PISTOIA. I candidati pistoiesi di Fermare il declino hanno così risposto ad alcune delle domande poste da Lorenzo Cristofani (vedi):
1 – Dopo la sentenza della Corte Costituzionale anche il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima la nuova tariffazione del servizio idrico integrato, che intende clamorosamente aggirare l’esito del referendum del giugno 2011 dove votarono 27 milioni di italiani per sostenere la ripubblicizzazione del servizio. Quale è la posizione e l’impegno che intende assumere per affrontare questa fondamentale questione di democrazia, politica e legalità?
Noi siamo per uno stop alle municipalizzate che siano per l’acqua o per qualsiasi altro Servizio. C’è stato un referendum ne va rispettato l’esito, ma quel referendum aveva forti aspetti di demagogia.
Sì è andato a votare per abbattere il tasso di remunerazione del capitale investito cioè per gli investimenti fatti o da fare all’interno delle Ato: poiché la nuova tariffazione viene demandata dal 2012 all’Authority nazionale, l’effetto del referendum è stato abbattere di fatto gli investimenti più o meno privati sugli impianti e sortire una differenza complessiva di rimborso per gli utenti di 5 euro a valere sul periodo luglio-dicembre 2011. Le stesse Ato dovranno remunerare il capitale investito al vecchio tasso del 7%. Questa operazione di fatto blocca gli investimenti e le manutenzioni più onerose in quanto non sostenibili adeguatamente. Si è fatto appello a concetti alti di democrazia e legalità demonizzando il privato, ma nessuno sembra curarsi del rischio che dai rubinetti poi esca acqua all’arsenico o terrosa. Togliamo invece qualche manager dai vari livelli di responsabilità e mettiamo qualche operaio in più, oltre a programmare maggiori e più efficaci interventi sulle reti idriche. Vi sono fior fiore di piccole aziende che operano nella ricerca nella depurazione nel controllo delle acque che mettono a disposizione la loro opera qualificata, perché non dovrebbero lavorare per un’azienda pubblica?
2 – Cosa pensa della tassazione della prostituzione, pratica comune in quasi tutti i paesi europei più sviluppati socialmente e democraticamente? Autorevoli studiosi hanno dimostrato che le regolamentazione di questa figura professionale, e dei relativi obblighi ed adempimenti sia fiscali che sanitari, permetterebbe entrate di 30 miliardi annui nelle casse dello Stato, oltre ovviamente a debellare lo sfruttamento e la schiavitù di migliaia di donne deboli e sotto ricatto. Le sembra una proposta di progresso e perché?
Ritengo che la legalizzazione di qualcosa precedentemente vietato porti sempre ad un suo naturale svilimento. La prostituzione è gestita dalla malavita, come noto: se con una regolarizzazione riuscissimo a migliorare la vita di tante “schiave del sesso”, migliorare le entrate contributive e migliorare la sicurezza delle nostre strade, sarebbe una via da percorrere. Si tratta di condividere questo tema in una convergenza d’intenti più ampia possibile tra le forze politiche.
3 – Una classe dirigente che ha studiato la storia, anche en passant, sa che il Senato della Repubblica è un relitto del costituzionalismo ottocentesco che, accanto alla rappresentanza eletta dal popolo aveva posto un organo legislativo nominato dal re per controllare cosa si decideva nell’altra Camera. I costituenti avevano infatti guardato al passato, forse alla rappresentanza delle classi – camera dei Lord e dei comuni – non al futuro quando previdero le due assemblee legislative; si può pertanto sintetizzare, per dirla alla Umberto Nobile, che “se le due camere sono d’accordo, la seconda è superflua, se sono in disaccordo la bicameralità è dannosa”. Quale è in merito la sua eventuale proposta di riforma e l’esame storico-prospettico che la sorregge?
Non credo sia un problema di funzionalità legislativa dello Stato, ma dell’evidenza della necessità di una ristrutturazione del nostro sistema politico: abbiamo un sistema legislativo pesante e macchinoso che andrebbe ristrutturato e reso più funzionale. Eliminare non vuol sempre dire velocizzare: una Camera dei Deputati con poteri deliberativi e una Camera delle Autonomie o delle Regioni Federali con poteri consultivi vincolanti potrebbe essere l’ideale. In ogni caso, però, con una rappresentanza più che dimezzata rispetto a ora.
4 – Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori, il forum italiano dei movimenti per la terra, ha sottoposto ai candidati il proprio manifesto programmatico (vedi qui). Alla luce dell’ emergenza data dal consumo di suolo agricolo in Italia, accompagnato però dalla presenza di migliaia e migliaia di capannoni industriali e civili abbandonati ed inutilizzati, cosa ritiene prioritario sottoscrivere e perché del manifesto qui in oggetto?
L’Italia è un paese bellissimo dove costruire legalmente è difficile: tante limitazioni,
controlli e verifiche bloccano l’attività edilizia. Se però decido di farlo abusivamente tutto
cambia e basta aspettare il prossimo condono. Ecco, questo processo rende le coste italiane
piene di brutture e a queste si aggiungono follie urbanistiche su cui l’Italia non teme confronto. Il territorio dovrebbe essere bonificato dalle brutture realizzate dal dopoguerra ad oggi, mappando il Paese con un piano omogeneo per future realizzazioni e bonifiche di aree “protette”. Il rilancio dell’edilizia potrebbe passare proprio dalla bonifica di intere aree ex industriali. Il paesaggio va sì salvaguardato ma non deve diventare un impedimento o una cartolina da museo.
5 – Tav. Servizi essenziali come il trasporto pubblico subiscono tagli indiscriminati e spesso non sono efficienti; i treni dei pendolari sono sempre in ritardo e le tariffe diventano insostenibili: servono ad esempio 5 euro per fare Pistoia-Prato, 20 km, andata e ritorno. Alla luce allora della situazione attuale in Valsusa, studi scientifici di singoli docenti (vedi l’appello a Monti) e di Università italiane, francesi, americane che dimostrano la non sostenibilità tecnico-economica dell’opera, la mozione di contrarietà di 24 amministrazioni comunali della zona, le irregolarità emerse nelle procedure, il fatto che si sia solo ad un progetto preliminare e che l’UE non abbia ancora promesso un euro – confermando l’inessenzialità dell’opera! –, cosa ritiene doveroso dire ai cittadini di un paese gravato da esigenze vere e prioritarie e da 2mila miliardi di debito pubblico? E ancora, come imposteresti il ragionamento, sulla necessità di rivedere, per valutare, seriamente quest’operazione che ad oggi è ancora ad un livello molto preliminare e reversibile?
La Torino Lione rappresenta perfettamente un problema tipicamente italiano: per qualsiasi costruzione – Tav in primis – riusciamo sempre a essere metà pro e metà contro, e molto spesso prendere posizione da una parte o dall’altra è per appartenenza politica e mai per scelta personale. La Tav è un progetto di respiro internazionale e finanziato dalla comunità europea, che al di là di tutto il resto porta lavoro a migliaia di persone. Sul territorio, invece, bisognerebbe creare risorse per il raddoppio della linea ferroviaria Firenze Viareggio che ancora opera su un binario unico sino a Pistoia venendo da Viareggio, costruito nel periodo fascista.
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[Mercoledì 20 febbraio 2013 | 16:47 - © Quarrata/news]
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