di FELICE DE MATTEIS
Il Centro Studi Enti Locali di Pisa e
la sua consulenza sulla compravendita tra
«due soggetti Comune di Pistoia e Fondazione che “non hanno collegamenti fra di
loro”» – L’edificio Q e i 18 appartamenti a Monsummano
PISTOIA. Avevamo detto, nel precedente post sull’acquisto Comune/Capannone
Uniser/Fondazione Caripit, dell’entrata in campo del Centro Studi Enti Locali.
Questa s.r.l. pisana è il passaporto
formale per giustificare l’operazione-acquisto del capannone sede Uniser da
parte della Fondazione Caripit. Lo mostriamo integralmente perché questa “pezza
d’appoggio” giustifica inizialmente, dal punto di vista fiscale, a termini di
imposta, l’operazione “do ut des” fra Comune di Pistoia e Fondazione Caripit,
attori non sappiamo quanto consapevoli, Soci fondatori di Uniser s.c.s.r.l.: ma,
evidentemente, questo Centro Studi Enti Locali non ha ben chiaro il concetto di
conflitto di interessi; quello che vale per il libertino Berlusconi e le sue
amichette, ma non quello che esiste fra “disinteressate” società di interessi,
Comune di Pistoia e Fondazione Caripit.
QUANDO SI DICE
«SUBLIMINALE»
LA CULTURA sessantottardo-comunista,
quella che ci schiacciò dandoci di fascisti per decenni, ma finita, oggi, per
connotarsi e qualificarsi come una melassa più appiccicosa della colla di
pesce, ci scassò i marroni per anni con i suoi slogan e le sue pietanzine
preconfezionate.
Ci
rompeva col subliminale e ci diceva che ci stavano ‘facendo il culo’
imbonendoci con spot drogati.
Oggi
basta leggere i titoli dei quotidiani e seguire i telegiornali per capire il
regresso a cui siamo piombati in mezzo: muore un bimbo e i titoli si
riempiono di angeli; c’è un funerale e si scrive “ci vedrai e ci
proteggerai da lassù”… e altre amene cazzate di varia umanità.
Il
gramscismo, lo storicismo comunista, la chiara e attenta analisi del reale
con disincanto e non con lo smielamento da pie donne del vespro in
paese, sono andati a farsi fottere: del resto questa nostra è la cultura
pettegola e puttana di facebook nonché ciacciona e maldicente di twitter, il
cinguettio del cavolo, per non dir le cose con il loro nome.
E
in questa mistificazione totale della realtà, ecco anche altri segni subliminali
destinati a far presa inconsapevole su chi è bombardato dalla notizia, ma
somaro e incapace di leggere in controluce, perché la scuola dei
sessantottini invecchiati (male) ha incenerito il senso critico e creato una
serie infinta di pigotte bigotte.
Un
esempio? Quell’apparentemente innocuo occhiello in rosso CONTRO L’EMERGENZA
che incensa, con il turibolo laico, un benefattore che dà respiro al settore
delle costruzioni acquistando 18 appartamenti a Monsummano.
Fossimo
negli anni dal 68 in poi, scoppierebbe una incazzatura generale contro queste
forme acritiche di analisi del reale.
I
compagni si strapperebbero i capelli e direbbero che è solo un modo come
un altro di approfittare delle difficoltà del mercato per fare i propri
interessi: come del resto è, perché i quattrini non hanno mai fatto del bene,
hanno sempre e solo arricchito chi era ricco e impoverito ancor più chi era
povero.
Ecco:
quello che mi scandalizza e mi irrita è che a dire queste ovvietà
debba essere proprio io, che comunista non sono mai stato, e proprio ai
comunisti di oggi (si chiamano Pd?) che comunisti non lo sono proprio.
Nemmeno
in un’unghia!
e.b.
|
Osserverete infatti, leggendo il
documento allegato, che secondo questo Centro Studi, «l’operazione (acquisto
del capannone Uniser – n.d.r.) avviene tra due soggetti Comune di
Pistoia e Fondazione che “ non hanno
collegamenti fra di loro”».
Valutate voi se quello di essere
entrambi consorziati nel Consorzio Uniser, che entra nell’operazione solo in
quanto affittuario dell’immobile, non è un collegamento, tanto più se, in
questo Consorzio, la Fondazione Caripit possiede una certa qual fetta, il
Comune di Pistoia il 22,12% ed Uniser vanta circa un milione mezzo di crediti,
scomputabili in affitti richiamati negli atti comunali e non solo come “comodato
di uso” (!) da far valere fino al 31 maggio 2023.
Il resto della favorevole risposta al «…
quesito su vendita immobile e valore normale», che tratta dei meccanismi di
accertamento di valore del fabbricato, lo rimandiamo al lettore esperto di
tecniche di valutazione immobiliare.
Noi possiamo solo dire che i calcoli
sono tipicamente “congrui” in relazione al finale della risposta di questa
capacissima società interpellata che, bontà sua, ci dice che « […] l’immobile
viene venduto non libero da vincoli
e che conseguentemente, da questo dipende la riduzione del valore di cessione».
Non stiamo parlando di Palazzo
Sozzifanti, caro Papa/Papà/Io/Noi/Lui etc. Stiamo solo parlando di €. 2.700.000
di acquisto. Soldi nostri.
Certo, il fine è stato raggiunto,
Uniser fu fatta nascere bene (donde Eugenio), ma vista anche la deliberazione
del 30 luglio 2013 del Consiglio Provinciale che si sgancia dalla Società e
richiede le sue quote, sta finendo davvero male: e i soldi della Fondazione
Caripit assieme ai dieci milioni di titoli spazzatura? Un affare per la
Fondazione ed una fregatura per il Comune e quindi, comunque, una fregatura per
i soci Caripit e per i cittadini tutti?
D’altronde la finanza ha i suoi rischi,
Papa/Papà; può anche sistemare i nati bene: ma non con i soldi pubblici.
Nemmeno qualche spicciolo per sostenere iniziative “compagnesche” al Circolo
Garibaldi, orfani di quel Pci che Pistoia e i suoi leccapiedi hanno
barattato con ex Dc, Ulivini e Margheritini vari.
Che squallore! Meglio 1 milione
700.0000 euro per comprare 18 appartamenti a Monsummano alla Cooper Casa (il
cui Vicepresidente nazionale è Papà Bertinelli, genitore di Samuele, guarda
caso) e divenire, di fatto, una immobiliare/finanziaria con gestori, amministratori,
etc. etc. sempre “ringrazianti”. Attento, Papa/Papà: come dice, giustamente,
Papa Francesco, il Papa vero, i soldi e il potere non si portano nel sudario… e
oltretutto sono stercus diaboli, merda del diavolo!
E anche 50.000 euro di elemosina donati
alla Caritas, con i tempi che corrono…
Alla prossima concluderemo cercando di
spiegare perché, a parer nostro, 2.700.000 euro per l’ acquisto del capannone “Edificio
Q” (sa un po’ di Auschwitz…) in aree ex Breda sono stati solo un “do ut des”.
Con i soldi nostri, però.
[Questo intervento è pubblicato come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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[Giovedì 1° agosto 2013 | 10:26 - © Quarrata/news]
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