martedì 30 ottobre 2012

COLDIRETTI. ART. 62, LUCI E OMBRE SUL COMPARTO VIVAISTICO PISTOIESE


L’applicazione immediata nel settore vivaistico pistoiese, invece di produrre la riduzione dei tempi di pagamento, potrebbe creare una situazione di stallo e di forti tensioni finanziarie, con ripercussioni negative su ciò che rappresenta oltre il 30% del Pil toscano

PISTOIA. A meno di una settimana dall’entrata in vigore dell’articolo 62 della legge 27/2012, che ha riscritto di fatto le norme per la compravendita dei prodotti agricoli in Italia, introducendo sia la forma scritta nei contratti che scadenzando con rigore le tempistiche di pagamento, la Coldiretti di Pistoia traccia un primo bilancio degli effetti della norma.

L’impianto legislativo, che recepisce direttive comunitarie che hanno già prodotto i loro effetti in altri paesi europei, risulta pienamente condivisibile in quanto regolamenta, entrando nel merito, una serie di atavici usi che di fatto legittimavano posizioni di potere ben lontane dai principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni.
Una norma che quindi nasce per porre un argine in primis allo strapotere della Grande Distribuzione Organizzata nei confronti delle imprese agricole loro fornitrici, che sia con contratti capestro, che con dilazioni di pagamento molto lunghe, di fatto hanno determinato una situazione insostenibile.
Il florovivaismo di Pistoia sta vivendo, purtroppo, con preoccupazione ed incertezza l’entrata in vigore dell’ art. 62, infatti nella sua applicazione nei rapporti commerciali tra imprese agricole si evidenziano una serie di possibili problemi connessi alla gestione delle transazioni economiche, specialmente in un contesto di grave crisi economica che ha ridotto in maniera preoccupante la liquidità delle imprese, le quali inoltre, stanno incontrando serie difficoltà anche a ricorrere ad ulteriore credito bancario. Il vivaismo pistoiese rappresenta una realtà unica in Italia e ben diversa da quella che vuole combattere la norma. A Pistoia esiste una filiera che ha delle peculiarità basate su usi consolidati, che vedono nei rapporti tra le imprese agricole una rete fitta di interscambi finalizzati alla crescita di piante, che si concludono con una tempistica ben lontana da quella rigidamente dettata dalla norma.
Il rischio che ne deriva è che l’applicazione tout court nel settore vivaistico pistoiese dell’art. 62, invece di produrre l’auspicata riduzione dei tempi di pagamento, possa creare una situazione di stallo e di forti tensioni finanziarie, che potrebbero portare alla messa in crisi di un comparto che occupa ben 10.000 lavoratori e rappresenta oltre il 30% del Pil toscano.
Il fittissimo tessuto connettivo e relazionale commerciale operante nel pistoiese è costituito infatti da centinaia di imprese agricole che allevano piante ornamentali e fiori, che sono sia subfornitori tra loro, sia allevatori di piante di cui si occupano per un ciclo vegetativo più o meno poliennale, dove la mera transazione economica avviene con regole e consuetudini diverse e con tempistiche dettate dalla lunghezza dei cicli produttivi e da una filiera che richiede ingenti investimenti a partire proprio dal capitale terra, che nel pistoiese quota mediamente €. 250.000 per ettaro.
Pertanto pur condividendo appieno l’impianto normativo derivato dall’Art. 62, che avrà effetti molto importanti per riequilibrare la filiera dei prodotti agroalimentari, la Coldiretti di Pistoia esprime una certa preoccupazione derivante dall’impatto che gli effetti immediati di questa norma potranno produrre sul distretto vivaistico, che viene riconosciuto come un fiore all’occhiello dell’agricoltura toscana, in grado di esprimere esternalità che vanno ben oltre la mera produzione di piante e fiori, ma che rappresenta un vero e proprio attrattore di investimenti ed un motore di sviluppo per tutta l’economia provinciale.
Coldiretti Pistoia
[comunicato]
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[Martedì 30 ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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