giovedì 1 agosto 2013

IVANO, LA FONDAZIONE IMMOBILIARE E L’UNISER (AGLI SGOCCIOLI)


di FELICE DE MATTEIS

Il Centro Studi Enti Locali di Pisa e la sua consulenza  sulla compravendita tra «due soggetti Comune di Pistoia e Fondazione che “non hanno collegamenti fra di loro”» L’edificio Q e i 18 appartamenti a Monsummano

PISTOIA. Avevamo detto, nel precedente post sull’acquisto Comune/Capannone Uniser/Fondazione Caripit, dell’entrata in campo del Centro Studi Enti Locali.
Questa s.r.l. pisana è il passaporto formale per giustificare l’operazione-acquisto del capannone sede Uniser da parte della Fondazione Caripit. Lo mostriamo integralmente perché questa “pezza d’appoggio” giustifica inizialmente, dal punto di vista fiscale, a termini di imposta, l’operazione “do ut des” fra Comune di Pistoia e Fondazione Caripit, attori non sappiamo quanto consapevoli, Soci fondatori di Uniser s.c.s.r.l.: ma, evidentemente, questo Centro Studi Enti Locali non ha ben chiaro il concetto di conflitto di interessi; quello che vale per il libertino Berlusconi e le sue amichette, ma non quello che esiste fra “disinteressate” società di interessi, Comune di Pistoia e Fondazione Caripit.

QUANDO SI DICE
«SUBLIMINALE»

LA CULTURA sessantottardo-comunista, quella che ci schiacciò dandoci di fascisti per decenni, ma finita, oggi, per connotarsi e qualificarsi come una melassa più appiccicosa della colla di pesce, ci scassò i marroni per anni con i suoi slogan e le sue pietanzine preconfezionate.
Ci rompeva col subliminale e ci diceva che ci stavano ‘facendo il culo’ imbonendoci con spot drogati.
Oggi basta leggere i titoli dei quotidiani e seguire i telegiornali per capire il regresso a cui siamo piombati in mezzo: muore un bimbo e i titoli si riempiono di angeli; c’è un funerale e si scrive “ci vedrai e ci proteggerai da lassù”… e altre amene cazzate di varia umanità.
Il gramscismo, lo storicismo comunista, la chiara e attenta analisi del reale con disincanto e non con lo smielamento da pie donne del vespro in paese, sono andati a farsi fottere: del resto questa nostra è la cultura pettegola e puttana di facebook nonché ciacciona e maldicente di twitter, il cinguettio del cavolo, per non dir le cose con il loro nome.
E in questa mistificazione totale della realtà, ecco anche altri segni subliminali destinati a far presa inconsapevole su chi è bombardato dalla notizia, ma somaro e incapace di leggere in controluce, perché la scuola dei sessantottini invecchiati (male) ha incenerito il senso critico e creato una serie infinta di pigotte bigotte.
Un esempio? Quell’apparentemente innocuo occhiello in rosso CONTRO L’EMERGENZA che incensa, con il turibolo laico, un benefattore che dà respiro al settore delle costruzioni acquistando 18 appartamenti a Monsummano.
Fossimo negli anni dal 68 in poi, scoppierebbe una incazzatura generale contro queste forme acritiche di analisi del reale.
I compagni si strapperebbero i capelli e direbbero che è solo un modo come un altro di approfittare delle difficoltà del mercato per fare i propri interessi: come del resto è, perché i quattrini non hanno mai fatto del bene, hanno sempre e solo arricchito chi era ricco e impoverito ancor più chi era povero.
Ecco: quello che mi scandalizza e mi irrita è che a dire queste ovvietà debba essere proprio io, che comunista non sono mai stato, e proprio ai comunisti di oggi (si chiamano Pd?) che comunisti non lo sono proprio.
Nemmeno in un’unghia!
e.b.
Osserverete infatti, leggendo il documento allegato, che secondo questo Centro Studi, «l’operazione (acquisto del capannone Uniser – n.d.r.) avviene tra due soggetti Comune di Pistoia e Fondazione che “ non hanno collegamenti fra di loro”».
Valutate voi se quello di essere entrambi consorziati nel Consorzio Uniser, che entra nell’operazione solo in quanto affittuario dell’immobile, non è un collegamento, tanto più se, in questo Consorzio, la Fondazione Caripit possiede una certa qual fetta, il Comune di Pistoia il 22,12% ed Uniser vanta circa un milione mezzo di crediti, scomputabili in affitti richiamati negli atti comunali e non solo come “comodato di uso” (!) da far valere fino al 31 maggio 2023.
Il resto della favorevole risposta al «… quesito su vendita immobile e valore normale», che tratta dei meccanismi di accertamento di valore del fabbricato, lo rimandiamo al lettore esperto di tecniche di valutazione immobiliare.
Noi possiamo solo dire che i calcoli sono tipicamente “congrui” in relazione al finale della risposta di questa capacissima società interpellata che, bontà sua, ci dice che « […] l’immobile viene venduto non libero da vincoli e che conseguentemente, da questo dipende la riduzione del valore di cessione».
Non stiamo parlando di Palazzo Sozzifanti, caro Papa/Papà/Io/Noi/Lui etc. Stiamo solo parlando di €. 2.700.000 di acquisto. Soldi nostri.
Certo, il fine è stato raggiunto, Uniser fu fatta nascere bene (donde Eugenio), ma vista anche la deliberazione del 30 luglio 2013 del Consiglio Provinciale che si sgancia dalla Società e richiede le sue quote, sta finendo davvero male: e i soldi della Fondazione Caripit assieme ai dieci milioni di titoli spazzatura? Un affare per la Fondazione ed una fregatura per il Comune e quindi, comunque, una fregatura per i soci Caripit e per i cittadini tutti?
D’altronde la finanza ha i suoi rischi, Papa/Papà; può anche sistemare i nati bene: ma non con i soldi pubblici. Nemmeno qualche spicciolo per sostenere iniziative “compagnesche” al Circolo Garibaldi, orfani di quel Pci che Pistoia e i suoi leccapiedi hanno barattato con ex Dc, Ulivini e Margheritini vari.
Che squallore! Meglio 1 milione 700.0000 euro per comprare 18 appartamenti a Monsummano alla Cooper Casa (il cui Vicepresidente nazionale è Papà Bertinelli, genitore di Samuele, guarda caso) e divenire, di fatto, una immobiliare/finanziaria con gestori, amministratori, etc. etc. sempre “ringrazianti”. Attento, Papa/Papà: come dice, giustamente, Papa Francesco, il Papa vero, i soldi e il potere non si portano nel sudario… e oltretutto sono stercus diaboli, merda del diavolo!
E anche 50.000 euro di elemosina donati alla Caritas, con i tempi che corrono…
Alla prossima concluderemo cercando di spiegare perché, a parer nostro, 2.700.000 euro per l’ acquisto del capannone “Edificio Q” (sa un po’ di Auschwitz…) in aree ex Breda sono stati solo un “do ut des”.
Con i soldi nostri, però.

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Giovedì 1° agosto 2013 | 10:26 - © Quarrata/news]

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