lunedì 28 novembre 2011

QUESTA NOSTRA TRAGICA AVVENTURA EUROPEA



Le letture di stamattina non confortano neppure se il Fmi è pronto a sganciarci un prestito di 600 miliardi, auspice – come si legge – il nostro grande Draghi.
Questo prestito, che ci verrebbe concesso a condizione che facciamo alla svelta a lavorare di accetta, dovrà però essere rimesso e, comunque, costerà sangue sempre ai soliti.
Non ci piace neppure l’idea di un’Europa a due velocità o, se vogliamo, di prima e di seconda classe (ma forse anche di terza e quarta): «un nocciolo duro di paesi virtuosi che oltre a Berlino e Parigi coinvolga l’Olanda, la Finlandia, il Lussemburgo l’Austria e (forse) l’Estonia» – come scrive Ferruggia su La Nazione, e un altro vagone di paria o un carro-bestiame su cui far salire, nelle intenzioni di Merkozy, anche l’Italia – magari insieme alla Grecia e alla Spagna. Un’Italia che – per usare una poco elegante espressione di Bossi – fa schifo ai partner più dotati, dalla serafica e rotonda Angela (che sembra una cherubina, ma non la è), a un segaligno Sarko, che ha tutte le caratteristiche del suo essere ongaro di sangue.
Non ci vogliono bene. Non ce ne hanno mai voluto e non ce ne vorranno mai. Perché è difficile attovagliare al solito desco forze di per sé concorrenti. L’Italia è sempre stata una spina nel fianco per Germania e per Francia, non nascondiamocelo solo perché Prodi, al momento di entrare in Europa, pensò – e disse, anche – che dovevamo saltare il fossato e far comunella costasse quel che costasse.
Il conto è arrivato. E i risultati si vedono ora che Obama – buono buono, ma seduto dinanzi alla nostra porta come un orso del parco nazionale di Yellowstone – sta aspettando la torta messa a freddare sul davanzale della nostra finestra: che l’eurozona salti, scoppi, vada in frantumi.
E la finanza, quella senza scrupoli, gli ha finora teso una mano, a nostro avviso con informazioni fasulle, valutazioni teleguidate e creazione di pànico appropriato all’interno di quel campo magnetico curvo e anomalo che è la borsa: buona a far fare quattrini a chi ne ha togliendoli a coloro che ne hanno pochi, ma che, investendo i loro spiccioli, finiscono per perdere anche quei pochi che hanno. Perché i ricchi, proprio come zio Paperone, contano di raccattare gli spiccioli dei poveri: e, poiché i poveri sono infiniti, diventano, in questo modo, enormemente più ricchi. È una semplice questione di quantità.
Il progetto Merkozy – smettiamo di pensarla diversamente – è quello di estrometterci dalla vera Europa e di lasciarci al tavolo del Monopoli, con i soldini di cartastraccia. E nessuno guarderà in faccia neppure Supermario, l’osannato deus ex machina di sinistre e centri in fibrillazione prepasquale.
Altrove Piero Formica, sempre su La Nazione, scrive che per salvarci occorre anche che ricorriamo a due regole di buongoverno:

La prima – la chiamiamo regola del 25 per cento – è quella che raccomandava Maynard Keynes. Il quale riteneva che il governo non dovesse prelevare dal reddito nazionale più del 25 per cento (oggi siamo al doppio) e che il bilancio statale dovesse essere normalmente in avanzo (mentre abbiamo moltiplicato i disavanzi e accumulato il terzo debito pubblico del mondo).
La seconda regola – la chiamiamo zero intermediari – prescrive che la spesa pubblica non vada utilizzata per montare la maionese delle norme e dei regolamenti a nutrimento di uno sciame di professionisti che svolgono il ruolo di intermediari tra le amministrazioni pubbliche che quella spesa erogano e gli innovatori che dovrebbero beneficiarne. Poco va ai diretti interessati, molto nelle tasche dei consulenti e delle agenzie d’intermediazione.

La seconda regola (che ci ha dissanguato e continua a farlo) è quella che – nelle nostre querele quotidiane – investe anche la proliferazione dei dirigenti negli enti pubblici: un vero mucchio di zecche, volute da Bassanini, e rivelatesi solo una realtà inutilmente e pericolosamente parassitaria.

E in un quadro così turbato, non è il caso di pensare che chi vive di speranza…?

e.b. blogger
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[Lunedì 28 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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