di LUIGI SCARDIGLI
ORA CHE anche il popolo brasiliano ha definitivamente ripudiato il
calcio come sonnifero, il primato
mondiale del torpore è tutto nostro: siamo gli ultimi.
Sì, perché nel bel mezzo della Confederation Cup e alla viglia dei Mondiali
di calcio 2014, il popolo dei penta
campeon du mundo si è definitivamente rotto di sapere che il loro Paese sa
esportare soltanto calciatori, carnevale e donne dai lati B vertiginosi e che
tutti quelli che non giocano a pallone, che non sfilano sui carri allegorici e
le donne non statuarie, sono, ahiloro, costretti a vivere nella miseria e nella
disperazione.
A Rio de Janeiro e dintorni, infatti,
il popolo brasiliano è sceso nelle vie.
Al suo fianco i gendarmi, in tenuta
anti sommossa, certo, ma che hanno capito che in piazza, stavolta, non c’erano
gli ultrà, i vandali, i ninos de rua,
ma un popolo intero che rivendica e reclama la propria dignità e che al posto
dei verde-oro che incantano il mondo con le finte di Neymar e Fred, vorrebbero
non veder aumentare il prezzo del biglietto dei trasporti, ad esempio.
Da noi invece, la protesta, è contro
Cavani, el matador, il goleador che
dopo aver esaltato la folla del San Paolo, ha fatto sapere di preferire di
giocare nel Real Madrid anziché a Napoli, dalla prossima stagione e per questo,
nelle vie della città, sono apparsi, puntuali e minacciosi, gli striscioni Cavani vattene.
I camorristi, invece, possono restare.
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[Venerdì 21 giugno 2013 | 8:07 - © Quarrata/news]
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