di Luigi Scardigli
Ascolta, Renzo. Non piove, per ora.
Non piove su viale Matteotti, salmastro ed arso, non piove su viale Adua, orgoglioso ed irto. Ma è novembre, inoltrato e non è da escludere che il tepore di queste giornate, presto e repentinamente, ceda il posto ad un più tedioso e noioso, ma naturale, rigore invernale, costellato di rigidità climatica e, spesso, pioggia.
Se Giove pluvio dovesse destarsi e accorgersi che è il suo tempo, il tempo della sua vita, prima che il servizio pubblico cittadino della pulizia delle strade dovesse fare il proprio dovere – e non gli straordinari –, l’intera città potrebbe pagare un dazio particolarmente oneroso. Mi spiego. Se dovesse iniziare a piovere con una certa insistenza, classica, in novembre, tutte le foglie secche – che al momento variopingono in modo struggente e altamente fotografico la città, regalando ai suoi cittadini quel meraviglioso strepitìo scaturito dall’incedente calpestamento del giallo/marrone lievemente e poeticamente staccatosi dai rami secchi per venirsi ad appoggiare lungo l’asfalto delle vie – si trasformerebbero in vere e proprie trappole, un mix di mimetico sapone che abitualmente favorisce la perdita dell’equilibrio – soprattutto per i meno giovani come me, ad esempio – e produce rovinose e tragicomiche cadute per terra.
Ma non solo. Perché se la pioggia dovesse bussare alle porte della nostra città con una discreta prorompenza, tutte quelle foglie secche non raccolte, impacchettate e bruciate dagli addetti ai lavori per questo stipendiati, restate romanticamente sull’asfalto, oltre che favorire pericolosissime e cruente boccate in terra, andrebbero automaticamente ad intasare ed occludere le naturali vie di deflusso idrico, come le fognature: pericolosa inibizione questa, che produrrebbe, altrettanto inevitabilmente, l’allagamento di alcune zone.
Domani è un altro giorno, si vedrà; ma se chi di dovere, nelle prossime 24 ore, ripulisse le strade dal quel meraviglioso cromatismo che sono le ex foglie verdi divenute gialle e secche, l’imminente arrivo del freddo e della pioggia sarà soltanto il melanconico preludio all’inverno e ai suoi anziani ripensamenti, senza scivoloni e senza allagamenti.
Ne La città del sole, si sa, c’è anche l’inverno e d’inverno, sovente, piove.
Tu, Renzo, pulisci le strade e prega, prima che qualcosa si muova.
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[Domenica 13 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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