di LUIGI SCARDIGLI
Una storia come centinaia di migliaia
di altre in un’Italia che cola a picco
PISTOIA. Lorenzo Gavazzi non è più un giovanotto di primo pelo, ha
39 anni; e non è nemmeno vecchio. Ha un’età che l’inizio e la fine, sovente,
sono equidistanti. Vive nell’interregno, insomma, ma dallo scorso 30 ottobre,
dopo aver trascorso 22 anni a lavorare e a specializzarsi nel proprio mestiere
di fresatore, è disoccupato.
L’officina meccanica di Masiano presso
la quale era impiegato non gli ha rinnovato il contratto e lui,
improvvisamente, si è trovato senza un impiego, senza soldi, senza più sogni da
fare e con la dignità che, quotidianamente, perde lembi per strada.
«Ho spedito un sacco di curricula a ditte legate alle mie
conoscenze professionali – racconta Lorenzo Gavazzi, che ha preferito sottrarsi
dal farsi fotografare –, ma non ho ancora ricevuto risposte: per ora vado
avanti con l’assegno di disoccupazione, che è pari al 60% dell’ultima
retribuzione: non arrivano con puntualità, questi soldi e succederà ancora per
un paio di mesi; poi, l’assegno scenderà al 50%, per altri due mesi e poi, più
nulla. Sono disposto a fare di tutto, per riuscire a rientrare nei gangli della
produzione e dunque della vita di tutti i giorni, fatta di impegni,
responsabilità, preoccupazioni, ma anche e soprattutto gioie, felicità di
sentirsi utile e vivo alla causa del mondo e quella mia, personale. Ma non vedo
sbocchi. Sono andato a votare, domenica e ieri ho seguito, fino a notte fonda,
in televisione, in casa dei miei, naturalmente, perché la mia non posso più
permettermela, gli sviluppi delle proiezioni di voto. Ma non ho avuto il tempo
di arrabbiarmi, né di preoccuparmi ulteriormente di come vadano, a quei bellimbusti,
le cose: mi bastano i miei pensieri, di disoccupato con un assegno di povertà
che presto non arriverà più, a togliermi il sonno».
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[Mercoledì 27 febbraio 2013 | 16:53 - © Quarrata/news]
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