di Luigi Scardigli
Luciano Violante |
Luciano Violante e Davide Cerullo sono
due facce, ma non le uniche, del progetto legalità. Il primo è un autorevole
politico, da sempre in prima linea sul fronte che combatte la criminalità; il
secondo invece ha avuto la fortuna, rispetto al primo, di essere stato su
entrambi i fronti: è cresciuto in una famiglia troppo grande (14 figli), per
essere seguita, ed è stato allevato con le cure amorevoli della camorra, che
non gli ha mai fatto mancare nulla.
Fino a quando è stato con loro. Ora, però,
l’ex guaglione, dopo due detenzioni nel carcere di Poggioreale, è riuscito a
passare, di soppiatto, dall’altra parte, ma senza nascondersi, senza pentimenti
plateali.
Li ho incontrati, a pochi metri l’uno
dall’altro, al piccolo teatro Bolognini: il primo scortato da agenti della
Digos, il secondo no. Ma seppur con un linguaggio e soprattutto una teatralità
diametralmente opposti, mi hanno detto all’incirca le stesse cose.
«C’è solo un modo per come poter combattere la criminalità
organizzata in un paese con un alto tasso di collusione politica – mi ha detto
Luciano Violante –: garantire a tutti i servizi fondamentali; scuola, lavoro,
assistenza».
«Vivo in provincia di Modena, con mia moglie e i nostri due
figli – ha replicato, poco dopo Davide Cerullo, l’ex camorrista divenuto
fotografo e scrittore, ma da sempre teatrante inconsapevole – e non vedo l’ora
di tornare a vivere a Scampia: è lì che voglio stare ed è lì che i miei figli
desiderano crescere».
Davide Cerullo |
«La seconda volta che sono entrato a Poggioreale – dice
ancora Cerullo – ho avuto la fortuna di essere messo nel padiglione Avellino e
non quello Genova, che mi sarebbe spettato; è lì ho incontrato la crema dei
boss del napoletano, che mi hanno insegnato quello che la strada non mi aveva
ancora fatto imparare; quando sono uscito ero un camorrista esemplare, disposto
a tutto. Poi, la fortuna, ha voluto incontrarmi una seconda volta e su una
branda del carcere ho trovato una Bibbia; ne ho letto, quasi di nascosto,
alcune pagine e ancor più clandestinamente sono riuscito a capirle. Oggi sono
qui, a raccontarvi il bene di Scampia, non il male: quello lo conoscete tutti,
anche se da lontano non potete nemmeno immaginarlo».
«Il cammino è ancora difficoltoso e lungo – aggiunge Luciano
Violante -, ma non possiamo certo arrenderci, soprattutto ora. Conosco molti
dei ministri del nuovo Governo, in particolare Profumo: si può essere
ottimisti, ci sono tutte le condizioni per dare a questo paese il volto che
merita».
«Ho paura, sempre – sottolinea Davide Cerullo –. Potrebbero farmela pagare da un momento all’altro, ma ho
scelto di conviverci con il terrore, perché è giusto che paghi il dazio di un’adolescenza
sbagliata: guadagnavo un milione al giorno, a sedici anni; trenta milioni al
mese. Non mi mancava nulla, avevo il mondo tra le mani, ma ricordo anche
perfettamente il modo che mi garantiva quel tenore di vita: andavo nelle case a
ritirare soldi e merce, senza guardare in faccia nessuno; se c’era da dare
lezioni, si davano, chiunque ci fosse ad assistere. Devo rimborsare tutti quei
bambini che ho visto tremare, devo rimborsare tutti i bambini di Scampia
affinché un giorno, loro, possano sentirsi finalmente bambini e basta, e non
giovani soldati. In che modo? Stando lì, garantendo a quel meraviglioso
quartiere, che pullula di persone che credono che un altro mondo sia possibile,
un’altra possibilità».
Luciano Violante non abita a Scampia e
non ci vivrà mai, probabilmente, ma se riuscirà a ripulire l’animo di alcuni
suoi colleghi di Palazzo, sporco e colluso come tanti ex amici di Davide Cerullo,
chissà, un giorno, Scampia, sarà bella come Capri, anzi, come Scampia.
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Le foto sono di Francesca Marchiani.
[Venerdì 25 novembre 2011 – ©
Quarrata/news 2011]
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