sabato 12 novembre 2011

RIFLETTENDO ANCORA UN PO’ SU BARTOLI


di Luigi Scardigli



Non c’erano i vertici del Pd, l’alta sera, al Melos, a prendere lezioni politiche da un docente universitario, il professor Bartoli – nobile e fortunato per censo –, che non può non saper passeggiare confidenzialmente con la comunicazione.
Non c’erano perché, al suo battesimo ufficiale – un raid aereo, più che una discesa in campo – cosa ci sarebbero dovuti venire a fare? La sala, abitualmente piena, ma non certo gremita come l’altra sera, di persone che aspettano note e pièce, musica e teatro, sembrava invece essere stata prenotata e riservata per un party, una festa di laurea, se rendo l’idea. Bella gente, belle donne (che non guastano mai), media borghesia che non veste griffato, ma elegantemente sì, sorrisi easy sui volti stanchi, ma soddisfatti dei presenti, qualche sigaro, molto tabacco in bustine per fabbricazioni artigianali di sigarette, ma soprattutto persone che io, da ventinove anni a questa parte, da quando vivo a Pistoia, a raduni politici, non avevo mai visto e senza Bartoli sulla scena, sono sicuro che questo non sarebbe mai potuto succedere.
È vero, mancavano i disoccupati organizzati, ieri sera, al Melos, per la prima volta del professore: i più deboli, gli ultimi, gli apolidi delle dispute del terzo millennio, soggetti ai quali Roberto Bartoli ha sempre rivolto lo sguardo, attenzioni che d’ora in avanti però non basteranno più e che il primo autocandidato al ballottaggio delle primarie del centro-sinistra, che surclasserebbe chiunque altro provasse a sfidarlo, e che dovrà presto sostituire con proposte, qualora il Pd facesse un passo indietro e parecchi, a destra e sinistra, e sapesse accoglierlo come l’indispensabile, più che il nuovo.
La situazione è oggettivamente catartica, c’è poco da ridere, ma la chiave di lettura per provare a risolverla non è una maschera grigia rappresentante un teschio (I have a dream, e non I have night mare, ha detto il professore, scomodando M.L. King), ma un sorriso con il quale accogliere il futuro, cercando di trasformarlo in migliore, con tutti quei micro accorgimenti sui quali sembriamo essere d’accordo tutti da sempre, ma che nessuno ha mai voluto prendere in seria considerazione e trasformarli da ciance, parole propagandistiche, demagogia, in fatti.
Roberto Bartoli, anche se non ha potuto non privilegiare il suo lato teatrale – che gli si addice paurosamente –, l’altra sera, nell’ora scarsa di affabulazione pubblica alla prima uscita ufficiale da futuro sindaco della città, ha cominciato ad inanellare i punti critici con i quali non si possono non fare i conti se si vuol contare domani; lo ha fatto con la coscienza, la rettitudine e la lucidità di chi conosce il mondo e i meccanismi che ne regolano la circolazione: quelli puliti e funzionali, che vanno difesi, premiati e incentivati e quelli perversi, che vanno combattuti, condannati e mortificati. Lo ha detto passeggiando sul palco del Melos, come una reincarnazione petroliniana di un trasformista giolittiano del terzo millennio a cui la politica, più che solleticare l’appetito, sembra aver scatenato il prurito, un’insopportabile orticaria che potrà essere placata solo e soltanto quando a dirigere le città ci saranno quelli che possono permettersi il lusso di dare, senza avere alcuna necessità di ricevere.
Ha ribadito l’indispensabilità di un non più derogabile mix tra pubblico e privato, tra una sana e corretta amministrazione della cosa pubblica e una risposta, concreta e affidabile, delle commesse industriali; ma soprattutto, una speranza per chi all’orizzonte non riesce a scorgere i colori pastello. Lo ha fatto sottoscrivendo un patto per alcuni versi poco logico, forse, quasi masochistico, un annuncio che qualcuno, in sala, ha accolto malvolentieri, ma sicuramente ingombrante e parecchio preoccupante, soprattutto per i suoi colleghi, assenti ingiustificati, ieri sera al Melos, di bottega: «O nel Pd e con il Pd, o nulla». Che vuol dire no a liste civiche o a patti trasversali con una parte della città: «Sarò il sindaco di tutti, qualora arrivassi fino al traguardo, ma sarò il sindaco eletto nelle liste del Pd».
I vertici di Botteghe oscure – la patata bollente Pistoia è arrivata sin laggiù, non sto scherzando – sono avvertiti: regolatevi e approfittatene, mi permetto di ribattere al gotha di quei ricchi che hanno sempre sostenuto che i soldi non facessero la felicità: l’occasione è ghiotta, quasi irripetibile.
Il professore si può anche stancare e tornare a fare il docente: buon per i suoi discenti, peggio per noi.
È tempo di pensionamenti, casomai con qualche scivolo d’anzianità, ma certa gente, per favore, riaccompagnatela a casa, ringraziatela pure, per non essere crudeli, ma dìtele anche che quelle nenie con le quali si è incartapecorita la città, non incantano più.
La musica vuole ancora del sano rock and roll e alla batteria, lo sapete, c’è Roberto Bartoli.

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[Sabato 12 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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