di LUIGI SCARDIGLI
I pistoiesi in cerca di ristoro sulla Porrettana – Al
Signorino si può anche cantare, parola di Susanna Pecchioli
SIGNORINO. Tra non molto, a coronare il loro amore, arriverà Lorenzo.
Susanna e Paolo sono sposati da cinque anni, da quando insieme hanno deciso di
prendere in gestione il bar Il Signorino,
punto omonimo storico e strategico lungo la Porrettana, a dieci chilometri da
Pistoia, per camionisti, bikeristi e insofferenti al caldo. E cantanti.
«Senza mio marito – racconta Susanna Pecchioli, 35 anni,
dalla consolle del suo impianto volante per karaoke –, questa passione che nutro e che avrei voluto coltivare da
sempre, sarebbe rimasta lì, nel cassetto, in quello dove ho anche riposto,
forse per sempre, la mia arte orafa, nella quale mi sono diplomata, tanti anni
fa, all’Istituto d’Arte».
Si capisce che Susanna Pecchioli è in
dolce attesa. Per il resto, a vederla saltabeccare tra un tavolo e un altro a
prendere e portare ordinazioni o a salutare, gioiosamente, quel nugolo
copiosissimo di amici che vengono a trovarla, ma soprattutto scrutandola mentre
prepara al karaoke la canzone che affiderà all’interpretazione di un
improbabile cantante, si stenterebbe davvero a credere che tra qualche mese
diventerà mamma. E per la prima volta.
«Vado a scuola di canto a Prato da circa un anno – continua a
raccontare Susanna, mentre lungo il piccolo schermo collegato all’impianto
fonico del karaoke scorrono le parole di uno dei motivi più famosi di Arisa –, ho ancora un sacco di cose da imparare, ma inizio a vedere
e soprattutto sentire i primi frutti. Mi esibisco in feste private, canto a
cerimonie e vivere di musica mi piacerebbe. Ma è un sogno che stride con la mia
più totale allergia al mondo dello spettacolo, fatto di falsità, compromessi,
baratti, ipocrisie».
Dopo la canzone di Arisa, le decine e
decine di persone che riempiono i tavolini fuori dal bar, tra la vetrata e la
strada statale, le chiedono se sia possibile tentare l’esibizione di Amore grande, di Claudio Baglioni. Il
microfono, senza fili, se lo prende un signore di mezza età, che noncurante
delle numerose difficoltà interpretative del motivo, soprattutto per quel che
riguarda i bassi, resta addirittura seduto, durante l’esibizione.
«Alcuni nostri amici – continua a raccontarmi Susanna – sono
come noi, amanti della musica e spesso, la sera, soprattutto d’inverno, ci
ritroviamo a casa nostra a cantare. D’estate abbiamo deciso di cogliere due
piccioni con una fava: cantiamo, divertendoci tutti insieme, come sempre e
nello stesso momento ingrossiamo la clientela: ce n’è tantissima di gente,
sufficientemente intonata, che aspetta i momenti karaoke per dar libero sfogo
alla propria passione e misurarsi con il gradimento degli altri».
Con le temperature proibitive che in
questi giorni opprimono la città, al Signorino, probabilmente, il pienone, la
sera, lo registrerebbero comunque, i titolari. Il karaoke di Susanna però è un
motivo in più per decidere di prendere la macchina, alzarsi qualche centinaio
di metri sopra il livello del mare e, oltre che respirare con meno ansia, dare
anche libero sfogo a passioni adolescenziali il più delle volte soffocate,
scambiate, represse. Qualcuno non canta affatto male, altri decisamente meno.
Ma al termine delle singole esibizioni, più o meno consone ad un’esibizione
pubblica, dalla gente disposta confusamente attorno ai tavoli, partono gli
applausi. Altrove, quel rumore registrato e amplificato e quelle voci, a volte
stridule, risulterebbero fastidiose oltre ogni ragionevole sopportazione. Lì,
al Signorino invece, le sere d’estate quando il caldo della città è
insopportabile, pare appartenere al piacere della brezza appenninica, come se
oltre al fresco che soffia dal mare e che giunge lungo la dorsale verde che
separa la Toscana dall’Emilia, il servizio
offrisse anche il karaoke, senza spese aggiuntive.
È finito un altro brano. Susanna si
scusa per l’ennesima volta, ma deve interrompere la conversazione e caricare,
sul computer, il brano successivo. Prima di alzarsi si tocca, istintivamente la
pancia. Ne approfitto per chiederle se sia felice.
«Sì, molto – mi risponde con un sorriso che coniuga serenità
e soddisfazione –. Credo di aver sposato l’uomo che il cielo aveva disegnato
per me. Ed io credo di essere la metà che mancava a lui. Di tutto il resto so
ben poco. O nulla».
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 4 agosto 2013 | 08:55 - © Quarrata/news]
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