di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Integrazione e contaminazione. Questi due termini valgono e
significano un sacco di cose: tolleranza, diversità, interscambio, soprattutto.
Ed è proprio da quando Pistoia è stata invasa
da popolazioni non indigene, spesso extra comunitarie, che alcune cose sono cambiate. Tipo piazza del Duomo, nel
pomeriggio, quando Giove pluvio dà tregua.
Prima, la piazza, con l’eccezione del
mercoledì e del sabato, nei tre giorni del Blues, la sera del 25 luglio e in
poche altre circostanze mondane, era pressoché deserta, in modo desolante. Sì,
bella, vero, in tutta la sua non fruttata maestosità, ma sempre lunare, disabitata, surreale.
Da quando gli extra comunitari e la
gente del nostro Sud e di tutto il mondo ha ripopolato il centro residenziale
della città, la piazza è risorta.
Andateci, domani pomeriggio, verso le
18: sugli scalini in pietra che danno le spalle al Palazzo del (buon) Governo e
al Monte dei Paschi di Siena
(trasferirli a Sant’Agostino e al loro posto costruire due B&B e qualche
locale, no, eh?) si assiepano le mamme che con un occhio confabulano con l’amica
accanto e con l’altro seguono le evoluzioni acrobatiche dei propri pargoli,
intenti a giocare a pallone, correre in bicicletta, farsi un po’ male, come
conviene a tutti i bimbi sani che hanno la fortuna di poter correre e urlare la
propria felicità.
Situazione analoga sugli scalini di
Palazzo di Giano: cambia la prospettiva; il sole, al tramonto, acceca, ma il
piacere è lo stesso. Lungo il muro di cinta del terzo lato della piazza, i
futuri calciatori fissano spesso la porta di gioco: la traversa non c’è, ci si
regola, ma i pali sì e allora via, chi segna va in porta. Il quarto lato,
davanti al Tribunale, è quello del controllo.
È popolato soprattutto da falsi intellettuali che fingono di leggere e di
ascoltare qualcosa di interessante, ma sono lì quasi sempre per vedere, da
vicino, le donne che da via degli Orafi si dirigono fuori le mura.
Nel mezzo, loro, i bambini: che urlano,
giocano, si divertono. Si stancano, soprattutto, in un modo naturale e salutare
per come sentire la necessità, la sera, di andare a dormire, senza passare
dalla televisione e dal computer. Questa quadro, né surrealista, né
impressionista, perché nitido e fotografabile, si è finalmente inserito nella personale
della città di Pistoia da quando i pistoiesi hanno scoperto che piazza del
Duomo è loro: lo hanno fatto quando l’hanno vista presa allegramente in
ostaggio da loro coetanei venuti da lontano, con il colore della pelle diverso,
uno strano modo di parlare, ma con la stessa identica voglia di giocare. Anche
i genitori degli adolescenti indigeni, che fino a poco tempo fa non vedevano
piazza del Duomo come un luogo storico e vivo di incontro e di interscambio,
per assecondare i capricci dei propri pargoli sono stati costretti ad
accompagnarli, scoprendo che piazza del Duomo, così, con la confusione degli
schiamazzi dei più piccini è più bella. È bella.
Gli inconvenienti sono i piccioni, che
personalmente eliminerei, così come avrebbe fatto, usando ben altra
terminologia, l’indimenticabile ed indimenticato Florio Colomeiciuc. Basterebbe
dar loro mangime sterilizzante e visto che la crescita demografica degli
stranieri pare inarrestabile ed esponenziale, non è da escludere che tra un
paio di lustri, piazza del Duomo, sgombra da uffici, sostituiti da luoghi di
turismo, potrebbe davvero diventare un piazza fantastica e non solo il
mercoledì, il sabato, durante il Blues’In, per San Jacopo e in poche altre
circostanze mondane, ma sempre. Con un sacco di bimbi che giocano, le loro
mamme che controllano e tanti giovanotti che aspettano. E senza piccioni.
Florio si rivolterebbe nella tomba. Ma
dalla felicità!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Giovedì 13 giugno 2013 | 07:35 - © Quarrata/news]
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