di LORENZO CRISTOFANI
PISTOIA. Prossimamente non sarà più aperta, ai cittadini e ai
turisti, la pittoresca chiesina di San Michele in Cioncio, tra via De’ Rossi e Piazza
della Sapienza.
L’edificio, di proprietà della
parrocchia dello Spirito Santo, o più propriamente Sant’Ignazio, e appartenente
alla serie delle tipiche chiese del romanico pistoiese con la copertura dell’abside
in ardesia, ha ospitato la fraternità di
cristiani di San Michele in Cioncio, sottoscritta dal Vescovo Simone
Scatizzi e dal priore Nelvio Catania nel 2005.
Questa particolare denominazione indica
una precisa forma di stare insieme per vivere gli elementi fondamentali della
comunità cristiana e fortificare la fede, con precisi fondamenti
evangelici.
Ci sono dei legami di reciprocità e
vincolanti, sanciti per l’appunto da uno statuto, come nel caso di San Michele
in Cioncio, dove furono Nelvio Catania, Daniele Forte e Simone Borchi a
costituire la fraternità, che è aperta comunque a chiunque intenda ricevere una
formazione di un certo spessore e vivere da cristiano nella chiesa.
Si tratta infatti di una organizzazione
“di frontiera”, né parrocchia né istituzione ufficiale, che offre, tra le varie
possibilità, la riscoperta del significato autentico della veglia non come fuga
dalla realtà ma come sua trasformazione. Non esiste infatti solo la veglia
della movida cittadina, per altro limitrofa alla chiesetta, il cui retro è
usato troppo spesso come pisciatoio a cielo aperto, similmente ad altre
stradine centrali, dai viveurs
notturni del centro; esiste anche – ed è piacevole sapere che è attivo – un gruppo di persone, né associazione né movimento che
vuole vivere per conto suo, aperto alla coltivazione dello spazio interiore.
Adiacente all’aula una porta conduce in
una stanza, sempre di pertinenza della parrocchia, e negli anni è stato
ricavato un piccolo bagno, in luogo di una vetusta caldaia. Per ovviare al
rigore invernale è stato addirittura predisposto, su parte del pavimento della
chiesa, un pannello
radiante elettrico, soluzione ottimale dal punto di vista del benessere
e della gestione energetico-impiantistica complessiva, eventualmente da esportare,
anche nella versione a parete ed infrarosso, in altre strutture del patrimonio
ecclesiastico che da anni si trovano in contesti di discomfort, energivori al
massimo ed economicamente insostenibili.
In attesa che siano ultimati i lavori
di ristrutturazione nei locali diocesani di “Il Tempio”, la fraternità di S.
Michele in Cioncio dovrebbe trovare ospitalità presso la chiesa di Santa
Chiara, all’interno cioè del Seminario Vescovile.
Ancora un volta torna prepotentemente
alla ribalta il tema del patrimonio
monumentale di Pistoia, tra restauro
riuso e abbandono: si nota in questo caso l’impellenza di far comunicare i
principali proprietari di questo patrimonio – parrocchie, Curia, capitolo della
cattedrale di San Zeno – affinché, ovviamente d’intesa e in accordo con le
istituzioni cittadine e gli enti che potrebbero – e dovrebbero per statuto – valorizzare i beni culturali storicizzati, le tante e varie
chiesette pistoiesi potessero avere un utilizzo, se non rispettoso dei valori
che le hanno portate alla luce, per lo meno compatibile col contesto medioevale
del tessuto urbano. Tessuto urbano, è bene far presente, che sicuramente fino
ad oggi e grazie alle fraternità quotidianamente presente, ha potuto mostrare
ai visitatori il gioiellino di San
Michele in Cioncio – come attestato dal
libro verde delle firme all’interno – e che
con la sua chiusura perderà certamente un po’ di ricchezza e vivacità.
Per questo più che complesso tema
cittadino, in definitiva, una programmazione seria, una forte volontà politica
ed una notevole consapevolezza diffusa rimangono il presupposto per rendere
propositivo il neo costituito ufficio per la città storica, anche con
ricadute turistiche e quindi economiche.
Investire in questo settore con una
politica culturale ampia e integrata servirà a rinforzare l’identità
territoriale e rendere ancora più attrattiva Pistoia, visto che l’eccellenza e
la qualità, tra le poche carte da noi spendibili, sono gli unici investimenti
remunerativi nel tempo che mantengano un certo valore aggiunto.
Per la cronaca anche la chiesetta di San Biagino,
abbandonata e in condizioni più che precarie, è di pertinenza della parrocchia
di Sant’Ignazio/Spirito Santo.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 22 giugno 2013 | 19:09 - © Quarrata/news]
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