CASCINA. È uno di loro, Alex. Perché nel rock and roll, con la sua
band, i J27, ci è dentro fino al
collo. L’ho conosciuto ieri sera, Alex (Alessandro Sabadini). Abbiamo parlato
un po’, urlandoci domande e risposte alle orecchie, perché lo abbiamo fatto mentre
sul palco del Jungle di Cascina si esibivano gli Exodus, band con la quale si è
chiusa la tre giorni della rassegna pisana.
“Questa manifestazione è il frutto
della volontà di sette persone, tutte immerse anima e corpo nel rock and roll.
Della musica non possiamo farne a meno e per questo abbiamo deciso che con la
musica, oltre che conviverci, abbiamo provato a sopravvivere. È dura, ma va
bene così”.
Alex ha 40 anni. È nato ad
Alessandria, anche se preferirebbe che non lo scrivessi, questo dato anagrafico,
che a me pare del tutto irrilevante. Per lui, no, forse. È il chitarrista dei
J27, formazione rock, purissimo, pisana, che ho avuto modo di ascoltare proprio
a Pistoia, in una delle cinque serate della 34esima edizione del Festival
Blues. Il nome della band non credo che sia casuale e che abbia parecchio a che
vedere con la leggenda, cosmica, più che metropolitana, che si annida attorno
alle morti, cruente e misteriose, di Jimi, Janis e Jim (Handrix, Joplin,
Morrison), tre divinità musicali che il destino ha voluto accostare per sempre
con la lettera iniziale dei loro nomi e l’età in cui sono morti: J27.
“In Italia sono ancora molte le cose
che con il rock non funzionano come dovrebbero: parlo di regole, di mentalità.
Sono in molti a credere che il rock sia solo passatempo, divertimento: il rock,
oltre che una mentalità, è un lavoro, che necessita di parecchia serietà e
professionalità per essere riconosciuto, stimato, per rappresentare davvero uno
stile di vita. Per fortuna c’è un pubblico meraviglioso, che cresce a vista d’occhio:
stanotte, qui a Cascina, si poga di
brutto; è bellissimo”.
Già, pogare. All’inizio si pogava
saltellando sul posto; con il tempo il pogo
si è fatto più energico: ci si strattona e ci si spinge anche con violenza, ma
non c’è volontà ad offendere. Pogare è un irrobustimento delle ossa e dei
muscoli, è un esercizio alla tolleranza, un incitamento alla rivolta. Succede
solo e soltanto durante le esibizioni rock, possibilmente metal, trash, perché
quella è la musica della trasmissione dei caratteri, su quelle note si diventa
guerrieri, con quella base musicale non si ha più paura. Di nulla. E di
nessuno. Si poga per conoscersi meglio, per diventare amici, per ricordarsi l’un
dell’altro, casomai massaggiandosi una spalla, o curandosi una ferita.
“Sono sposato da cinque anni. Mia
moglie, fino all’anno scorso, ha fatto danza classica. Ora basta. L’armonia le
appartiene e non l’abbandonerà mai, ma il rock l’ha trascinata via, sull’altra
sponda del fiume, che porta nel solito posto, al tramonto, ma ci si arriva
stanchi, distrutti, disillusi. Felici”.
Alex vive davvero immerso nella musica,
la sua musica, il rock and roll, con una voglia
che ha tatuata, dalla nascita, sulla pelle: i Guns’n’Roses. Suona con i J27 ed è anche tour manager dei Buena Vista Social Club. Una band
cubana di respiro internazionale.
Suonerò fino a quando me lo potrò
permettere. Poi andrò ad invecchiare e morire a Cuba. Chissà, quando succederà,
Cuba sarà diventata una colonia estiva degli americani più ricchi e quell’atmosfera
magica che io ho conosciuto si sarà dissipata del tutto. Ma il biglietto di
sola andata l’ho già fatto. E in tempi non sospetti.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Martedì 6 agosto 2013 | 16:42 - © Quarrata/news]
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