PISTOIA. Partiamo da qua. Dalle differenze. Dalla differenza.
Quella di guardare in faccia le cose per come sono senza troppi voli pindarici.
Grazie. Credo che dovremmo farlo. Tutti.
Le differenze ci sono, evviva le differenze. Dico io. Senza esse il confronto è praticamente nullo. Senza esse tutto diventa così piatto e inutile. Quasi paludoso. E il rispetto. Anche. Senza il rispetto delle differenze si cade nel populismo e nell’arroganza. Pura e semplice. Non costruttiva.
Partiamo da qua. Punto. Se davvero vogliamo iniziare un nuovo modo di pensare. Di pensare un Paese cosciente e maturo, che sappia davvero dare un futuro ai nostri figli, partiamo da qua.
Non è troppo tardi.
La politica fatta in questi ultimi anni, anche da me, mi ha portato ad
intrecciare sguardi e persone arrabbiate, deluse, amareggiate. Questo popolo lo
abbiamo perso noi. Lo ha accolto qualcun altro che sapeva leggere il
loro cuore. Che, come un babbo grande, gli ha promesso di fare insieme un
grande percorso di legalità affinché il “marcio” uscisse dai partiti e la
politica (Politicus deriva dal greco politikos, alla cui radice è
polis, cioè città intesa come prodotto e culla della cultura classica,
con riferimento ad Atene). Tornasse ad essere patrimonio e riflessione dei
cittadini.Quella di guardare in faccia le cose per come sono senza troppi voli pindarici.
Grazie. Credo che dovremmo farlo. Tutti.
Le differenze ci sono, evviva le differenze. Dico io. Senza esse il confronto è praticamente nullo. Senza esse tutto diventa così piatto e inutile. Quasi paludoso. E il rispetto. Anche. Senza il rispetto delle differenze si cade nel populismo e nell’arroganza. Pura e semplice. Non costruttiva.
Partiamo da qua. Punto. Se davvero vogliamo iniziare un nuovo modo di pensare. Di pensare un Paese cosciente e maturo, che sappia davvero dare un futuro ai nostri figli, partiamo da qua.
Non è troppo tardi.
Nelle Primarie Pd, che mi hanno visto impegnata in prima linea per Matteo Renzi, a Pistoia, la mia città, ho constatato la voglia di cambiamento che c’era nei volti delle persone, nelle parole scambiate, quel desiderio di uscire, appunto, da questa palude socio-politico-culturale dove altri ci hanno gettato. Renzi aveva scatenato quella voglia di riappropriarsi del nostro vivere. Dei nostri sogni. Del nostro desiderio di avere un mondo migliore. Non ha vinto le primarie. No. Ma i numeri c’erano, eccome! Posso dedurre che meccanismi “strani” hanno fatto sì che, alla fine, abbia prevalso la sicurezza del sempre. Le novità fanno paura. Specie a chi ha il posto certo e la carriera assicurata. Renzi è un outsider. Non garantisce. Premia il merito. Concede a chi vale. Non siamo abituati a tanto. Noi no. Terribile pensare di aver lottato una vita per sedere su di una poltrona e dover veder minacciare il tutto da un boy scout… Eh già.
Si è aperto, quindi, lo scenario delle politiche nazionali che ha visto come “l’abitudine serena” abbia fallito. Un partito nato dal nulla. Da un comico che strilla per dire le cose, e che si arrabbia ci ha portato via quasi un 10% di elettorato. Quello importante. Perché è quello deluso, ammaccato e sofferente.
Noi volevamo quello. Non chi firma ad occhi chiusi per dedizione.
Quando Renzi diceva di voler parlare ai delusi (sia cd che cs) era questo ciò che intendeva. I delusi spesso fanno azioni irrazionali perché spinti, appunto, da moti che hanno poco a vedere con la saggezza o la razionalità. Io ammiro queste persone e le comprendo, perché hanno ragione. Da vendere. Adesso, se il mio partito, il Pd, non coglie questo input, non afferra per mano il problema deve considerarsi un partito finito. E non è così. Perché il Pd è un partito nato da più correnti ideologiche, da più sensibilità politiche che dovevano abitare assieme in armonia. Non hanno capito neppure questo. Dove vogliamo andare, cari amici? Che strada vogliamo percorrere? La gente chiede il rinnovamento, vogliamo accettare questo grande urlo? O vogliamo mettere la testa sotto la sabbia come sempre?
Il Comitato per Matteo Renzi, di
cui sono Coordinatrice, a Pistoia, uno dei tanti presenti in provincia e in
tutta Italia, ha lavorato molto e sodo su questi temi, abbiamo trascorso
giornate ad incontrare persone e a capire ed ascoltare cosa loro chiedevano
alla politica. A noi che ci occupavamo di questo. Li ho ascoltati e ho fatto
tesoro di questo portandolo nella Segreteria del partito, ai vertici. Ho rappresentato
ai candidati parlamentari questa parte importante e con loro, attraverso i vari
incontri effettuati in occasione delle elezioni, ho ribadito, abbiamo ribadito
che il cittadino deve venire al primo posto.
I Comitati adesso hanno riposto
le chiavi nell’armadio. Sono stati una meteora che ancora continua il suo
strascico, specie dentro di noi, dentro chi ci ha creduto fortemente, motivati
dalla politica del fare. Quella di Matteo Renzi. Adesso c’è l’impegno nel
partito, attraverso i Circoli, bene prezioso forse non sufficientemente reso
importante dalle Segreterie. Il mio Circolo vanta un Segretario che ha dato
molto, Marco Frediani, un impegno lodevole anche se, a tratti, pesante. Proprio
per la mancanza di ampie vedute e eccesso di “personalismi” fuori luogo. Un
Circolo è fatto da persone. È un luogo di incontro e di discussione. Un luogo
democratico dove nasce il progetto che viene veicolato da una sola voce che
mette in fila le parole di tutti. Non dimentichiamolo. Mai.
Inizia un percorso nuovo, adesso.
Il dopo elezioni. Un percorso politico fatto dalle persone e da ciò che esse rappresentano.
Tutte le persone, appartenenti ai Comitati o meno, desiderose di impegnarsi in
prima persona per ricostruire prima di tutto l’ideologia e, poi, la speranza.
Attraverso i nostri rappresentanti del territorio, eletti a gran voce alle
Primarie, abbiamo la possibilità di essere vivi e poter proporre le nostre riflessioni.
Avere una voce è importante, sia Caterina Bini che Edoardo Fanucci si sono resi
fin da subito disponibili a questo scopo la loro non è, come per molti, il
punto d’arrivo ma di partenza.
Il quadro che si prospetta, è vero,
non è dei più felici. Probabile che non si riuscirà a fare neppure un Governo.
Questo è un male per l’Italia. Avevamo bisogno di altro. Ma non è stato capito,
a volte il famoso “ passo indietro” a favore della credibilità resta assai
costoso.
Mi auguro, ma direi che ne sono
convinta, che gli Onorevoli appena eletti possano comunque portare il loro prezioso
contributo in parlamento e, magari, la prossima volta avremo una faccia diversa
quando diremo ai cittadini “Noi ci siamo, dacci fiducia”.
Antonella Gramigna
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[Giovedì 28 febbraio 2013 | 11:58 - © Quarrata/news]
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