giovedì 10 febbraio 2011

AIAS, FLUSSI DI MILIONI VERSO TVL?


PISTOIA. Mentre ieri abbiamo pubblicato la diffida di don Diego Pancaldo all’avvocato Edo Biagini – una diffida con cui il segretario della Fondazione Santa Maria Assunta in cielo chiedeva la resituzione di documenti che Biagini avrebbe indebitamente trattenuto – ecco, oggi, la risposta di Biagini.
Vi si parla di «
centinaia di milioni di vecchie lire dei primi anni ’90, che risultano essere stati utilizzati (senza alcun giustificativo, nel senso più ampio del termine) a beneficio della società televisiva TVL».
Alla luce di queste notizie, è assolutamente necessario sapere – e questo spetta sia ai politici in sede politica, che al magistrato nella sede più appropriata – quante siano state queste centinaiua di milioni che, provenendo dall’Aias, erano anche di origine pubblica.
È su questo che Pistoia – la nostra sonnacchiosa e sorniona
città a misura d’uomo – si deve ora misurare per fare la dovuta chiarezza, perché tutti devono essere uguali dinanzi alla legge e alla collettività.
Si tenga presente che di questa corrispondenza era a conoscenza anche il Vescovo – com’è esplicitamente detto nella mail sottoriportata.
* * *
Oggetto: A Don Diego Pancaldo, segretario della Fondazione Maria Assunta in Cielo Onlus
Da: Avv. Edo Biagini <edobiaginilex@***.com> Date: 31 agosto 2010 23:31
A: pan.diego@***.it
Cc: vescovo@***.it

Caro Don Diego,
mi spiace essere solo ora in grado di rispondere alla tua lettera allegata, datata 19 luglio (ma spedita il successivo 26), con la quale mi chiedi la restituzione di documenti inerenti la Fondazione.
Da un lato, dovrei rallegrarmi per il fatto di ricevere da te, dopo anni, qualcosa di più di due righe e con un minimo di argomentazione.
Dall’altro, ti confesso un certo imbarazzo – e non per me – dinanzi al tenore della tua lettera.
Non mi pare di avere nella mia disponibilità documenti “in copia originale”, che attengano alla attività della Fondazione e meno che mai alla sua fase costitutiva; provvederò comunque a verificare e se del caso ti farò sapere. Tu sai bene, del resto, che l’accesso ad ogni atto o documento della nostra Fondazione mi è precluso da vari anni (me lo scrisse don Renato in suo fax autografo, cui risposi prendendo atto con rammarico, anche se ciò non mi ha impedito di continuare a ricordare il sacerdote così come l’ho conosciuto in 30 anni di rapporto quasi filiale senza alcuna incrinatura).
Per quanto poi concerne, in particolare, il tuo accenno alla vicenda della società Pax et Iustitia S.r.l. – società, non associazione, interamente di proprietà della Fondazione, liquidata ed estinta se non erro attorno al 1996 – concedimi di rimanere quantomeno sorpreso del tuo invito.
Passi per il fatto che tale vicenda non sembrava aver interessato né te né altri, prima di sapere che io ne ero venuto a conoscenza e che avevo avuto modo di esaminare alcuni dei documenti riguardanti quella stessa società.
Non riesco però a comprendere come tu possa rientrare oggi in argomento, per di più in modo vagamente ultimativo, senza spendere una sola parola sulle reiterate richieste di chiarimento che dal maggio 2006 – come risulta dal carteggio allegato – sono state pressantemente avanzate, proprio in ordine a quella “vicenda” della Pax et Iustitia, da ben tre dei nove consiglieri della Fondazione: richieste di chiarimento che sono state sistematicamente eluse dai protagonisti interessati, ma che riguardano centinaia di milioni di vecchie lire dei primi anni ’90, che risultano essere stati utilizzati (senza alcun giustificativo, nel senso più ampio del termine) a beneficio della società televisiva TVL.
Caro amico di un tempo, la mia esperienza in questo contesto sta terminando (quella all’Aias è da tempo finita, ben prima del putiferio da altri provocato).
Dalla tua lettera traspare zelo per la “tutela dell’ordinato svolgimento della vita della Fondazione”. Forse lo stesso zelo che ti ha portato in questi ultimi anni a propugnare in altra sede, con i tuoi stessi voti, licenziamenti in tronco, sospensioni e riduzioni di stipendio – queste ultime anche nei riguardi di un amico fraterno di una vita, che è stato per noi esempio di dedizione all’Aias ed ai suoi ragazzi; e tutto questo per “colpe disciplinari” a mio avviso inconsistenti, ma comunque riguardanti fatti di peso oggettivamente neppure paragonabile rispetto a quello dei trasferimenti di denaro poco sopra ricordati.
Posso allora chiederti, prima di verificare insieme quali documenti siano eventualmente rimasti nella mia disponibilità, di usare appena un po’ di quel tuo zelo per far sì che venga finalmente resa piena, chiara ed esauriente risposta, da parte di chi di dovere, alle numerose domande che sono state ripetutamente formulate in questi anni sulla “vicenda della Pax et Iustitia”?
Ti parlo alla presenza del Vescovo, che legge per conoscenza, se non altro per il ruolo assegnatogli dallo Statuto della Fondazione, e mi aspetto – se dico cose non vere – che tu mi smentisca e mi biasimi severamente; ma anche – se dico la verità – che tu lo riconosca.
Nelle mie preghiere sei sempre presente: non ho mai smesso di sperare che la nostra amicizia di un tempo possa ritrovarsi un giorno nel dialogo e nella verità.
Spero sia così anche per te.
Edo
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[Giovedì 10 febbraio 2011]

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