Davvero legittimo nonostante il regolamento varato
dalla Giunta Comrio?
SAN MARCELLO. Gli abitanti
del Comune di san Marcello sono infuriati a causa dello spegnimento, in
determinate fasce orarie, delle lampade votive dei cimiteri, come dar loro
torto?
Basta, però, andare a leggere il “Regolamento per
l’erogazione del servizio di illuminazione lampade votive nei cimiteri comunali”
del Comune di San Marcello per capire che la cosa è lecita, infatti, all’art. 4,
punto 6 del suddetto regolamento si dice: “L’orario di accensione e spegnimento
delle lampade votive sarà stabilito dal Comune di San Marcello P.se, il quale
potrà in ogni momento, modificarli a proprio insindacabile giudizio, per motivi
di pubblico interesse, economicità, contenimento dei consumi elettrici, senza
che le modifiche determinino rimborsi di alcun tipo agli utenti”;
mi piacerebbe
sapere se, al momento della richiesta di allaccio di luce votiva (contratto) da
parte dell’utente all’amministrazione, l’utente è stato edotto, messo al
corrente, sul regolamento e in particolare su questo articolo e comunque, visto
che questo è un servizio a domanda individuale, il cui costo viene ampliamente
ripagato dai canoni annuali, non vedo dove sia la legittimità.
Se si volesse risparmiare, anche il 90% sulle bollette,
si potrebbe sostituire le lampade tradizionali con quelle a led, risparmi
ottenuti a fronte di costi di intervento ridotti, quando non addirittura
annullati dagli incentivi dei certificati bianchi; ma come si può pensare in
maniera così lungimirante quando, girando per i cimiteri si vedono fili
elettrici scoperti, impianti elettrici obsoleti e strutture in completa
decadenza?
Ma la cosa più importante è che la Sindaca Cormio e la
sua Giunta hanno ignorato completamente il significato, il mito della “lampada
votiva”; la candela votiva è legata ad un voto, è un omaggio costante, una
memoria che mostra l’interesse dei vivi per lo scomparso. La fiamma eterna, la
lampada inestinguibile, la lux aeterna diviene il mito più alto e
segreto che ogni vivente racchiude in sé, quello in cui egli stesso si
rispecchia, quello in cui vede gli altri esseri viventi, il segno più alto che
può offrire come immagine di sé, dei suoi sentimenti, quale offerta della parte
più gelosa della propria anima agli dei e a coloro che ha amato e perduto e a
questo non c’è nessun Regolamento Comunale a cui si può sostituire.
Alessandra Nesti
Consigliera Provinciale Pdl
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[Giovedì 13 giugno 2013 | 07:08 - © Quarrata/news]
Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire.
RispondiEliminaEuripide,