di LUIGI SCARDIGLI
MONSUMMANO. Hanno fatto benissimo, alcune professoresse, a convincere
alcuni loro studenti ad assistere a La
tela del ragno, lo spettacolo diretto da Stefano Messina e ispirato ad uno
dei tanti gialli di Agatha Christie andato ieri sera in scena al Montand di
Monsummano Terme.
Hanno fatto proprio bene perché
nonostante si sia trattato di un classicone
a pieni effetto e meriti, ne valeva davvero la pena: scorrevolissimo, dai ritmi
quasi televisivi, gradevole, con un cast eccellente, ognuno perfettamente
adatto e adattato al proprio ruolo, senza cadute, né risalite.
Un giallo
parecchio giallo, che svela l’assassino solo all’epilogo, ma dai risvolti
comici, quelli inglesi, insomma, dove si sorride con gusto e con piacere, ma
non ci si sganascia.
Eccellente – e con una schiena davvero
maestosa – Claudia Crisafio, moglie, nipote, preda di corteggiamenti,
eccellente sbadata, matrigna che si immola sull’altare della figliastra,
perfetto anello di congiunzione tra il passato burrascoso della villa immersa
nella campagna britannica e i misteri di quel che custodisce, così come tutti
gli altri del cast, assortiti, anche fisicamente, nelle dinamiche, velocissime,
ma per nulla ansiogene, della commedia, un tributo all’estro della grande e
indimenticabile Agatha Christie e un plauso alla rielaborazione di Stefano
Messina.
È la storia, tragicomica, di un
omicidio nel quale si innescano una serie di contrattempi a catena e che danno,
alla rappresentazione, quel fluido magico degli imprevisti nei quali ognuno
cerca, più o meno abilmente, di tirarne fuori le gambe, in un andirivieni di
sensazioni che si affidano ad una scena unica, ma abilmente poliedrica, del
salotto della villa, che possiede due grandi segreti: un tavolino con un
cassetto doppio, che nasconde un francobollo a 14.000 sterline e una libreria
roteante dove, per un po’, sarà goffamente nascosto il corpo della
vittima-carnefice.
Bravi, bravi davvero, tutti, cane
compreso, che sembra davvero essere il cane della governante, del giardiniere,
buono ad entrare in scena e fare la sua onorevolissima parte così come a
raccogliere, al termine, gli applausi del pubblico.
E ancora un bravo a quel corpo di
professori che hanno deciso di portare i loro ragazzi a teatro: questo teatro,
che non è nulla di nuovo, nulla di avveniristico, nulla di originale, è davvero
un modo sottile e delicato per come avvicinare i più giovani alle straordinarie
fatiche del palcoscenico e allontanarli, almeno per un paio d’ore, dall’artrosi
dell’on-off.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 25 febbraio 2013 | 06:28 - © Quarrata/news]
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