venerdì 22 febbraio 2013

L’ON. GOZI, CARNEADE E L’ASILO INFANTILE


On. Sandro Gozi
Due parole su qualche bischerata da facebook

Una volta i comunisti del Menga dicevano che, quando uno non ha altri argomenti, non discute, ma passa direttamente alle offese.
Ma quelli, nonostante tutto, erano Comunisti Galantuomini, di quelli veri, non piccoli narcisi cresciuti, dall’asilo in su (quello delle monache e dei democristiani smessi), con i giochini della Chicco e poi con la scuola della Lettera a una professoressa: quelli cioè che ora sono in Parlamento, eletti magari francescanamente in Umbria fra gli ulivi, perché ce li ha messi mammina o babbino, che li hanno fatti crescere all’ombra dei piccoli gesti di superbia cattolica dopo averli – chissà? – piazzati in qualche Università, magari del Sud, mentre gli altri (i vecchi di oggi: che loro non sopportano e che esoderebbero ancor più e ancor peggio della Fornero) facevano crescere – con il loro lavoro – la propria famiglia e quest’Italia che loro, da pseudodeputati di sinistra, hanno assassinato dando, in questo, una buona man forte al Berlusca.

Eppure eccoteli lì: a sparar sentenziòle e caccole come dei piccoli voyeur che, dal buco della parete di facebook, osservano le donnine che si spogliano nella cabina accanto.
Loro non escono allo scoperto: non ammettono critiche e preferiscono – autoeroticamente – restarsene su fb, fra di loro, in una sorta di buio complice e di ambiente protetto (come i loro antenati in parrocchia o nel confessionale) che si esprime solo con frasettine preconfezionate (faccine, emoticon, mi piace etc.) come i “tortellini al cavallo da corsa” delle multinazionali che loro stessi hanno favorito con tutte le privatizzazioni possibili e immaginabili per far traboccare la globalizzazione.
È la loro cultura, è la loro grandezza, è il loro cervello, è il loro Credo.
Finesse démocratique
Tutta gente che non ha conosciuto la questione morale di Berlinguer, perché loro erano all’asilo; e che si è compiaciuta delle novità ultrafinanziarie e post-capitaliste del Monte dei Paschi di Siena, la nuova frontiera del postcomunismo ad uso del riformismo comodista e cattedratico della spocchia cooptativa.
Gozi – che ho il piacere di non conoscere –, così sicuro di sé con quel che piglia da Onorevole, se può e ce la fa, dovrebbe cercare di rendersi conto del fatto che una volta o l’altra dovrà partire dall’asilo per crescere. Sì, proprio partire e non ri-partire.
Perché è lì che è rimasto fermo, povero piccolo enfant prodige sorridentemente mai cresciuto, da quando i vecchi Carneade, pararottamatori e rottamandi (come scrive lui, novello Orazio satiro), pagavano le tasse affinché dei “giovini di buone speranze” come lui arrivassero a ciucciarsele, oggi, con la loro proboscide di insopportabile, sfrontata prosopopea da esseri divinamente e pretescamente superiori che non tollerano di poter essere contraddetti.
Poveri i suoi studenti. E poveri i suoi elettori.
Carneade 
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[Venerdì 22 febbraio 2013 | 19:37 - © Quarrata/news]

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