di Luigi Scardigli
Venerdì prossimo, al teatro Manzoni, Luciano Violante – ex
Presidente della Camera, magistrato, politico forte e pacato, uomo serio,
insomma – terrà una sorta di conferenza stampa ad un’élite di
studenti pistoiesi (tutti, nel salone della cultura di corso Gramsci, non c’entrano)
per parlare di illegalità e come provare a combatterla.
La sera dello stesso giorno, poi, le chiacchiere della
mattina prenderanno una piega recitativa, ma al Bolognini, con il debutto, in
prima nazionale, della sua (scritta a quattro mani con quelle di Maurizio
Panici) Cantata per la festa dei bambini
morti di mafia, onore doppio, per la nostra città, visto che l’opera è una
produzione tutta pistoiese e che vedrà sul palco Federico Ciani, Alessia
Innocenti, Rocco Piciuolo, Alice Spisa e Giulia Weber, rappresentazione che
sarà bissata alla stessa ora il giorno successivo e alle 16, la domenica.
Tra i due prestigiosi e importanti eventi se ne inserisce,
nel bel mezzo, un altro altrettanto interessante, ed è quello della mostra
fotografica, sempre nelle sale del Bolognini, allestita da Davide Cerullo, uno
dei pochissimi ragazzi di Scampia, hinterland napoletano con un’altissima
densità criminale, ad aver avuto la forza, il coraggio e la fortuna di riuscire
a sottrarsi dalle grinfie della camorra.
L’esposizione degli scatti di Cerullo, nono di quattordici
figli, viatico eccellente alla criminalità, questo – “Scampia, volti che
interrogano” –, 37enne napoletano autore, tra l’altro, di alcuni libri che
non si discostano dall’inferno napoletano,
che a Scampia ha avuto la disgrazia di crescerci, chiude alla perfezione l’intento
legalitario perché la storia del fotografo/scrittore/camionista calza a
pennello.
Cresciuto nel tristemente famigeratissimo quartiere
napoletano, Davide Cerullo diventa, ben presto, uno dei tanti affiliati alla
cosca partenopea e nel giro di poco tempo conquista soldi, fama e galloni
delinquenziali.
È in una delle permanenze coatte nel carcere di Poggioreale
che il ragazzo ha la possibilità di provare a redimersi: leggenda vuole che
tutto nasca dal fatto che durante un periodo detentivo, Cerullo trovi, sulla
sua branda, un Vangelo, lettura, questa, che scatena, improvvisamente e
incontrovertibilmente, una vera e propria conversione, non tanto al
Cristianesimo, ma alla civiltà.
Da qualche anno infatti, Davide Cerullo, camionista, è
felicemente sposato con Chiara, dalla quale ha avuto, in dote e soprattutto
impegno, Alessandro e Chiara, i due figli che lo hanno ricondotto sulla via più
dura e faticosa ma percorribile a testa alta, quella dell’onestà.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 21 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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