venerdì 25 novembre 2011

UNA SCAMPIA BELLA COME CAPRI. ANZI, COME SCAMPIA


di Luigi Scardigli

Luciano Violante


Luciano Violante e Davide Cerullo sono due facce, ma non le uniche, del progetto legalità. Il primo è un autorevole politico, da sempre in prima linea sul fronte che combatte la criminalità; il secondo invece ha avuto la fortuna, rispetto al primo, di essere stato su entrambi i fronti: è cresciuto in una famiglia troppo grande (14 figli), per essere seguita, ed è stato allevato con le cure amorevoli della camorra, che non gli ha mai fatto mancare nulla.
Fino a quando è stato con loro. Ora, però, l’ex guaglione, dopo due detenzioni nel carcere di Poggioreale, è riuscito a passare, di soppiatto, dall’altra parte, ma senza nascondersi, senza pentimenti plateali.
Li ho incontrati, a pochi metri l’uno dall’altro, al piccolo teatro Bolognini: il primo scortato da agenti della Digos, il secondo no. Ma seppur con un linguaggio e soprattutto una teatralità diametralmente opposti, mi hanno detto all’incirca le stesse cose.
«C’è solo un modo per come poter combattere la criminalità organizzata in un paese con un alto tasso di collusione politica – mi ha detto Luciano Violante –: garantire a tutti i servizi fondamentali; scuola, lavoro, assistenza».
«Vivo in provincia di Modena, con mia moglie e i nostri due figli – ha replicato, poco dopo Davide Cerullo, l’ex camorrista divenuto fotografo e scrittore, ma da sempre teatrante inconsapevole – e non vedo l’ora di tornare a vivere a Scampia: è lì che voglio stare ed è lì che i miei figli desiderano crescere».
Davide Cerullo
«La seconda volta che sono entrato a Poggioreale – dice ancora Cerullo – ho avuto la fortuna di essere messo nel padiglione Avellino e non quello Genova, che mi sarebbe spettato; è lì ho incontrato la crema dei boss del napoletano, che mi hanno insegnato quello che la strada non mi aveva ancora fatto imparare; quando sono uscito ero un camorrista esemplare, disposto a tutto. Poi, la fortuna, ha voluto incontrarmi una seconda volta e su una branda del carcere ho trovato una Bibbia; ne ho letto, quasi di nascosto, alcune pagine e ancor più clandestinamente sono riuscito a capirle. Oggi sono qui, a raccontarvi il bene di Scampia, non il male: quello lo conoscete tutti, anche se da lontano non potete nemmeno immaginarlo».
«Il cammino è ancora difficoltoso e lungo – aggiunge Luciano Violante -, ma non possiamo certo arrenderci, soprattutto ora. Conosco molti dei ministri del nuovo Governo, in particolare Profumo: si può essere ottimisti, ci sono tutte le condizioni per dare a questo paese il volto che merita».
«Ho paura, sempre – sottolinea Davide Cerullo –. Potrebbero farmela pagare da un momento all’altro, ma ho scelto di conviverci con il terrore, perché è giusto che paghi il dazio di un’adolescenza sbagliata: guadagnavo un milione al giorno, a sedici anni; trenta milioni al mese. Non mi mancava nulla, avevo il mondo tra le mani, ma ricordo anche perfettamente il modo che mi garantiva quel tenore di vita: andavo nelle case a ritirare soldi e merce, senza guardare in faccia nessuno; se c’era da dare lezioni, si davano, chiunque ci fosse ad assistere. Devo rimborsare tutti quei bambini che ho visto tremare, devo rimborsare tutti i bambini di Scampia affinché un giorno, loro, possano sentirsi finalmente bambini e basta, e non giovani soldati. In che modo? Stando lì, garantendo a quel meraviglioso quartiere, che pullula di persone che credono che un altro mondo sia possibile, un’altra possibilità».
Luciano Violante non abita a Scampia e non ci vivrà mai, probabilmente, ma se riuscirà a ripulire l’animo di alcuni suoi colleghi di Palazzo, sporco e colluso come tanti ex amici di Davide Cerullo, chissà, un giorno, Scampia, sarà bella come Capri, anzi, come Scampia.

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Le foto sono di Francesca Marchiani.
[Venerdì 25 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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