sabato 26 febbraio 2011

AIAS: SOLUZIONE O ASSOLUZIONE ALL’ITALIANA E ALLA CATTOLICA?


Tutti insieme perché tutto torni com’era?
PISTOIA. Basta leggere l’ultima puntata Aias, per mano di Alberto Vivarelli, oggi, sul Tirreno; basta osservare le dichiarazioni di Bardelli – da cui anche un bimbo capirebbe che quello che il presidente/direttore di tutto ha detto e sostenuto finora, altro non è che un sacco di frottole: o altrimenti non sarebbe d’accordo sul contenuto dell’accordo – e ci rendiamo ineluttabilmente conto che questo è un o il ‘paese dei compromessi’.
Nessuno vuole toccare nessuno.
Solo i comuni e semplici mortali sono tenuti all’assoluto rispetto delle regole, perché, nel caso sfugga loro qualcosa – e ci riferiamo a una fucilata a un uccello di razza protetta (e si tenga presente che chi scrive è più animalista che umanista!) o alla morte di una gattino lasciato, malauguratamente per una signora, all’interno di una macchina d’estate –, arriva sùbito la procura della repubblica e interviene con delle vere e proprie mazzate: assurde, per giunta, perché, nel caso della proprietaria del gatto, ci dovrebbe in primo luogo dire se la signora, che dovette patteggiare, si divertiva abitualmente a far soffocare i propri gatti in auto, oppure se quello era stato solo un caso sfortunato.
Ma l’Italia è questa.
E questa città di Pistoia a misura d’uomo – niente è stato detto di più vero per esempi di vergogna come la storia dell’Aias e mille altri ancora – non si stacca dallo sfondo di un affresco che cade a pezzi: e non solo per le attività di Silvio Berlusconi ad Arcore, ma per molto altro e ancor prima di esse.
È il sistema, questo, che premia chi non è limpido, lineare e corretto.
È il sistema, questo, che investe come un Eurostar chi si trova, malauguratamente per lui, a traversare i binari anche solo nella deprecata ipotesi che non dipenda da sua volontà, ma da un semaforo di passaggio a livello che, chissà come mai, non ha funzionato e non si è acceso.
E a tutto questo contribuiscono indistintamente tutti in questo teatrino dell’Aias, in cui, ormai – è chiaro come la luce del sole – le responsabilità sono di una evidenza tangibile anche per un cieco: un’evidenza che però sembra restare volutamente e universalmente ignorata dai politici locali, alla stampa strutturata (come piace ripetere alla curia pistoiese quando bandisce l’annuale incontro con i giornalisti), allo stesso vescovo (muto dinanzi a tutta la vicenda che finora vede la sua diocesi – se non erriamo – erede naturale dei beni dell’Aias in caso di dismissione), per arrivare in fondo alla scala, all’ultimo ma non ultimo, quel Lo Torvato così rigido e così noto sul web per le sue decisioni di tagli (fate un’interrogazione sul nome e vedrete anche dei bei fotomontaggi), che viene a Pistoia per riportare la pace, ma che, in pratica, è d’accordo a mettere una pietra su tutto, se tutto torna nell’alveo delle regole dell’Aias Nazionale.
Benissimo, caro Lo Trovato.
E a chi ha combinato pasticci, cosa farà, lei? Lo riammetterà e rimetterà in sella come se niente fosse, perché di pasticci continui a farne ancora o per premiarlo? E le angherie di chi si è sentito mandato a quel paese in nome del si fa così perché così si deve fare o in nome di Dio e dei lupi? Le derisioni di Bardelli e delle sue sbuffate da santo perseguitato? Le oscurità che emergono in tutta questa vicenda, come le bolle di metano da una palude in ebollizione, dove andrebbero a finire? Perdonate in nome di chi e di che cosa? Di un simbolico quanto esteriormente cattolico scambiatevi/scambiamoci il segno della pace?
Troppo facile, caro Lo Trovato e cari tutti!
Se è così – e nessuno, a questo punto, può sperare che chiarezza sia fatta davvero –, non meravigliamoci che questo stato sia quello che è; che i suoi politici siano quello che sono; che i suoi capi facciano quello che fanno. E che i cittadini, alla fine della catena alimentare, ma bisognosi di riscatto, abbiano la più profonda disistima di tutto e di tutti, e coltivino a buon diritto il qualunquismo più assoluto.
No. Non meravigliamoci.

Perché è meglio, è più umano, è più giusto essere qualunque, piuttosto che accettare di integrarsi in questa santa e sana società dell’omertà, della reticenza e dell’invito pastorale a comportarsi bene con tutti, fratelli e nemici che non pagano mai!
e.b. blogger
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[Sabato 26 febbraio 2011]

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