venerdì 11 febbraio 2011

AIAS, FRA EVASIVITÀ E ZELO LEGALISTICO

PISTOIA. Mentre Il Tirreno sembra aver rimandato, almeno per ora,  la pubblicazione delle sei domande confezionate da Tiziana Gori sulla vicenda Aias – intorno alla quale, purtroppo, la città non solo non sta reagendo, ma sembra voler insabbiare ogni dibattito – continuiamo a mostrare le briciole della diatriba (senza soluzione: un vero e proprio dialogo fra sordi) relativa agli ultimi mesi dello scorso anno 2010.
Le posizioni radicalizzate fanno rilevare un’assoluta chiusura intorno al problema dei rapporti fra Aias-Tvl-Fondazione Maria Assunta in cielo. Se ne rimanda, con molta severità, il giudizio a Dio stesso.
Di fatto dal 1991 al 1995 sembra  che un miliardo e mezzo delle vecchie lire – una cifra esorbitante quindi – sia stato versato dall’Aias di Pistoia alla Pax et Justitia S.r.l. (che aveva, come Amministratore unico, l’ex presidente dell’Aias stessa, Luigi Bardelli) di cui si parla in queste mail.
Una contabilità più orientativa sarebbe così composta: circa 700 milioni sarebbero stati dati per il ‘pagamento di rate di un mutuo Pax et Justitia’ e altri 700 milioni per ‘canoni di locazione’ della villa di Marina di Massa, utilizzata come soggiorno estivo per i portatori di handicap assistiti dall’associazione pistoiese.
La Pax et Justitia era una società interamente posseduta dalla Fondazione Santa Maria Assunta in cielo, di cui don Pancaldo risulta segretario.
Per chiarezza, nessuno, che lo abbia chiesto, ha mai visto il contratto di locazione della villa di Marina di Massa e soprattutto nessuno ha mai saputo che fine abbiano fatto quelle centinaia di milioni versate dall’Aias.
Anche queste mail furono trasmesse per conoscenza al vescovo.
* * *
1.
Da: pan.diego@***.it
Date: 01 settembre 2010 13:49
A: edobiaginilex@***.com


Caro Edo, io rivoglio i documenti di Pax et Justitia che tu hai ritirato a suo tempo dal dott. Lumi, che ebbe incarico di fare l’ordinata chiusura della società. Riguardo al resto giudicherà il Signore, che nessuno può ingannare.
d. Diego
* * *
2.
Da: Avv. Edo Biagini edobiaginilex@***.com
Date: 02 settembre 2010 15:43
A: “pan.diego@***.it”
Ce: vescovo@***.it


Caro Don Diego,
mi spiace per il fastidio del confronto che traspare dalla tua elusiva risposta.
Però, perdonami: non riesco comunque ad individuare un percorso coerente nel tuo atteggiamento.
Per quanto mi concerne, non ho mai “chiesto conto davanti a Dio” ad alcuno: sai bene che è quanto di più lontano dal mio animo pensare di potermi arrogare il giudizio del Signore, che rimane per tutti attesa di timore e di speranza insieme.
Io parlo di doverosi chiarimenti sul rispetto di umanissime regole, in qualche caso di elementari principi di convivenza fra le persone.
Devi riconoscere che, in altre sedi, come ricordavo, non hai rimesso il giudizio alla misericordia di Dio: da amministratore quale sei (in più situazioni) hai ritenuto di esercitare con severità – oltretutto, a mio avviso, molto ingiustamente – il giudizio sulle “regole” violate e sulle relative responsabilità, appoggiando sulla pelle anche di amici cari la lama – talora tagliente e fonte di sofferenza – della “legalità” (di espulsioni, poi sospese dagli organi competenti, non voglio parlare, perché hai taciuto sulla mia richiesta di conoscere il tuo voto).
Io sto chiedendo chiarimenti su questioni che appaiono oggettivamente molto più rilevanti, rispetto agli (inconsistenti) addebiti disciplinari che hanno meritato l’esercizio del tuo zelo punitivo.
Lascia dunque che insista nelle mie richieste, così come persevererò nel pregare per noi.
Edo
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[Venerdì 11 febbraio 2011]

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