di Alessandro Romiti
AGLIANA. Il 12 febbraio ho incontrato il potente assessore Marco Pacini, consolidato nelle legislature di Magnanensi e l’ho giustappunto salutato con la solita cordialità, legata anche ai ricordi degli anni di scuola condivisi.
Conoscendo la sua risoluta convinzione inceneritorista e forte dell’esito dello scoop della denuncia di inquinamento delle coltivazioni di rape gli ho chiesto: «E dunque... ti son piaciute le rape?».
La risposta è stata apparentemente innocua, ma interessante per il velato intento minatorio e di diffida: «State attenti a quel che dite: avete fatto le analisi per tali affermazioni?».
Quindi, quelli del comitato sarebbero dei calunniatori e allarmisti, perché il fatto indimostrato tecnicamente non è provato e si presta a una querela di procurato allarme, dato che le rape denunciate come inquinate non sono state riconosciute tali da Asl 3.
La replica del solerte assessore è ben allineata alle consuetudini e allo stile delle giunte targate Pd, fatto che vale il principio che non conta cosa succede e perché succede, ma chi lo dice.
Da qui è solida l’usanza di stigmatizzare le predicazioni avversarie costringendole all’oblìo, ricercando la diretta confutazione con associazioni a concetti suggestionanti ancorché estranei all’argomento.
Da lì alla messa all’angolo dell’avversario il gioco è fatto rapidamente, il contraddittorio è di fatto negato, con la riaffermazione dello status quo, ovvero il rassicurante trionfo delle predicazioni del palazzo nel più generico e massificato pensiero comune, tanto gradito e apprezzato perché non scomoda la coscienza e l’anima dei pochi che sanno di averla.
L’arte di mandare messaggi subliminali con delle minacce trasversali è proprio un magistero per certi politici e amministratori.
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[Mercoledì 16 febbraio 2011]
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