di Alessandro Romiti
Decisamente saporiti i contenuti del confronto pubblico partecipato lo scorso giovedì presso la sala del Museo Marino Marini, coordinato dal consigliere comunale di opposizione Alessandro Tomasi e l’esponente della Giovane Italia Francesco Cipriani.
Tra gli esponenti politici locali primus
(ancorché super partes) il rappresentante di Legambiente Pistoia,
Antonio Sessa, con il quale ho il privilegio di essere unito nel gruppo delle
parti civili del processo Tibo-Cappocci per l’inceneritore di Montale.
Non me ne vorrà lo stimato presidente
di Legambiente se l’ho classificato un “esponente politico locale”, ma è
certamente così. Essendo dimostrato come su certi temi (e quello dell’ambiente
è il primo di questi) la “politica” – nel
significato autentico che si lega a polis – si
fa fuori dalle aule consiliari laddove, personalità come il Sessa, riescono a
scuotere nelle fondamenta il sistema opponendogli contestazioni di merito
impercepibili nelle formalità degli atti.
Legambiente ha presentato dieci punti di
sicura rilevanza etica e sociale, riguardanti la promozione di uno stile di
vita più sobrio e dedicato alla preservazione di fattori “indiretti” (la terza
corsia dell’A11 o la cancellazione delle corse sulla Porrettana) che vanno a
degradare la qualità della vita di un’intera comunità.
Ciò detto, interessante è stato
conoscere come nel ventunesimo secolo è stato possibile sbagliare la
costruzione dell’impianto fognario del paese di Pracchia e questo perché,
semplicemente, il progettista (studio di Roma, estraneo) non aveva conoscenza
del luogo (ma il sopralluogo era certamente compreso nella parcella
professionale) e che l’ameno paese, frazione di Pistoia, è sito in montagna e
non in pianura: la metà degli allacciamenti fognari è impedita dall’azione
della forza di gravità, che non permette di far scendere i liquami nel
collettore, erroneamente collocato sull’asse stradale principale del paese,
posto più in alto del piano di scarico.
Il danno economico conseguente? Ve lo
lascio solo immaginare: ma chi ha pagato o chi pagherà?
Altro aneddoto gustosissimo è stato
quello della risposta data dalla Procura della Repubblica sull’esposto relativo
alla vicenda della struttura di snodo della Porta Nuova di accesso alla città:
le rampe sono riconosciute come “fuori legge”, è vero, ma non c’è nessuna
“evidenza penale” (in altre parole, non c’è stato il morto) e quindi si
archivia l’esposto!
Di grande rilevanza è stato l’intervento
dell’assessore all’urbanistica del Comune di Montale Lucio Avvanzo che – forse abbandonato al clima di familiarità del consesso – ha clamorosamente riferito come il Cis, prima dell’avvento
del Sindaco Scatragli (di centrodestra) avesse priorità decisionale rispetto ai
Comuni proprietari. Oggi la condizione è stata riportata alla sua naturale
condizione di esercizio del “controllo” da parte degli enti, sulla gestione del
detestato impianto, grazie all’ingresso di uomini esterni all’apparato di
partito.
Queste e altre amenità sono fruibili in
queste serate certamente alternative e propedeutiche, forse, a permettere di
“scalfire” – e nel tempo di ribaltare – l’imponente
iceberg di un devastante monocolore, radicato a Pistoia da 60 anni.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 26 novembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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