Se alla fine dell’estate l’Unione Europea avesse deciso – con generosità apparente, ma sostanziale lungimiranza nell’interesse di tutti – di accollarsi pro quota il debito greco, oggi staremmo tutti più tranquilli. Ma no, chi ha deciso fin da agosto che non era giusto che le cicale greche (e anche quelle spagnole, portoghesi, italiane) potessero essere coperte dal resto d’Europa sono stati, lo si ricordi bene, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Il motivo era fin troppo chiaro: gli elettori tedeschi e francesi, già delusi dai loro governi e pronti a voltar loro le spalle (la Merkel ha subito ripetute batoste nelle elezioni dei Länder, e Sarkozy è dato da mesi in svantaggio nelle prossime presidenziali) non avrebbero gradito la ricetta che salvava l’Europa e l’euro (vedi).
Stamattina vi rimandiamo a questo intervento di Marco Volpati, perché possiate fare una sana riflessione su quello che sta accadendo in questi giorni in Italia e in Europa: e soprattutto alle nostre sciagurate risorse, collettive e personali.
Dire che è tutta colpa di Berlusca è dir poco.
Le responsabilità di questa bomba al plutonio a scoppio ritardato è, in primo luogo, di quanti, volendo affrettare l’Unione per un’insana euforia di unanimismo egalitaristico e di una fratellanza universal-bolscevica, affrettarono, in primis, un’unione monetaria che sacrificò, prima di tutto, la nostra povera ma onorevole £ira, al cambio sprovveduto di 1.936,27 per €: e al tempo stesso fecero saltare il corso della nostra valuta nazionale, ubriachi all’italiana di un sentimento di grandeur che ci voleva e ci vedeva come quinta-sesta-settima potenza economica mondiale.
Questo, piaccia o no, lo siamo stati finché lo ha voluto e potuto l’America; e finché, all’orizzonte, non è arrivata la Cina, dominatrice iniqua (per come affronta l’economia e la finanza) e deregolamentata, ma soprattutto indecentemente – così parla il capitale – partigiana di se stessa e in ciò ben poco popolare e comunista. Anzi, per nulla. Una Cina che ha sbaraccato il costo del lavoro con un’offerta da straccio, mettendo tutto e tutti in ginocchio: anche l’Italia che, cresciuta perché povera e al servizio dei ricchi, infilandosi nel cul de sac dell’Unione, si era autoriconosciuta marchesa senza avere nessun quarto di sangue blu nelle vene. Ma soprattutto un’Italia seduta su una più che precaria stabilità del mondo del lavoro, già estenuato dagli assalti sconsiderati dei sindacati (Cgil in pole position) per tutti gli anni 70-80.
Dopo questo errore fatale, perché chi povero è non dovrebbe comprare la villa del proprio padrone o fare il Mastro Don Gesualdo, dire che il tutto di ora è colpa di Berlusca è dir poco, dunque, e falso.
I mali di cui dovremo necessariamente morire, sono e restano in questa UE che non esiste – mille popoli diversi, che non si sono mai sopportati e che ora lo fanno meno che mai – né dal punto di vista etnico, né da quello politico, né, tantomeno, da quello economico.
Un’impalcatura fasulla di chiacchiere, di intenti e di retorica (non solo quella del Berlusca), in cui i burocrati, nazionali e sovranazionali, delle Banche dei vari Paesi e della Bce, si sono arrogati il diritto di decidere coprendo la vacanza e la debolezza politica dei politici europei che – diciamolo chiaro e tondo – non contano niente, per non usare l’espressione, colorita ma un po’ rozza, del glorioso e disincantato marchese Onofrio Del Grillo.
Se a questo uniamo una semplice costatazione di fatto, l’avversione che tedeschi, francesi ma anche inglesi, hanno sempre nutrito e nutrono nei nostri confronti (per molteplici motivi, a scelta: dall’elemento razziale a quello economico-politico, a quello dell’essere prevenuti contro l’inaffidabilità degli italiani, alleati o ex-nemici o voltagabbana di volta in volta), allora les jeux sont faits e tutto diviene più spiegabile e più trasparente.
Pur ammettendo tutte le migliori buone volontà del mondo nei nostri amichevoli e amabili partner europei, vale anche per loro – come per tutti – il proverbio dei tre fratelli e del cugino, che tiravano ognuno l’acqua al proprio mulino.
Tedeschi e francesi, Merkel e Sarkozy, dopo aver fatto i furbi pro domo sua, ci hanno sapientemente colpevolizzato e ci minacciano per poter loro sopravvivere alle nostre spalle.
Pensate, dunque, a cos’è questa Europa.
E chiedetevi se è un’idea sana fino in fondo, con tutti i teatranti alloglotti ai quali si affiancano, in casa nostra, i Tremonti, i Bossi, i Napolitano, i frondisti del Pdl e, non ultime, le sinistre – tutte alla riscossa-bandiera-rossa – più che pronte a far fronte contro i veri nemici che vengono dal mondo della finanza selvaggia – quella che, proprio loro, ai tempi di D’Alema, favorirono nell’espansione a tutti i costi, a mo’ di orde barbariche e di Attila, di cui Sarkozy, di sangue ongaro, dovrebbe, teoricamente, essere un epigono –, più pronte, dicevamo, a sparare addosso al loro naturale nemico di casa: un Cavaliere a cui non resta ormai più che qualche boccata di ossigeno.
e.b. blogger
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[Giovedì 3 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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