di LUIGI SCARDIGLI
Un altro autogol, stavolta di quelli
pesi, ma pesi, eh. È quello che si è fatto per l’ennesima volta la sinistra – con la s rigorosamente minuscola –, italiana, che ho il dubbio che stia sul libro paga della
Presidenza del Consiglio dei perdenti così come la destra lo è a Palazzo di
Giano, a Pistoia.
Non ci vuole un politologo d’eccezione
infatti per capire che contro l’autodidatta Bersani, pagato però come un
professionista, chiunque avrebbe deciso di correre dall’altra parte, con ragionevoli
velleità di successo, persino Berlusconi, al limite della presentabilità. Con
il grande sconfitto delle Primarie, Renzi, la sinistra ha perso forse l’ultima
occasione che la storia di questo Paese piccolo piccolo le aveva offerto:
provare a rinnovarsi, prima che tentare di rinnovare.
Oh sì, con Gargamella, le cose, sarebbero andate addirittura peggio per l’armata Brancaleone degli ex comunisti,
ma era comunque difficile, quasi arduo, riuscire a non vincere nemmeno
stavolta. E non vi scalmanate tanto per il cattivo tempo, o per l’inevitabile
exploit di Grillo, un dato elettorale, quello fatto registrare dalla massa
spontanea al seguito del comico di Genova, che sommato alla percentuale di chi
non è andato alle urne, rappresenta la metà degli italiani: un italiano su due
avente diritto ad esprimersi, ha preferito tacere.
Anch’io, a modo mio, sono stato zitto.
Come promesso su questo blog, infatti, domenica mattina mi sono recato al
seggio e invocando i diritti scritti e sanciti dal Decreto 361 del Presidente
della Repubblica del 30 marzo 1957, articolo 104, ho chiesto ed ottenuto che la
mia totale estraneità a questa politica fosse verbalizzata.
E così farò fino a quando la politica
non diverrà un servizio, un onere, una missione, un sacrificio anziché essere,
come lo è da sempre, che è decisamente troppo, un privilegio, un mestierazzo o –
peggio ancora – un affare fatto a danno dei veri italiani.
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[Martedì 26 febbraio 2013 | 20:16 - © Quarrata/news]
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