, ritagliandoli, casomai, una nicchia
nella quale deporre i suoi sogni: i genitori, però, al momento, possono
sentirsi salvi e ritenersi soddisfatti, in questi tempi da carne da macello!
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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 3 agosto 2013 | 17:42 - © Quarrata/news]
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