sabato 23 febbraio 2013

REPOWER. E LA CENTRALE FINISCE AL PARLAMENTO EUROPEO


Un’interrogazione presentata dall’On. Roberta Angelilli (Pdl) su sollecitazione di Patrizio La Pietra, Anna Maria Celesti e Alessandro Tomasi

PISTOIA. «Centrale elettrica Repower di Pistoia: possibili violazioni delle norme a tutela della salute e dell’ambiente e mancata consultazione dei cittadini».
Questo l’oggetto dell’interrogazione presentata a Bruxelles dall’On. Angelilli (Pdl), Vicepresidente del Parlamento Europeo, che insieme al capogruppo in Provincia Patrizio La Pietra, il capogruppo in Comune Celesti e al Consigliere Tomasi, hanno incontrato i rappresentati del Comitato Repower.

L’incontro ha permesso al comitato di illustrare all’europarlamentare, in maniera dettagliata, le molteplici problematiche, che la realizzazione dell’impianto creerebbe sulla salute dei cittadini, sull’ambiente e sull’economia del territorio.
La vicenda ha fatto emergere all’on. Angelilli alcuni dubbi sul rispetto delle direttive europee.
In particolare Angelilli ha sottolineato come la prossima programmazione economia europea metta al centro della stessa il comparto energetico, il che potrebbe far pensare che il motivo di fondo che spinge l’operazione sia proprio questo: la possibilità di attingere fondi europei.
Questo di per sé non è certamente illegittimo, ma l’aspetto finanziario dell’operazione non può giustificare la scelta della costruzione di questo tipo di impianto.
«Sicuramente la presentazione di questa interrogazione può essere l’inizio di un percorso che può portare la questione Repower fuori dalla cappa politica di Comune, Provincia e Regione con l’appoggio della Cgil che, di fatto, hanno già deciso la realizzazione dell’impianto, facendo pagare il conto alla salute dei cittadini» dichiara Patrizio La Pietra.
Inoltre Alessandro Tomasi sottolinea come, in assenza di un piano energetico regionale e provinciale, non si capisce quali siano gli elementi per costruire questa centrale: infatti non risulta necessario produrre nuova energia e il calore prodotto non potrà essere adoperato dalle aziende del territorio.
In conclusione certe scelte dovrebbero andare incontro agli interessi dei cittadini e non ad altri interessi.

IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE ANGELILLI

Nel 2010 la Regione Toscana, insieme alla Provincia ed al Comune di Pistoia hanno firmato un protocollo d’intesa per la realizzazione di una centrale termoelettrica a metano a ciclo combinato nell’area del vecchio stabilimento Radicifil di Pistoia. Nel 2011 la società svizzera Repower ha presentato la documentazione per la costruzione del futuro impianto e nel dicembre 2012 la Giunta della Regione Toscana ha approvato la valutazione di impatto ambientale. Tuttavia, i cittadini sono fortemente preoccupati. Nel raggio di circa due chilometri dal luogo dove è previsto l’insediamento della centrale da 245 MWt esistono numerose frazioni (Bottegone, Ponte alla Pergola, Badia a Pacciana, Chiazzano, Canapale, etc.) con circa 10.000 abitanti e il centro di Pistoia dista meno di 4 Km. La costruzione del nuovo impianto brucerà annualmente metano in una quantità pari a circa sei volte la popolazione di Pistoia, scaricando in aria circa 180 tonnellate all’anno di ossidi d’azoto che si trasformeranno per la maggior parte in polveri sottili e ozono. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che non si può fissare una soglia minima al di sotto della quale certamente le PM 10, PM 2,5 e PM 0,1 non esercitino degli effetti negativi sulla salute. Pertanto si temono forti ripercussioni non solo sulla salute ma anche sulle attività produttive e l’ambiente. Infatti, l’intero territorio è caratterizzato da una forte presenza di aziende agricole ed agriturismi che danno occupazione a migliaia di famiglie, ma che con la costruzione della centrale rischiano di veder sparire l’unica risorsa che oggi hanno. Infine, nell’area contigua a quella in cui è prevista la costruzione della centrale è già presente un centro per il trattamento di rifiuti liquidi pericolosi, che ha già reso l’intera area fortemente compromessa.
Ciò premesso, e considerato che la cittadinanza non è stata mai adeguatamente consultata né formalmente coinvolta nel processo decisionale, secondo le dovute procedure, come previsto dall’ art. 2 della Direttiva 2003/35/CE, può la Commissione far sapere: 
– se sono state rispettate le disposizioni degli articoli 168 del TFUE e dell’articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE;
– se è stata correttamente esperita la procedura di valutazione d’impatto ambientale preventiva e se esistono o meno le condizioni previste dalla Direttiva 2011/92/CE; 
– se siano state effettuate le procedure obbligatorie di pubblicità ed informazione alla cittadinanza (VIA e VAS); 
– se è stato previsto un piano di bonifica e riqualificazione dell’intera area interessata, come prevede la Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale.
– se nell’ambito della realizzazione della Centrale termoelettrica, la Società Repower o altri soggetti coinvolti nella realizzazione, abbiano ricevuto o richiesto fondi comunitari diretti o indiretti.
Roberta Angelilli

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[Sabato 23 febbraio 2013 | 16:55 - © Quarrata/news]

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